Queste guerre per interposta potenza diventeranno la norma

Creato il 18 giugno 2014 da Conflittiestrategie

Cerchiamo di riprendere in mano il controllo del cervello, il nostro secondo organo preferito (come diceva Woody Allen), prima che il terzo, il cuore, abbia il sopravvento (il nome del membro vincitore del triangolare degli organi, in questa circostanza, lo tralasciamo). La sporca guerra ucraina fa ribollire il sangue a chiunque, a me in primis, difatti avrei festeggiato di fronte ad una risposta russa immediata e diretta, di raddoppiata violenza, contro una Junta di assassini senza un briciolo di umanità (ed intelligenza). I clienti americani di Kiev sono manovrati come burattini da Washington e si rendono viepiù disponibili a qualsiasi efferatezza, anche la più sciocca e crudele (le cose vanno quasi sempre insieme), contro il proprio popolo, pur di conservarsi al potere.
Non hanno alcuna volontà, sono privi di piani, non conoscono gli obiettivi militari, non sanno dove stanno andando con le loro azioni e nemmeno si pongono il problema, essendo degli automi telecomandati dalla Casa Bianca. E’ probabile che qualcuno di loro finisca malissimo, a breve tempo, qualcun altro più furbo riuscirà a scappare all’estero, in ogni caso nessuno di loro ha un futuro nel lungo periodo. E’ un film già visto e dovremmo esserci abituati e annoiati al pessimo spettacolo. Semplicemente, un’ Ucraina antirussa non può esistere, almeno nei suoi attuali confini geografici e nella sua struttura economica totalmente dipendente dalle relazioni con Mosca. Non può nemmeno esistere un paese in preda a rigurgiti nazisti e banditeschi, assolutamente fuori corso epocale, nel seno dell’Europa. Quindi, o nasce qualche altro stato artificiale, diverso nel suo spazio e nella sua sovranità (cioè sudditanza), certamente rimpicciolito rispetto alla conformazione attuale, oppure l’Ucraina, così com’è, tornerà nella vecchia casella dell’influenza di Mosca. Esiste una terza opzione, quella del caos perenne o periodicamente provocato dall’esterno, ma è la meno probabile perché si opporrebbe, innanzitutto, l’Ue (ha bisogno di forniture di gas stabili da est e di relazioni non conflittuali con Mosca che gliele vende) e, infine, continuerebbe ad impedirlo il Cremlino. Se gli americani non vogliono veder saldati i legami tra queste parti continentali avranno sicuramente già scartato l’ipotesi.

Chi pensa il contrario, a Kiev come altrove, non sa di che parla e gli mancano perlomeno un centinaio di rotelle e altrettanti decenni di storia mai entrati nella capoccia. Putin ha evitato il coinvolgimento bellico dichiarato in Ucraina per tutte queste ragioni ed ancora altre, forse più determinanti, che attengono alla presente fase geopolitica. Ormai non c’è più potenza politica e militare che possa permettersi di fare di testa sua, nemmeno l’America può prendersi tale lusso. L’unipolarismo è definitivamente tramontato. Decisioni unilaterali di intervento non sono più possibili per nessuno. Quella irachena del 2003 è stata l’ultima, quando Bush ricorse al conflitto contro Saddam senza aspettare il voto del consiglio di sicurezza dell’ONU. Situazioni come questa difficilmente si ripeteranno per lo stato dei rapporti di potere tra aree del globo e formazioni particolari. Gli Usa godono di un ancor un relativo vantaggio rispetto ai concorrenti ma non dispongono della forza necessaria ad agire autoreferenzialmente come in passato. Già la Siria ce lo dimostra e nonostante tutte le minacce di Obama è stata la diplomazia (questa bella parola che nasconde mille inganni, altrettanti compromessi sottobanco e indicibili scambi preceduti da stragi) ad aver avuto l’ultima parola.
Ma se le Amministrazioni esitano a compromettersi ufficialmente non vuol dire che restino con le mani in mano. Anzi, fanno di peggio senza più regole di condotta marziale, stracciando all’istante codici d’onore militari e leggi internazionali. Si affidano a mercenari, bande di delinquenti da loro istruite, reparti segreti statali celati dietro sigle private, servizi d’intelligence all’uopo costituiti, addestratori, strateghi inviati sul posto, ecc. ecc. E poi armi, convenzionali e non, rifornimenti, equipaggiamenti e tutto quanto. Le future guerre andranno assumendo sempre più questi caratteri di conflitti per interposte potenze.
Così veniamo alla lamentele che prendono piede anche nel campo simpatizzante per la Russia (ricordiamo che persino la maggioranza degli americani lo considera un Presidente migliore di Obama) la quale non starebbe facendo abbastanza per proteggere il sud-Est dell’Ucraina dai golpisti. Non è vero ed è facile dimostrarlo. Sta agendo esattamente come i canoni della situazione richiedono, tenendo a mente quello che abbiamo appena esplicitato. Sono alcuni mesi che un esercito regolare, il quale per quanto scombiccherato possa essere resta pur sempre un’armata professionale, cerca di conquistare le principali roccaforti di Slaviansk, Donetsk, Lugansk ecc. ecc. senza riuscirci.

Kiev usa l’artiglieria pesante ed i bombardamenti a tappeto eppure sul terreno avanza pochissimo salvo il giorno appresso venire ricacciata indietro. Vi assicuro che ciò non dipende unicamente dal coraggio dei resistenti, i quali sono straordinari. Ma l’ eroismo non ha mai fatto precipitare nessun cargo IL-76 o Su-25. Ci vuole ben altro, per esempio un supporto esterno. E in questi mesi da dove sono venute le munizioni e la tecnologia necessaria? Va bene, molte (?) di queste cose le hanno prese al nemico, insieme a tante altra bella roba letale, ma dobbiamo essere realistici. C’è un angelo custode che alimenta i loro equipaggiamenti e segue lo sviluppo degli eventi da una collocazione “privilegiata” e adiacente. In pochi mesi non si diventa miliziani partendo da zero. Le file dei resistenti sono state ampliate da valorosi uomini provenienti da svariati paesi.

Costoro sono andati a combattere per il gusto di farsi ammazzare? Qualcuno di certo, perché magari ha la guerra nel sangue e l’idea fissa nel cranio, ma la maggioranza è incoraggiata da una manina che conosce metodi e mezzi piuttosto convincenti. Da non dimenticare, inoltre, che anche le defezioni dei soldati ucraini che passano come mosche tra i combattenti filorussi, non possono essere casuali. E le dichiarazioni di Igor Strelkov, capo della milizia del Donbass, il quale dice che senza l’intervento di Mosca non reggeranno ancora a lungo? Conferma agli occhi del mondo che non ci sono russi in Ucraina e che non hanno alcuna assistenza dall’esercito regolare. Ben fatto nostro capitano, noi ti crediamo e ugualmente sorridiamo sotto i baffi. Del resto, nella fattoria di Poroshenko & maiali non avviene lo stesso se non di peggio perché mezzo mondo ha eletto Bunny l’americano a proprio figlio di puttana (copyright di Kissinger)?

Putin non ha paura di scatenare la III guerra mondiale, sono gli strateghi russi che hanno fatto i loro calcoli ritenendo la strada intrapresa la più conveniente ed efficace analizzati circostanze e scopi. Hanno ragione? Per ora non possiamo dirlo ma similmente non possiamo ergerci a teste d’uovo che non siamo, perché ci sbaglieremmo di grosso. Calma e sangue freddo, in quanto sono proprio gli statunitensi quelli che, foraggiando la leggenda di un Putin debole ed arrendevole, tentano di dimostrare ai partners europei di non aver nulla da temere da Mosca. Manco per niente signori di Bruxelles, state cadendo nella rete di Washington come tanti allocchi. Per intanto, sono principiati i problemi col gas per l’Ue e domani ne nasceranno di più complessi. Ma domani è ora in un mondo multipolare.

La Russia non ha dichiarato guerra ai puppets di Kiev perché si era messa alla ricerca di una soluzione alternativa almeno tre anni fa, quando il progetto di regime change americano era stato intercettato. Sapevano persino i dettagli e si sono organizzati, forse avranno anche provato ad evitare questa immonda schifezza democratica, rivestita in pelle umana (quella dei civili che cadono senza colpe), ma, evidentemente, non ci sono riusciti, da quanto compromessa e marcia era la leadership ucraina. Abbiate fiducia nel lavoro del Cremlino, perché Obama in questi lustri di presidenza non ha risolto nemmeno un piccolo problema internazionale, ha messo il naso ovunque moltiplicando i guai degli americani e dei suoi alleati. Sono persuaso che accadrà di nuovo, perché la strategia del caos statunitense non funziona come dovrebbe. Come afferma il mio maestro La Grassa, la cosiddetta strategia del caos ha intenti generalmente difensivi, anche se gli Usa se ne servono in maniera spregiudicata come complesso di azioni d’attacco o apparentemente tali. Si tratta di un azzardo dai risvolti imprevedibili, infatti i risultati ottenuti dalla Casa Bianca appaiono aleatori se non scarsi. Staremo a vedere in questa occasione.

Per quanto ci riguarda siamo tendenzialmente filorussi ma non per fede cieca. Siamo filorussi perché è nostro interesse entrare in un periodo di multipolarismo e di successivo policentrismo che tolga o limiti, finalmente, il primato mondiale statunitense, ormai pericoloso per tutti. Non ci sono altre motivazioni ideologiche. Inoltre, pur appoggiando la versione russa degli eventi perché oggi è la cosa più giusta da fare, dati i rapporti di forza esistenti, ancora squilibrati a vantaggio di Washington, non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che la propaganda sia un’esclusiva occidentale. Anche i russi la fanno benissimo e meno male, altrimenti avrebbero perso in partenza. Mettiamoci il cuore e la passione ma, soprattutto, usiamo il cervello e la ragione.


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