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Questione di soldi (7° e ultima parte)

Creato il 23 settembre 2010 da Patuasia

Come si è tradotta l’immensa ricchezza di risorse che ha riempito dagli anni ottanta le casse regionali? Il “diritto” acquisito in quanto Regione autonoma? In pioggia di contributi che, se da un lato ha favorito l’attività imprenditoriale, di fatto l’ha resa dipendente dalla spesa regionale. Quasi nessuno riesce a stare in piedi con le proprie gambe. In un “gigantismo” della pubblica amministrazione. In termini occupazionali la Regione, e con essa i Comuni e le Comunità montane, è l’”impresa” più grande sul territorio. Un’impresa non produttiva che divora migliaia di stipendi. In benefici e agevolazioni ai valdostani che hanno creato uno stato di benessere diffuso, ma apatico e assistenziale. In una cementificazione del territorio che ha dato e dà lavoro alle numerose piccole imprese, ma ha cancellato e cancella tuttora, parte significativa del paesaggio. In un’offerta culturale sempre più ricca, ma incapace di una vera progettualità atta sia a difendere l’identità sia a promuovere nuovi comportamenti. Insomma, con le casse regionali esauste cosa ci resterà a disposizione? Una moltitudine di impiegati da mantenere. Imprese che non sono mai cresciute tali da diventare propositive anche fuori Valle e quindi orfane del datore di lavoro numero uno. Un turismo senza qualità e senza professione. Buchi nelle strade. Un mezzo ospedale. Scuole rabberciate. Fioriere appassite. Vedo nero? No! Vedo chiaro! E mi incazzo per la miopia, l’avidità, la stupidità che hanno caratterizzato questi decenni. Miliardi buttati via in decine di inutili centri polivalenti, in studi e studi di fattibilità e soprattutto in clientele (il Casinò ne ha dato un significativo esempio, vedasi com’è ridotto). Una democrazia che tale non è, ricordo i cani sguinzagliati in campagna elettorale. Una corruzione capillare. Una cultura allo sbando. Una Regione infetta. Adesso, solo adesso, la maggioranza si preoccupa dei possibili tagli e si piega a novanta gradi pur di salvare la Valle (cioè le poltrone sulle quali poggia le chiappe). E la minoranza scopre con qualche lustro di ritardo “un’area grigia e paludosa all’interno dell’amministrazione pubblica” (La Stampa). Ma cosa resterà di quegli anni ottanta? (Fine)

Sabato 25 settembre 2010 alle ore 17.00 alla Biblioteca di viale Europa, Marco Cuaz, Massimo Léveque, Paolo Momigliano Levi, Tullio Omezzoli, discutono il libro di Elio Riccarand “Storia della Valle d’Aosta contemporanea 1981-2009″. Sarà presente l’autore.


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