Il nostro è un paese che gira al contrario, mentre il mondo va da una parte noi ruotiamo nell'altro senso. Ci piace così, ci spacciamo per gente informata e quando capiamo che i troppi furbi dell'italico regno hanno ormai capito come si fotte la legge senza correre troppi rischi tradendo la civiltà ed il buon senso di milioni di cittadini caschiamo dal pero. Senza protezioni. Io non lo so com'è il mondo fuori da qua; è certamente abitato da pazzi, ma i pazzi hanno una non ragione. Noi siamo quelli lucidi, quelli che hanno imparato ad arrangiarsi e ad essere più furbi dell'altro. Il 21 dicembre a noi ci fa un baffo che tanto stiamo ancora qua a discutere della questione meridionale senza capire che è il meridione quello a cui dobbiamo guardare, non la questione. Siamo bravi in questioni noi. Abbiamo tante questioni. Poi, l'essenziale è invisibile agli occhi e, quando abbiamo letto questa frase, abbiamo capito che l'essenziale non ci serviva. Ci servivano le questioni. E i bar dentro i quali infilarle. Senza bisogno di eroi veri, perché quelli che abbandonano la nave, in definitiva, sono quelli che ci sorprendono meno. Perché scappano senza questioni mentre la nostra nuova suoneria trilla un "torni a bordo cazzo!" e ridiamo di un cazzaro che ha lasciato morire qualche decina di persone perché amiamo il verbo della capitaneria di porto che non perde l'eleganza del lei mentre manda in culo il il vigliacco di turno, nient'altro che un figlio delle nostre questioni. E della bella vita. E mentre il mondo si sorprende, di nuovo, noi andiamo al campetto a giocare a pallone. Fantozzi venghi anche lei.
E tutto apparve più carino. Una questione di cui dibattere.