La violenza tra le strade dell'Urbe rovina quel poco svago che avrebbe offerto la giornata di campionato
Consentitemi di essere chiaro sin dalle prima battute di questo post: non ho alcuna intenzione di parlare di calcio.
Penso non sia giusto trattare di argomenti frivoli come l’ultima giornata di campionato quando sabato si è visto il consueto scempio offerto dal solito gruppo di facinorosi.
Questo gruppo di idioti è riuscito a rovinare le manifestazioni degli indignados italiani che, come tantissimi altri nelle altre grandi città del mondo, manifestavano per le vie cittadine.
Sabato pomeriggio a Roma come a Londra, Berlino, Madrid, New York, Francoforte, Bruxelles, Atene, Belgrado, Auckland, Wellington, Sydney, Tokio, Manila, Taipei,Tel Aviv e Montreal centinaia di migliaia di persone si sono riversate nelle strade principali organizzandosi in cortei pacifici per mostrare la propria indignazione nei confronti dei politici che rovinano il futuro dei giovani, che non mantengono le promesse, che prosciugano la società di ideali e i portafogli dei soldi duramente guadagnati, delle banche e del loro operato e delle malversazioni dei governi.
Purtroppo in Italia le manifestazioni non hanno potuto aver luogo pacificamente a causa di un gruppo organizzato di criminali che, apparso come per magia, ha scatenato il caos tra le strade della capitale italiana rovinando abitazioni, negozi, vetture parcheggiate e monumenti e ingaggiando battaglia contro le forze dell’ordine italiane secondo un copione che nel nostro paese si ripete con frequenza fin troppo abitudinaria.
Non mi interessa la dietrologia sull’origine di questo gruppo di scellerati e sulle varie teorie circa gli aiuti che ricevono dalla politica connivente, questi discorsi li lascio fare ai giornalisti vari. Quello che mi preme è di manifestare la mia indignazione per quanto accaduto astenendomi dal fare il consueto commento alla giornata di campionato.
Ancora una volta abbiamo ignorato la lezione di John Lennon, non abbiamo dato la stramaledetta chance alla pace, e questa volta non me la sento di mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di niente.
Scusatemi per l’uso privatistico delle pagine del blog, per la spocchia con cui a qualcuno possono arrivare queste mie parole, per la presunzione di quanto ho scritto e per aver lasciato senza il suo post settimanale chi lo aspettava.