Ho sognato Baudelaire. Una sorta di viaggio nel tempo. Bevevamo Assenzio in un caffè letterario. Mi chiedeva com'è il mondo nel duemilaquindici, e cercavo di raccontargli della sua città. Non era facile. Non era bello. Qualcuno ha usato una sua frase, l'ho visto in foto, per rivendicare in piazza che "Je Suis Charlie".Dopo, mi interrogava sul fatto che nel 2015 sarebbe stato ancora conosciuto, e lì mi sono ricordata quanto l'arte sappia renderti immortale. Ho avuto urgenze creative, mi sono ridimensionata, ho scritto il millesimo incipit che non diventerà romanzo, e dopo ho faticato a dormire. Baudelaire mi ha seguito su Twitter, nella sua versione Fake, il giorno dopo. Forse dovrei davvero portargli dei fiori a Montparnasse. E ho saputo di Sanremo. Degli Imagine Dragons. Della valletta spagnola che mi dà in sé il pretesto di una copertura sul blog. Cosa che avrei fatto comunque, ma vabbè. Ho guardato troppe puntate di Modern Family per non chiedermi se io sia più Alex o più Gloria (per l'animo latino e l'abbigliamento; non per le tette, è abbastanza chiaro). Poi ho stabilito di essere un mix delle due. Ho comprato libri, mi sono tuffata nella scoperta della prosa impeccabile di Stefano Piedimonte con il terrore assoluto che derivi in delusione sul finale (non ci sono ancora arrivata, non spoilerate!). Ho seguito i Golden Globe tramite i commenti del giorno dopo, mi sono anticipata nel lavoro per non perdere il treno, coordinata con un'amica per il check in online più organizzato della storia, ho deciso cosa mettere in valigia. E finalmente, signori e signore, sono pronta a partire. Prima Bruxelles, poi la Capitale francese. Due luoghi di Baudelaire, guarda caso (E va bene, in questo momento sono decisamente più Alex).
Bruxelles.