Magazine Cultura
Questa foto – allegata all'articolo, a disposizione dei lettori – da alcuni mesi viene diffusa massicciamente su Internet. Non c'è molto spazio per le interpretazioni: si tratta di paragonare lo stipendio mensile di una giovane laureata col massimo dei voti, ottocento euro, ai circa diecimila che percepisce Renzo Bossi, tre volte bocciato agli esami di maturità, Consigliere della Regione Lombardia.Un dettaglio informativo utile, per carità, sebbene risulti intriso da quelle infruttuose forme di giustizialismo convulso che spesso accompagnano gli slogans e gli scambi di opinioni presenti sul circuito virtuale dei social-networks. Altra cosa è invece sviluppare una riflessione ponderata in merito alla questione, cercare di analizzare le motivazioni profonde di questo ed altri paradossi evidenti, figli della società odierna.Renzo Bossi, in primis, è un consigliere regionale regolarmente eletto, con ben 12.683 voti: ciò significa che un congruo numero di elettori ha scelto coscienziosamente di votare quel candidato. In sostanza, se un giovane, sicuramente poco acculturato e non così particolarmente incline all'eloquenza, è stato eletto consigliere regionale, è chiaro che QUALCUNO LO HA VOTATO. Eppure, i cittadini lombardi potevano scegliere di votare un altro candidato, magari in possesso di una laurea, o semplicemente più simpatico.Renzo Bossi, in fondo, è la proiezione fedele di una rappresentanza maggioritaria della società italiana, la quale, attraverso l'esercizio sistematico ed incondizionato della democrazia e del libero arbitrio, esprime i suoi rappresentanti politici, decide quali prodotti acquistare e quali mode seguire, a chi credere o cosa guardare in TV, ma soprattutto a quali modelli ispirarsi e quale identità assumere.Qualcuno – e, ribadisco, sono molti – ha votato Renzo Bossi. Ma qualcuno, basta leggere i dati Auditel, guarda la Pupa e il Secchione, anche se poi tappezza la Rete di gruppi Facebook ostili alla televisione-spazzatura; qualcuno depreca la moralità dei personaggi pubblici, ma poi non disdegna di raccomandare il figlio agli esami di maturità, tempestando di telefonate il docente esterno della commissione; favori, segnalazioni e “comparati” vari, regolano i meccanismi elettorali, le assunzioni, le graduatorie e, persino le code ai bagni pubblici. Ed osiamo ancora lamentarci di Renzo Bossi?Occorre rispettare, singolarmente e quotidianamente, la legge e i valori di giustizia ad essa correlati, se si pretende che tutti gli altri la rispettino a loro volta. Limitarsi a fare circolare queste foto o questi slogans non è produttivo se, parallelamente, non si comincia ad educare le nuove generazioni a scegliere ed agire in base a criteri effettivi – e non ipocriti – di meritocrazia e sincero interesse e tutela nei confronti della collettività. Non è possibile coniugare l'ambizione di ergersi a pedagoghi se poi si chiedono raccomandazioni per piazzare se stessi, i parenti e gli amici.Rispettiamo, se vogliamo essere rispettati. Un po' come la prigione circolare di Bentham: un edificio circolare, le cui celle – sempre aperte, senza sbarre o porte blindate – sono disposte intorno ad una colonna centrale, dove siede la guardia, posta dietro uno specchio. In tal modo, la sentinella vede i prigionieri senza essere vista da essi: in qualsiasi momento, la guardia può decidere di controllare una determinata cella, senza che il detenuto se ne accorga. Ne consegue che i prigionieri devono ritenersi sorvegliati in continuazione, anche se la sentinella non li osserva; la presenza della guardia, a questo punto, è assolutamente inutile, sono i detenuti a gestirsi da soli. Chiaramente, la sentinella è una metafora della legge e dei valori civici e morali che ne costituiscono le fondamenta, mentre i detenuti rappresentano, in realtà, l'intera cittadinanza.La società odierna, di converso, ha fatto la fine degli animali che elessero il loro presidente nel noto racconto di Trilussa: quando gli elettori si accorsero di avere votato un asino che li aveva gabbati mettendosi sulle spalle la carcassa di un leone e, per questo, presero a protestare, contestare e manifestare, il presidente-somaro sentenziò: "Silenzio! Siete voi che mi avete eletto! Ed ora rispettate il Presidente!"
Pubblicato su www.costaviolaonline.it
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