Questo ha di bello, il cattolicesimo

Creato il 25 marzo 2014 da Malvino
Si snelliscono le pratiche per ottenere dalla Sacra Rota un riconoscimento di nullità matrimoniale e i costi della procedura scendono a prezzi stracciati. Naturalmente parliamo dei matrimoni celebrati con rito religioso, perché per quelli celebrati con rito civile c’è il divorzio, che impone tempi lunghi e spese quasi sempre assai onerose. La vera differenza, però, è un’altra: il divorzio è un cancro che mina la famiglia, perciò disgrega la società fin dalle sue fondamenta e in più fa piangere i bambini, non a caso è previsto da un ordinamento che non contempla più il cattolicesimo come religione di Stato; tutt’altra cosa è il riconoscimento di nullità, che non è annullamento, perché il matrimonio, inteso come sacramento, è indissolubile, e dunque non lo può annullare manco il Padreterno, ma in pratica è la piana constatazione che, al momento in cui i due si sposavano, le premesse a un matrimonio come Dio comanda – simpliciter – non c’erano, ergo non si trattava di matrimonio vero e – simpliciter – i due non sono più sposati, anzi, mai stati.Ennesima dimostrazione, questa, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la Chiesa è istituzione seria, e seriamente tratta le serissime questioni relative ai sacramenti. Non così lo Stato, che degrada il matrimonio a mero contratto tra due parti, perciò soggetto alla possibilità di scioglimento degli impegni solennemente sottoscritti. La Chiesa, no. La Chiesa lo considera un sacro vincolo, indissolubile perché così disse Gesù. Trattandosi di cosa sacra, però, non ammette che ci si scherzi sopra. Hai detto sì al prete, ma non realizzavi esattamente cosa ti chiedeva? Il matrimonio è nullo. Realizzavi cosa ti chiedeva, non ritenevi possibile assumertene l’onere, ma hai detto sì lo stesso. Il matrimonio è nullo. Anche dopo quarant’anni dal sì? Anche. Come? Ti sei deciso a sposarti in chiesa solo perché la tua vecchia ci teneva tanto? Disgraziato che non sei altro, ma non lo sai che in questo modo hai arrecato offesa a Dio? Scegliti un avvocato esperto di sacre pratiche, sgancia le sacre spese e torni zitello in pochi mesi, per giunta senza dover neppure passare gli alimenti a quella che tutti credevano tua moglie, ma in realtà non era che una concubina.Ah, dimenticavo. Se il matrimonio è nullo, non sei mica divorziato, dunque puoi risposarti subito, eventualmente in chiesa, stavolta presumibilmente sarà un matrimonio vero. Si darà per scontato che stavolta realizzi esattamente cosa ti chiede e che sei in perfetta buona fede nel ritenere che potrai mantenere la parola, praticamente come è stato la prima volta. Non ci riesci neanche stavolta? Spiacente, anche questo matrimonio è nullo, passa per la cancelleria e versa altri 1.500 euro, così evitiamo di considerare sacro ciò che sacro non era. Certo è, figliuolo caro, che hai una gran testa di cazzo e forse questa tua incorreggibile leggerezza ti costerà parecchi secoli di Purgatorio.
Questo ha di bello, il cattolicesimo: più sei stronzo, più ti viene incontro. Stronzo in tutte le accezioni, stai tranquillo, l’importante è che tu sia in grado di far finta d’esserlo nel modo che merita un occhio di riguardo. Ed è per questo che, a conti fatti, converrebbe ridichiararlo religione di Stato, fanculo alla laicità. Ne conseguirebbe che la legge sul divorzio andrebbe subito abrogata. Senza troppe conseguenze, tuttavia, anzi. Ti sta sul cazzo quella cessa buona solo a perder tempo in shopping e depilazioni? Vai davanti al giudice della Sacra Rota e dici: «Eccellenza, ho giurato di esserle legato in eterno, è vero, ma avevo le dita incrociate sotto una coda del frac, e poi pensavo che “carne della stessa carne” significasse alternarci equamente al barbecue». E quello, allora: «Gesù mio, cosa mi dice mai? Allora il matrimonio non è valido, lo sa? Via, si tolga subito quella vera dall’anulare, sennò m’insulta il sacramento». Oplà, altro che rotture di coglioni, udienze su udienze e assegno mensile a quella insulsa parassita.   

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