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Questione tattica: alla ricerca dell’equilibrio – 1

Creato il 31 agosto 2010 da Gianclint
Questione tattica: alla ricerca dell’equilibrio – 1

Il naturale equilibrio non impedisce al gattino di essere elastico e... "offendere"

“Dobbiamo trovare l’equilibrio…”, spesso si sente dire. Ma cos’è “l’equilibrio”?, è forse un “assoluto”, o è un concetto “relativo” del calcio?

Partiamo dal presupposto che qualsiasi “termine comune” applicato al calcio perde contenuto se non lo si sviluppa nel contesto di campo: una squadra che giochi in perenne equilibrio non esiste, né avrà possibilità di essere imprevedibile e/o pericolosa. Quella che viene comunemente indicata come prescrizione generale -lo stare in campo equilibrati- è in realtà una banalizzazione -comprensibile, ma monca- di un concetto più ampio.

Chi ha trovato l’Inter dell’anno scorso equilibrata ha in realtà osservato una squadra corta e bassa con una grande unità d’intenti; chi ammira il Barcellona come esempio di equilibrio ne nota la peculiarità di estremizzare sì il concetto di ampiezza del campo, e di restare corta, ma tralascia l’aspetto altrettanto visible -e squilibrato- di lasciare 40/50 metri di campo ”attaccabile” dietro alla linea.

Spesso vediamo l’equilibrio di una squadra in campo esclusivamente come atteggiamento di attesa, difensivo, e qui il nostro discorso terminerebbe prima di iniziare. Concedetemi una semplificazione, e senza ironia, beninteso: il Lecce è stato compattissimo (fase difensiva a 10 -!- ; distanze brevi fra i cc interni; i rifinitori che scalavano a supporto etc.).

L’equilibrio in realtà dovrà essere determinato dai giocatori che compongono i reparti, ad esempio; ed ogni squadra ne dovrà trovare uno “suo proprio”. Giocare con tre mediani in un centrocampo a tre non determinerà avere in campo in campo  una squadra compatta, quanto piuttosto una squadra che non riesce “a far uscire la palla” con qualità , che si lascia giocare addosso per formazione calcistica dei singoli, sia tecnica che tattica.

Allo stesso modo una difesa che presenti nella coppia centrale due marcatori che non concedono nulla di spazio alle punte, ma che ignorano il gioco d’anticipo o “la chiamata” della linea, risulterà ottima nell’uno contro uno nello stretto, ma altrettanto tendente a rinculare a palla persa in avanti e con una gestione “panicata” delle situazione di gioco coperto/scoperto.

Le carattersitche più o meno tecniche dei giocatori in campo, la loro condizione determineranno UN EQUILIBRIO POSSIBILE che non sarà mai uno per tutte le squadre. Riprendo un esempio lampante per chiarezza, non certo per dimostrare nulla perché non è questo il mio scopo: ve lo vedete il trio di centrocampo del Barcellona giocare “d’attesa” in un sistema concepito come quello dell’Inter Mourinhiana?… e viceversa?

Parlo dei nostri ora, prima di toccare una nuova prospettiva sul tema che coinvolgerà l’attacco: Pirlo di che ha bisogno… di due interni che stiano stretti-stretti in fase d’uscita, forse?, di due terzini che non vadano ad attaccare lo spazio?, di una punta che non muova sulla verticalizzazione sulla porta avversaria perdendo facendo perdere alla squadra di fatto compatteza e distanze? L’equilibrio nel calcio è un concetto dinamico, mai fisso!

Lo spazio che la squadra crea non appena entra in possesso della palla è tutto da conquistare: e nel calcio è lo spazio che si conquista, lo stesso lo creiamo con movimenti e tagli che rispondono a tutto tranne che ad un concetto generale di equilibrio. L’imprevedibilità è determinata dalla fantasia e dalla tecnica dei giocatori; la pericolosità di queste dalla rottura delle distanze fra le linee dell’avversario, quindi dell’equlibrio ma non solo dell’avversario, pure della squadra che tende a generare l’attacco.

In fase difensiva sarà allora importante avere non tanto tre attaccanti che tornano a prescindere -se il calcio è ancora uno spettacolo, non è così che si crea in campo-, tre dobermann in mezzo e due colonne armate al centro della difesa… l’importante sarà ottenere adesione all’idea di calcio che il Mister vuole proporre, che ognuno dei giocatori sappia quel che deve fare in fase di non possesso: chi a centrocampo copre le linee di passaggio, chi la zona, chi attacca il portatore e chi lo fa a seconda di dove la palla si perde… supportato da chi e come…: l’organizzazione.

Con Seedorf in campo si tenderà ad avere un tipo di equilibrio, con Flaminì un altro ancora… ma questo mai dovrà essere ricercato o allenato come un atteggiamento conservativo, quanto piuttosto come espediente per creare Calcio e quindi spettacolo e quindi pericolosità offensiva.

L’equilibrio in campo deve essere un’opportunità alla partecipazione al gioco offensivo, non come limite all’estro e alla fantasia dei calciatori.

P.s.: della funzione dell’attacco -e di Ibrahimovic!-, nel trovare equilibrio parleremo la prossima volta, un abbraccio a tutti.

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