Ad ogni tornata elettorale si riaccende qua e là il dibattito sull’utilizzo di quell’obsoleto strumento che risponde al nome di matita copiativa, differente dalle comuni “matite da disegno” in quanto dotata di una mina composta non solo di grafite, ma anche di specifici pigmenti e coloranti derivati dall’anilina. Questo significa che ciò che viene tracciato con una mativa copiativa è sostanzialmente indelebile, cancellabile solo per abrasione (utilizzando una gomma si elimina solo la grafite, le tracce di pigmenti e coloranti restano, visibili anche in controluce), e comporta che un eventuale tentativo di cancellazione (con solventi, che però lasciano delle macchie) possa essere rilevato facilmente.
Il tratto di una matita precedentemente umettata può risultare più marcato, ma non è “più indelebile” di prima. Per quanto riguarda gli episodi rilevati alcuni anni fa (ma identici ad altri segnalati nelle scorse ore), relativi a matite che lasciavano un tratto cancellabile, è opportuno ricordare che non è mai stato appurato che le matite incriminate fossero realmente copiative, è anzi legittimo pensare che le mine di quelle matite fossero di sola grafite e che pertanto non dovessero far parte della dotazione dei seggi elettorali.
Tutto questo riguarda una scelta che risale al referendum con cui gli italiani hanno scelto tra monarchia e repubblica, ossia al 1946. Nel 2013 potremmo almeno cominciare a pensare al voto elettronico. Certo, tutti i cittadini dovrebbero essere dotati di una smart card e di un agevole accesso a Internet. Quindi dovrebbe anche esistere un’infrastruttura di telecomunicazioni tale da consentire a tutti di votare senza problemi attraverso una piattaforma idonea. Niente digital divide insomma, come in Estonia (tanto per citare un Paese dell’Unione Europea). Ma alla base di tutto questo il Paese dovrebbe aver adottato – o darsi una mossa ad adottare – una strategia adeguata a sfruttare la tecnologia a beneficio della popolazione, un piano costituito da un’insieme di iniziative che dovrebbe essere definito come agenda digitale. Quindi, purtroppo, è ancora molto presto.