Questione di tappe

Creato il 20 gennaio 2012 da Taccodieci @Taccodieci

Non vi annoierò con il racconto, fatto dal padre di Rouge, di come accadde che la mia amica si facesse battezzare in "tarda" età. Non lo farò perché non sarebbe giusto nei confronti di chi purtroppo non è più e perché non è di lei che stiamo parlando.
Il fatto è che la mia amica Rouge fu battezzata in tarda età, per mettersi capricciosamente al pari con tutte le sue smorfiosissime compagne di classe, che si apprestavano a fare la prima comunione. Il racconto della vicenda, sentito almeno mille volte, riusciva sempre a farmi cappottare dalle risate: era evidente come ad una Rouge seienne non importasse nulla del battesimo, dello Spirito Santo sotto forma di colomba e nemmeno del corpo di Cristo. Rouge seienne voleva solo la festa, la tunica bianca, i regali e tutto il resto, esattamente come le proprie compagne di classe.
Questo giusto per dire che la vita è fatta a tappe. Anche se non sono ancora sicura che queste tappe vadano, alla fin fine, da qualche parte.
Quando ero piccina, tutti guardavamo gli stessi cartoni, facevamo la prima comunione e poi la cresima nello stesso giorno, frequentavamo la stessa scuola.
A quindici anni eri una sfigata se non avevi uno straccio di ragazzo. Andava bene più o meno qualsiasi cosa, pur di non essere una sfigata. Perchè quando hai quindici anni e sei sfigata, la sfiga rischia di restarti appiccicata addosso come le impronte digitali, per tutto il resto della tua miserabile vita.
Ricordo di essere stata fidanzata per ben tre ore, in un giorno di tempo prolungato, con il mio compagno di banco strabico, che non mi piaceva nemmeno un po' (ma che ora ricordo con estrema tenerezza) solo per paura di restare da sola con la mia sfiga appiccicata addosso a farmi compagnia nelle giornate di pioggia.
Forse fu proprio lui a salvarmi, in quanto ragazzetta cessa (e pure secchiona da morire) con busto alla schiena ed apparecchio ai denti, dal marchio perenne dell'infamia.
Poi arrivatono i diciotto anni, la patente e gli incidenti.
Ogni settimana era un bollettino di guerra: il tizio era morto, quell'altro era rimasto coinvolto in un grave incidente. Se poi calcolate che vivevo in un paesino grande come uno sputo e con le stesse aspirazioni etiche di uno sputo, capirete come stavamo messi a passione per i motori e per la stupida velocità. Vi basti pensare che esiste ogni anni, nel paesello insignificante nel quale sono cresciuta, il "tuning day", ovvero una sentitissima competizione nella quale auto come le Punto GT vincono dei premi se sono più bardate che in Tamarreide.
Nel giro di una manciata di mesi accadde tutto: chi doveva vivere visse, chi doveva lasciarci le penne ce le lasciò e chi invece doveva stare a metà strada tra la vita e la morte... beh, ci stette. E qualcuno ci sta ancora a distanza di così tanti anni, nel limbo tra la vita e la morte.
Poi arrivò il momento delle storie serie.
Se fino a quel momento una storia degna di nota durava settimane, adesso iniziavano a contarsi storie di anni ed anni. Nascevano quelle che sarebbero diventate le coppie storiche.
Quel genere di coppie, insomma, che sarebbero passate alla storia. Anche se quelle coppie, con il tempo, si sarebbero lasciate, nell'immaginario collettivo avrebbero continuato a stare insieme. Difficilmente ci sarebbe stata, ad esempio, una Francesca senza Stefano, un Giuseppe senza Marta.
Poi ci fu il periodo dei matrimoni: anni esilaranti che però misero a durissima prova le nostre acrobatiche finanze.
Matrimoni all'estero, in città, in montagna, con orchestrine jazz capaci di far ballare scatenato un FF per intere nottate per poi farlo stramazzare ancora in cravatta nel letto (o fu il vino ad essere galeotto?). Di ogni matrimonio a cui fummo invitati ho uno splendido ricordo, soprattutto di quella notte in cui FF parlò per venti minuti con una bambina tedesca. Lui, che all'epoca non sapeva una parola di tedesco.
Ho un vestito dei matrimoni nell'armadio, uno solo. Abbiamo avuto la fortuna di presenziare a matrimoni sempre durante l'estate. Matrimoni di persone che, con un pizzico di fortuna, non si conoscono e, sempre con un pizzico di fortuna, non avranno mai l'opportunità di confrontare i servizi fotografici per scoprire che sono sempre vestita allo stesso modo. Ho un solo vestito dei matrimoni, ma splendido, che una volta mi accaparrò i complimenti da cascamorto di uno dei single più ambiti ed in vista di Padova. Ed io, provincialotta, nemmeno sapevo chi fosse quel pesce lesso lampadato. Me lo disse, dopo, la mia amica. Ad averlo saputo me la sarei tirata, almeno un attimino, almeno una volta nella vita.
Eccoci arrivati alla fase successiva.
Fino a qualche mese fa i miei amici erano alle prese con storie rocambolesche e non pensavano ad altro che a sbronzarsi. Al massimo pensavano alla macchina.
Lo so che ci vogliono mediamente nove mesi per completare il processo produttivo di un figlio (così dice la scienza), ma a me pare che i figli siano sbucati come i funghi e siano cresciuti di notte, come l'erba. Un giorno non c'erano, e il giorno dopo eccolì là.
Oggi ho saputo che un altro amico diventerà papà.
Ma per tutti è così destabilizzante, questo genere di notizia?

Tic, tac, tic, tac... Lo sentite?
Maledetto.
La Redazione

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