raggiunta in verde acerbo e bianco puro
sul carminio violento del sangue
non è la pace di oggi mascherata
tra le carte e l’inchiostro bugiardo.
Questa è pace di petto crivellato
da vecchie baionette arrugginite
che abbandonò in tutti
gli angoli del mondo
i fucili che continuano a sparare
i cannoni che conservano il bramito
gli avvoltoi d’acciaio con il gozzo
pieno di mitraglia.
È pace di atterrito capriolo
che tenta il fango sporco e melmoso.
È solo pace di voli sperduti
di sperduto affanno di pianeti
senza orbita certa. Pace cenciosa, zoppa
etichettata di “ismi” e “anti”
gridata a squarciagola
nata in convegni ed assemblee
di ipocrisia oscura.
Pace e fetore di morti insepolti
inquieta di presagi
rosicchiata da ansie e psicosi.
È pace di fanciulli affamati
che non sanno come infilare i denti
nel pane fresco di mollica bianca
con lo scricchio dorato delle croste.
No. Questa nostra pace difficile
fermentata, tutta
appuntita e affilata
come vetro scheggiato
in cui le mani dure, chiuse
debbono tenere il cuore sospeso
perché non si affligga e non si trascini
non è pace di ulivo e di colomba.
Non è pace di gioia e di riposo.