Un sodalizio del crimine non indifferente è quello sgominato oggi traSicilia, Lombardia, Umbria e Marche.Associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti e di detenzione e porto illecito d’armi sono le accuse rivolte agli indagati. Nella conferenza stampa di qualche ora fa, i Carabinieri parlano di vera e propria “convivenza pacifica”, una collaborazione tra i due clan criminali, che si dividevano le zone per le estorsioni, insomma una sorta di pax tra i vertici di Cosa Nostra e quelli della Stidda. Sembra infatti che sebbene rinchiusi in carcere, i boss riuscissero a comunicare con l’esterno, avvalendosi di una fitta e collaudata rete epistolare e dell’invio di messaggi verbali per mezzo dei familiari, incontrati durante i colloqui in carcere.
Un sistema che consentiva ai capi di continuare a controllare le dinamiche, anche economiche, delle cosche, e ad assicurare la gestione dei proventi. In particolare i due si sarebbero divisi per anni gli introiti del pizzo imposto a imprenditori e commercianti, mentre anche sul traffico di droga c’era un “patto di non belligeranza”. E’ stato infatti scoperto un vasto traffico destinato a rifornire la piazza di Mazzarino, proveniente dalle province di Enna e Catania.
Le ultime indagini, si apprende, sono partite dal duplice omicidio di Salvatore La Leggia e Giuseppe Giorlando, avvenuto il 21 novembre 2005. Sospettato e indagato è quasi immediatamente, Francesco Ghianda ,fratello di Liborio, ucciso il precedente ottobre 2005. In un primo momento gli investigatori si sono indirizzati verso gli amici della famiglia mafiosa Siciliano; quindi le attività hanno interessato anche gli appartenenti al clan rivale, quello degli stiddari della famiglia Sanfilippo. E’ imerso inoltre un progetto di omicidio della famiglia Sanfilippo nei confronti di Calogero Sanfilippo, col quale erano insorti contrasti per motivi d’interesse economico e nei confronti di esponenti di Cosa Nostra di Mazzarino legati alla famiglia Siciliano.
Avvilente è però quel che afferma Sergio Lari, procuratore capo: i Carabinieri hanno lavorato in totale solitudine, senza che le vittime ammettessero il pagamento del pizzo. Le estorsioni si legge, andavano da un minimo di 5 mila euro ad un massimo di 20 mila euro al mese. In conferenza stampa Lari ha dichiariamo: “Speriamo che almeno i soggetti che risultano aver pagato le organizzazioni adesso vengano da noi e ci dicano le cose come stanno. Ci sono casi in cui prevale la paura delle vittime e altri invece dove l’appoggio di Cosa nostra viene pagato con vantaggi per l’inserimento nel mondo del lavoro, per ottenere appalti e commesse, oppure vantaggi che Cosa nostra garantisce.” Per i fatti su menzionati, risultano indagati : Calogero, Giuseppe, Andrea e Salvatore Sanfilippo. Giuseppe Specioso, Maurizio e Giovanni Siciliano, Salvatore Bognanni, Luigi Cinardo, Salvatore Maria Fanzone, Gianfilippo Fontana, vicini ed affini della famiglia Sanfilippo poi sono: Giuseppe, Calogero e Marcello. Ignazio Zuccalà, Giuseppe Siracusa, Antonino Perno, Marcello Gesualdo, Antonino e Ivan Dario Iannì, Rosario Antonio Mannarà, Vincenzo Mannella, Giampaolo Ragusa, Salvatore Pecorella e Roberto Lo Monaco.