>in prosa Su tre poesie di Tommaso Putignano
[La paranoia è un colosso. Una belva che ammonisce il passo del sangue sul braciere del viso. Per quanto scarna, la poesia di Tommaso Putignano rimanda altrove. Forse per la mancanza di vuoto tra parole, che altra poesia dalla sua, razzia cercando aria. Invece l’aria attorno al colosso della paranoia è ferma in queste poesie, come vicino Tebe che di colossi ce ne sono due a non guardarsi in un campo di silenzio. Lì come attorno al colosso della psiche, a una certa ora, comincia l’ipermetropia che distanzia le piste, l’ultrasuono di perdersi di cuore per troppo dubbio, la menzogna che loro ti cadono dall’alto la distanza dei connotati. Per dirla Putignano asciuga tutti i tracciati divergenti che fanno della poesia uno snodo. Anche la sua Iside soffre il fatto compiuto dell’immobilità di un tempo metastorico, così assisa sul cubo occhiuto soffre la mitizzazione reduce di chi s’è già visto lungamente raccogliere da lei le membra, tornando a questa vita relativa e piana, a questa casa posta al limite dell’essenziale da cui scrutare ombre e uomini come una moltitudine di umanità contigua alla luce che è la materia a governare, cambiando posa, secondo la rotta funambolica di un’ombra, che si vorrebbe chiusa in un cerchio perfetto.]
Sì, questo è quello che più desideriamo
Ma non è nell’ipnosi del farmaco
Soldatini metafisici sputati a sminar la via
Per l’arrivo della fanteria T. P.
Paranoia
Paranoia è un colosso
Un colosso dai mille tentacoli
Un colosso che conosce
Il tuo nome
Il tuo sesso
Il tuo colore
Il tuo suono
E con lembi della tua carne
Disegna una falsa pista
Ad ingannare il tuo ritorno
Iside
Iside è una città
O una chiesa
O una madre
Iside nutre il figlio della cometa
Iside è bellissima
Siede sul cubo dai cinque occhi di nuvola
Sopra il serpente
Iside calza una luna crescente
Il suo seno è scopeto
E il suo collo è cinto dalla collana dalle otto foglie
Iside parla poco
E è incoronata da dodici stelle
La mia casa
Vivo nel confine
La casa dove abito
È tra la grande città e il grande deserto
Mi chiederai ”perché”
Non lo so
So solo che ho sempre vissuto qui
Un vicino alimentari mi nutre
Una vecchia bottiglia mi disseta
Un letto accoglie i miei sogni:
Soprattutto da qui c’è una buona vista:
Ad est osservo gli uomini e le loro fatiche al crescere del giorno
Da ovest mi osserva l’ombra degli uomini che furono
E il canto delle loro guerre cessate
E questo è abbastanza per viverci
“Ogni parola detta
Mille non dette
Ed una non detta
Mille e mille”
Tommaso Putignano è nato nel 1972, ha pubblicato Navigatori a vista (da cui queste poesie sono tratte) per Fermenti editore. Qui una lettura audio de La mia casa
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