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Questa Europa d’egitto

Creato il 17 agosto 2013 da Albertocapece

primaveraaraba2L’estate infuocata dell’Egitto ce ne fornisce la prova palmare: l’Europa che escogita marchingegni per confiscare qualsiasi politica di bilancio e dunque sociale, che impone massacri sociali e chiede agli stati continue cessioni di sovranità, messa alla prova semplicemente non esiste, non ha alcuna sovranità propria. Di fronte alla  drammatica crisi del Cairo, balbetta, non sa cosa fare, cosa dire tanto che solo verso la fine della settimana prossima, se tutto va bene ci sarà, forse, una riunione dei ministri degli esteri. Una lentezza che esprime in realtà la viva speranza che nel frattempo le cose si siano calmate e si possa far a meno di decidere alcunché.

Le telefonate si inseguono tra le cancellerie, ma l’unica cosa che risulta è una teorica volontà di avere un’azione comune mentre partono in ordine sparso i soliti e inutili appelli e già ogni Paese comincia a chiedersi come eventualmente “riesaminare le relazioni ” con l’Egitto ciascuno secondo l’angolazione dei propri interessi. Si perché la parola d’ordine che viene diffusa dai media  è quella di rivedere le relazioni dell’Ue con l’Egitto, ottimo e meritorio intento  che tuttavia si scontra con il fatto che le relazioni dell’Unione con l’Egitto semplicemente non esistono: gli unici veri rapporti sono quelli bilaterali con i singoli stati a parte la zona di libero scambio per i prodotti industriali che fino ad oggi è stato un tentativo di dominare il mercato egiziano, sostanzialmente fallito.

D’altro canto l’inesistenza dell’Europa è nei fatti, visto che al limite potrà avere un ruolo marginale nella concessione di un prestito del Fondo monetario internazionale di 4,8 miliardi di dollari  finora sospeso perché nessun  governo egiziano si è sentito di sottoscrivere le impossibili condizioni, ovvero  aumento delle tasse e riforma dei sistemi dei sussidi per beni alimentari e carburanti, che incidono per oltre il 40% sulla spesa pubblica. Siamo alle solite. Per il resto ci sono gli Usa che forniscono una media di 3 miliardi e 300 milioni di dollari l’anno, quasi tutti per l’armamento( made in Usa, ovviamente) e l’addestramento, la Cina che è padrona delle telecomunicazioni, del settore energetico e dei parchi industriali, il Quatar e l’Arabia Saudita che forniscono soldi soprattutto per appoggiare i movimenti salafiti (si ipotizzano circa 2 miliardi di euro l’anno nel complesso).  L’Europa in quanto tale concede  150 milioni scarsi l’anno, praticamente spiccioli per alimentare le proprie esportazioni.

Quindi ci troviamo di fronte all’assurdo di a un’Europa che conta poco o nulla e tuttavia si allea all’Fmi nella richiesta di cose che i governi egiziani, già così fragili per via anche della crisi economica, non possono fare, pena nuove rivolte. E qualcosa mi dice che negli ambienti di Bruxelles, la mano dura dei militari non dispiaccia. Chissà magari con un governo che si impegni manu militari ai massacri sociali potranno muoversi – come ventilato dopo la caduta di Mubarak – la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Con i soldi dei nostri sacrifici per chiedere sacrifici agli egiziani.


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