Questa storia non mi piace di Anna Frosali, edita Abel Books, è un giallo classico, di quelli vecchio stampo, di quelli che preferisco. L’autrice dimostra una perfetta padronanza del genere, il suo stile spigliato, dal ritmo veloce, riesce a trascinare il lettore fino alla fine in un balletto mai noioso. La storia non è originalissima, anche se non mancano i colpi di scena, ma l’accuratezza con cui vengono descritti i personaggi, paure e incomprensioni, assieme alle scoccate fredde e decise verso le indifferenze della società moderna, danno vita a una storia piacevole, realistica nella sua furia omicida.
Ogni giallo che si rispetti ha un morto, un commissario, un paio di poliziotti, magari un uomo e una donna, la seconda possibilmente carina, molto carina, una serie di sospettati e il colpevole; solo che a volte il colpevole non è poi così colpevole, le storie non sono così lineari come si vorrebbe, e alla fine ci si ritrova a giustificare l’assassino, capiamo il commissario, soffriamo assieme a lui, e vorremmo scappare anche noi dalllo schifo quotidiano.
Tra la narrazione veloce del romanzo, e l’abilità della scrittrice nel portare il lettore verso la soluzione, colpisce la fragilità del protagonista, il commissario Bertoli, il buono, impaurito dalla malattia, sua ma non solo, e dalla solitudine, capace di vedere oltre ogni schema e contemporaneamente di farsi da parte se necessario. Un personaggio complesso, mai scontato, capace di andare oltre gli stereotipi del super poliziotto perché umano fino al midollo, troppo umano per fare il poliziotto.
“Ma come cavolo si fa a raccontare il ritrovamento di un cadavere esordendo con niente? Adesso è di moda cominciare a parlare di qualcosa di importante, a volte tragico, esordendo con niente. È diventata una mania collettiva.
Siamo nell’epoca del niente, si disse Bertoli.”
Anna Frosali
Edito Abel Books