In camera da letto ho un bel po’ di specchi, un bel po’ vuol dire che ho un armadio a sei ante, 4 delle quali sono specchi, più un comò con sopra uno specchio. Ogni mattina, quando mi sveglio non posso fare a meno di ritrovarmici davanti, posso ignorarli, non vederli, fingermi orba o pensare che il riflesso non mi appartiene, ma lui, anzi loro sono sempre lì, che mi aspettano. Quindi ogni tanto li guardo. Gli specchi.
Sono specchi fumé, l’immagine riflessa ha quel non so ché di antico, retrò, agè, ma non mente mai, anzi dice sempre la verità. Purtroppo.
Ed eccomi lì, in tutta la mia beltà, con il pigiamone sformato e sbrindellato o in mutande, o nuda come un verme, a seconda delle stagioni e delle nottate di passione o meno.
Quello è il momento peggiore della giornata, il momento del check-up fisico, spudoratamente inclemente, soprattutto ora, dopo le festività, dopo le maratone a tavola e le abbuffate di dolci e bontà varie.
Lo specchio mi guarda e l’ansia mi pervade e la tachicardia si fa avanti. Il terrore è sempre lo stesso, Il terrore è quello di vedere qualcosa che non vorrei mai vedere. Una smagliatura, un brufolo, uno sfogo di ignota entità, tette sempre più sottomesse alla gravità, cellulite.
Che stress! Dovrei coprirli quelli specchi o cambiare armadio. Non si può cominciare la giornata con un simile confronto che ti abbatte ogni tentativo di positività. E’ stressante.
E’ stressante anche perché se ci pensi, sono tute paure, legate ad uno stereotipo di donna che non ci appartiene, paure inculcateci da altri che le hanno studiate a tavolino, magari durante un breefing di marketing per qualche nuovo prodotto da lanciare sul mercato.
L’avete vista pure voi quella pubblicità dove dicono “… il 98% delle donne soffre di cellulite …”
Soffre? S.O.F.F.R.E?
Da quanto la cellulite è una malattia, scusate. Io non soffro la cellulite, oddio, se la soffro è perché ma le fanno soffrire pubblicità come quella citata. In ogni caso non credo che la cellulite si soffre, lei se ne sta li comoda comoda, a crescere sui nostri fianchi, o sui nostri glutei o in ogni altra parte del nostro corpo, senza dare fastidio a nessuno. Ci da fastidio solo se vogliamo che ci dia fastidio.
Ma poi ditemi, se è il 98% delle donne a “soffrire” di cellulite, perché sono loro, noi, che siamo la maggioranza a doverci maltrattare e autoflaggellare con sensi di colpa, privazioni e spese astronomiche, per assimilarci al quel misero 2% che vanta chiappa di marmo? Dovrebbe essere il contrario, no? Non ha logica tutto ciò.
Anzi, si. Una logica ce l’ha. Lo logica del mercato, che punta solo al profitto maggiore, magari inculcando paure insistenti nelle persone pur di spingerle ad acquistare determinati prodotti.
Sapete che vi dico, io la cellulite me la tengo, e anche le rughe, quando mi verranno.
Anna Magnani disse che ci aveva messo una vita a fare le sue rughe e non voleva che gliele coprissero.
Anche la mia cellulite ha una storia, frutto di ottimi pranzetti e ottime cene in cui mi sono divertita e ho sbevazzato in allegria, frutto delle cartellate e delle pettole di natale, frutto delle scquarcelle di pasqua e della cioccolata, frutto dell’olio extravergine di oliva torbido e aromatico delle mia puglia.
Le donne senza rughe sono donne senza passato? Anche le donne senza cellulite, sono donne senza passato dico io, per la miseria.
A parte tutto, però, credo che un po’ di palestra non mi farebbe male.
Song: Nobraino - I signori della corte
Magazine Famiglia
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