Sunset on Tambor, Costa Rica
Sono sempre stato attratto dai colori. Certo, non posso reputarmi un esperto, questo no. Già faccio fatica a distinguere i colori primari, figurarsi poi dare un nome alle diverse tonalità. Roba da artisti quella. Nomi come color kaki, indaco, antracite, glicine o cobalto mi mandano in completa paranoia e mi fanno pensare a quante parole mancano al mio vocabolario. La cosa mi fa imbestialire e mi verrebbe da comprare un bel dizionario-mattone stile Zanichelli e leggerlo dalla A alla Z. Poi per fortuna questo attimo di delirio esasperato svanisce e guardandomi attorno in un posto PIENO DI COLORI concludo il mio monologo interiore constatando che in realtà a volte il bello di avere un lessico approfondito in materia consiste solo nel momento in cui si riesce ad eliminare il superfluo descrivendo un attimo con le parole più semplici mai inventate. La maggior parte delle parole rimanenti sono irrilevanti e possono giusto imbarcarsi nella stiva di una nave che parte lontano per poi tornare quando il momento sarà più opportuno.
Ero in Costa Rica, sul Pacifico. Come scritto sopra un posto PIENO DI COLORI.
Ricordo un dialogo, anzi, un attimo: ILLUMINANTE
Stavo facendo un giro di esplorazione con una barchetta da quattro soldi guidata dal mio amico Luis, un pescatore della zona. Mai uscito dal Costa Rica lui. Si alza alle 4 del mattino tutti i giorni da 23 anni mi dice.
Quando piglia un marlin è festa grande: 7 dollari al kilo: roba da star sereni per qualche settimana almeno.
Fermiamo la barchetta in mezzo all’oceano, orizzonte a portata di mano. Aria da respirare e incatenare.
La sua voce spezza il ritmo pigro delle onde: “Sai cosa abbiamo davanti?”
“Si Luis, acqua , tanta acqua”
“Non solo” – risponde lui. “fissa la punta della barca, a quel punto alza lo sguardo di qualche metro alla stessa longitudine – ” si, così, perfetto!”
“Ok, quindi?”
“Come quindi? Non noti nulla?”
“Ehm, no”
“Fissa il punto che ti ho detto, partendo da lì se viriamo in direzione nord-ovest di soli 35 gradi e poi andiamo sempre dritti attraverso il pacifico non incontreremo mai nulla davanti a noi per 9-10 mila miglia. Poi, improvvisamente, salperemo a Tokyo”
Ah, caspita, non ci avevo pensato Luis, chi te l’ha detto?
“Non me lo ricordo, forse un marinaio di Panama tanto tempo fa, non importa”
“Sai” – prosegue lui ,” ti confido un sogno, è da 23 anni che mi spacco la schiena per cercare Marlin e barracuda. E’ una vita di fatica, questo l’ho sempre saputo, ma quando ogni giorno torno a casa con qualche porzione di pesce sfilettato da dare ai miei bambini allora mi corico in letto, bacio mia moglie e mi accorgo di essere felice.” Poi chissà, se mai il destino mi concederà un’opportunità, io un giorno prenderò una barca più grossa, mi metterò al timone e andrò a Tokyo, una volta soltanto, poi tornerò indietro”
“Te lo auguro di cuore Luis” – Se lo potrai fare, avvisami prima. Mi piacerebbe aspettarti sul molo di Tokyo al tuo arrivo”
“Certo, lo farò”
Luis ha il cuore grande e sa vedere lontano, magari anche più lontano di me.
Una parola in un attimo: ILLUMINANTE.