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Ulisse, marito mio,quando ti arricampi a casa?Mi hai lasciata sola da dieci lunghi anni. Capisco che tu sia stato spinto da una giusta causa,o per meglio dire,da una giusta guerra, quella di Troia, e che da prode guerriero quale sei, non potevi sottrarti. Capisco pure che ne avrai viste di tutti i colori...Ma fra tante peripezie, Dei avversi, morte di compagni di viaggio, non ti saranno mancati i momenti piacevoli con le malafemmine che hai incontrato durante il tuo avventuroso viaggio.Principesse,maghe,ammaliatrici, solo le sirene non hanno avuto il privilegio di giacere con te, presumo perchè di esse ti è stato concesso di conoscere soltanto il magico suono delle loro ugole che riuscivano ad incantare chiunque avesse la fortuna di ascoltarle.Ed io qua,in compagnia della mia solitudine passivamente subita, e costretta a dovermi inventare tanti di quei trucchi da superare un prestigiatore, per tenere a bada l'impazienza dei Proci che ambiscono tenacemente ad usurpare il tuo trono lasciato vuoto da tanto,troppo tempo e potersi stabilire definitivamente nella nostra nobile dimora.Immagino che il desiderio di ritornare alla tua amata Itaca si sia manifestato prepotentemente, unito a quello di riabbracciare nostro figlio Telemaco, che hai lasciato in tenera età per ritrovarlo giovinetto, pronto ad impugnare le lance dirette ai tanti odiati nemici.E me, Penelope, tua fedele sposa che ti ha atteso in tutti questi interminabili anni. Chiedendo ad ogni levar del sole, la benevolenza dei santi numi, affinchè placando le ire di Nettuno spingesse la tua nave in patria, dove poter finalmente ritrovare il nostro talamo nuziale costruito saggiamente su un robusto tronco d'ulivo, in alternativa alle allettanti proposte di acquisto presso la città della Ikea meta privilegiata da tante giovani ancelle. Mariella Cirafici