Si terrà al Teatro La Fenice di Venezia “Il Gran Ballo della Cavalchina”, serata esclusiva e storica festa in maschera con spettacoli ‘à l’ancienne’.
Per l’occasione la platea del teatro, liberata dalle poltrone, si trasforma in un’esclusiva ed elegante sala da ballo dove gli ospiti danzano balli antichi e moderni, mentre il palcoscenico ospita un grande spettacolo comico-acrobatico di teatro varietà.
Anche quest’anno al centro della serata i proiettori si concentreranno sui vincitori dell’International Cavalchina Award, il premio destinato a «celebrare le personalità straordinarie che per talento creativo e interpretativo e per stile di vita sono internazionalmente riconosciute come simbolo artistico unico einimitabile».
Tra i premiati di quest’anno un particolare tributo al mezzosoprano Teresa Berganza, che sarà festeggiata tra gli altri dal cantante e attore Miguel Bosé, dal cantautore Rufus Wainwright e dal torero Cayetano Rivera Ordóñez.
Regista e coordinatore della serata è come gli anni scorsi Matteo Corvino, cui nel 2007 la Fondazione Teatro La Fenice ha affidato il rilancio del tradizionale evento.La serata avrà inizio alle ore 20.00 con un intrattenimento nel foyer con aperitivo e musica. Seguirà la cena a buffet nelle Sale Apollinee realizzata dal ristorante Taverna La Fenice con alcuni buffet appositamentecurati da tre chef stellati spagnoli, a seguire l’apertura della Sala Grande con spettacoli, esibizioni e la consegna degli International Cavalchina Awards. Introdurrà la serata l’attore Alessandro Preziosi e lo spettacolo sarà condotto da Antonia Dell’Atte, musa di Armani, star della TV spagnola e una delle icone del prossimo calendario Pirelli. Il palcoscenico si trasformerà in sala da ballo con il gruppo Goldsingers, per fare l’alba con gli open bar, musica e balli nel foyer e nelle Sale Apollinee.
Ma quali sono le origini di questa festa che anima i carnevali veneziani ed è sognata e ammirata in tutto il mondo?
È una festa che viene da lontano, dall’Ottocento, quando, durante il Carnevale, in laguna c’erano ancora le corse dei cavalli. Corse veloci, dure, a tratti violente, i cavalli lanciati in un galoppo sfrenato, i cavalieri che non disdegnavano colpi proibiti, specialmente nelle curve, pur di superarsi l’un l’altro e tagliare per primi il traguardo tra gli incitamenti e gli applausi della folla. Vincere a Venezia, nella Piazza San Marco trasformata in un’arena, era il premio più importante dell’anno per i cavalieri venuti da ogni parte del mondo.
Poi, spenti gli ardori della corsa, si andava a festeggiare, vincitori e vinti, tutti assieme al Teatro La Fenice, per il Gran Ballo della Cavalchina, la festa dei cavalieri della corsa più sfrenata del secolo. La festa più ricca, più sorprendente, più esclusiva, più mondana, più internazionale. Con le maschere più belle, i cibi più raffinati, le orchestre migliori, gli spettacoli più importanti. «Tutte le meraviglie si concentraron l’altra sera nel veglione del teatro della Fenice — raccontano le antiche cronache — che con un portento i fratelli Meduna (a quel tempo proprietari del teatro) trasformarono da una sera all’altra in un palagio incantato». «Costrussero nella scena com’un atrio, una galleria, variamente adornata da colonne e da una ricorrente ringhiera — si legge nella «Gazzetta Privilegiata di Venezia» del 3 marzo 1838 — e per via d’un grande specchio di cui copriron la parete del fondo, addoppiarono l’imponente spettacolo di quelle logge, di quegli ornamenti e di quel mare di luce che inondava la sala».
Fu un «pensiero grandioso», annota il cronista dell’epoca, con cui fu costruito un «magico ricinto» in cui «s’ascose e riparò il Carnovale» in una notte «splendida ed assai gioconda», «singolarmente bella e animata», in quelle sale «affollate di tante persone, illuminate da tante cere, boccheggianti di tanto suono». Ogni cosa, in teatro, aveva mutato aspetto: si era entrati nel mondo dei sogni, dell’impssibile che diventa possibile. Una magia che contagiò anche Lord Byron, che citò la Cavalchina nelle sue lettere («Lettre and Journal of Lord Byron») magnificando il grande «masqued ball».
Questo accadeva al Gran Ballo della Cavalchina, nel Teatro La Fenice di Venezia, durante i Carnevali di duecento anni fa. Piano piano, nel tempo, di quella grande festa si persero le tracce e si smarrirono i ricordi. Fino al momento in cui, una sera di nebbia, passeggiando pensieroso per campo San Fantin il sovrintendente del teatro, Cristiano Chiarot, vide un cavallo, un purosangue bianco, salire a passi lenti, eleganti, la scalinata del teatro. Il cavallo, naturalmente, era solo nella sua immaginazione. Quella sera stessa chiamò il più celebre inventore di eventi internazionali di alta scuola, l’architetto di interni Matteo Corvino e lo incaricò di creare la Cavalchina del Duemila. La nuova Cavalchina, che miscela le reminiscenze del passato alle suggestioni del presente, debuttò al Carnevale del 2007 con un immediato successo internazionale.
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