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Questo mese su kult

Creato il 12 febbraio 2010 da L'Incertain Regard
QUESTO MESE SU KULT
Inchiesta horror movie
Horror Is Back
Sdoganato dai più autorevoli festival cinematografici, il genere horror promette un 2010 ricco di shock visivi ed emozionali, confermandosi, ancora oggi, protagonista dell’immaginario collettivo.

Il gradimento popolare per ciò che terrorizza e scatena in noi l’orrore è da sempre termometro delle paure degli uomini e delle tensioni sociali che si sono succedute nel corso dei decenni. Per questa ragione l’horror è fra i generi cinematografici più longevi, vecchio quasi quanto il cinema stesso. Nonostante le prime immagini di eventi Soprannaturali risalgano all’ultima decade del 1800, in alcuni cortometraggi muti creati da pionieri del cinema come GEORGE MÉLIÈS, è con Nosferatu, il capolavoro espressionista di MURNAU (1922), che prende vita quel genere horror che avrebbe spopolato negli anni successivi, ottenendo il definitivo riconoscimento grazie all’avvento del sonoro e all’impegno produttivo della Universal. Lo studio hollywoodiano si specializza nella rappresentazione di personaggi leggendari di origine letteraria come il conte Dracula, il Dottor Jekill, il Barone Frankenstein, l’Uomo Lupo, la Mummia; un filone cavalcato negli anni ’50 anche dall’inglese e indipendente Hammer Films. E dopo vampiri, licantropi, streghe e fantasmi, il cinema inizia a interessarsi alla creatura più spaventosa di tutte: l’essere umano. Siamo negli anni ’60: in questo periodo l’horror ottiene le prime lodi dalla critica, mentre i grandi registi si avvicinano al genere. con Psycho (1960) ALFRED HITCHCOCK, oltre a creare con NORMAN BATES il prototipo dell’assassino seriale, pone le basi del psycho-thriller contemporaneo, mescolando orrore fisico e terrore psicologico. La strada all’horror d’autore è spianata: registi del calibro di ROMAN POLANSKI (Rosemary’s Baby, 1968), WILLIAM FRIEDKIN (L’esorcista, 1973), WERNER HERZOG (Nosferatu, 1978), STANLEY KUBRICK (Shining, 1980) e molti altri ancora, sono i fautori di significative variazioni sul genere. Grazie al loro sforzo artistico e al progresso tecnologico degli effetti speciali, si assiste, nel corso degli anni ’80, a una forte commistione dell’horror con i generi più diversi. Il panorama artistico vede nascere una nuova generazione di registi come WES CRAVEN, TOBE HOOPER, JOE DANTE, SAM RAIMI, JOHN CARPENTER, DAVID CRONENBERG, mentre il mercato è dominato dal fenomeno delle saghe: Nightmare, Venerdì 13, Poltergeist, Halloween, Hellraiser, La casa… Inaugurati dal successo del Dracula di FRANCIS FORD COPPOLA, gli anni ’90 si trasformano nella fucina creativa che prepara il terreno al fenomeno Scream e pone le basi alle correnti contemporanee tutt’ora in voga: la schiera di remake di film orientali (The Ring e The Eye), gli horror tratti da videogame (Resident Evil e Silent Hill), la frontiera estrema del torture movie (Hostel e Saw) e le metafore degli orrori quotidiani (28 giorni dopo e L’alba dei morti viventi). Dark su dark, come in un quadro del suprematista russo Malevic, il genere horror si sta preparando all’imminente seconda decade del nuovo millennio, consapevole di simbolizzare un prolifico filone commerciale ricco di potenzialità ancora tutte da sperimentare. E non potrebbe essere diversamente poiché le minacce esistenziali che necessitano di una catarsi possibile attraverso il cinema horror, (l’aumento delle paure e dell’ansietà in un mondo spaventato da guerre, riscaldamento globale, catastrofi naturali, mancanza di cibo), non sembrano destinate a dissolversi in breve tempo.
Variazioni sul tema
Dal western al cyber fino al dark, tutte le declinazioni dell’horror, genere ancora vivo nell’immaginario collettivo

Dopo i film d’animazione e il cinema documentario, è il genere horror a vedersi catapultato nei cartelloni delle sezioni ufficiali dei festival cinematografici artisticamente più rilevanti. E sulla scia di Cannes anche Venezia 2009 ha fatto la sua parte trasformandosi, complice la cornice decadente del Lido, in una specie di grindhouse festival che ha ospitato gli zombi
di GEORGE A. ROMERO, i mutanti di SHINYA TSUKAMOTO e i fantasmi di JOE DANTE.
Western-horror: Survival of the Dead di GEORGE A. ROMERO
In una piccola isola al largo delle coste del Nord America i morti risorgono per aggredire i vivi. Gli abitanti dell’isola non riescono a uccidere i loro cari defunti, sebbene questi minaccino la loro incolumità. solo uno di loro, il patriarca PATRICK O’FLYNN, si ribella per uccidere gli zombi ma viene bandito dall’isola… L’uomo regredisce mentre lo zombi avanza nel sesto capitolo dell’epopea sui non morti iniziata ormai più di quarant’anni fa con la denuncia socio-politica insita in La notte dei morti viventi. a settant’anni suonati il cineasta di Pittsburgh non molla. Non vuole e non riesce ad abbandonare i suoi mostri, anzi, se li porta sino in laguna, invitato per la prima volta in una competizione di livello a, imbarazzando i cinefili lobotomizzati dai mostri d’essai. con questa feroce metafora degli stati Uniti e delle sue ossessioni, sintesi brillante fra le nuove e le vecchie tendenze del genere, ROMERO ci catapulta nel bel mezzo di uno zombie western ambientato in una terra incantata, ma afflitta da vecchi e nuovi conflitti. «c’è sicuramente una certa affinità col western, ma quelli sono allegorici e parlano della sopravvivenza dell’individuo, mentre i film sugli zombi sono più realistici e legati ad un messaggio politico» precisa il regista. «Io non ho fatto un film sull’Iraq e sui problemi del governo americano, piuttosto continuo a realizzare film sull’incapacità dell’uomo di dimenticare i suoi nemici.»
Cyber-horror: Tetsuo The Bullet Man di SHINYA TSUKAMOTO
L’americano ANTHONY vive e lavora a Tokyo ed è sposato con una giapponese. Quando il loro figlio viene ucciso dallo stesso autista che ha causato la nascita di Tetsuo, l’uomo-macchina riappare deciso a vendicarsi… Doveva essere, vent’anni dopo, la prosecuzione
di TETSUO, il misterioso mostro metà sangue e carne e metà metallo urlante, in un set americano. Invece l’horror anomalo si svolge ancora nella capitale nipponica elettrica come non mai. Più stilizzato dell’originale e con una fotografia più livida e bluastra, il terzo capitolo del delirante universo cyberpunk si propone come manifesto di un immaginario sovversivo e fuori schema. Un inferno sonoro e visivo, popolato da incubi e visioni di morte, che fa da cornice al rapporto tra organico e inorganico, soggetto ricorrente nelle storie di TSUKAMOTO. «L’inorganico si rivela principalmente nei palazzi di cemento, nelle metropoli e nella tecnologia, mentre l’organico si esprime soprattutto nell’umano» spiega il regista. «ciò che nei miei film cerco sempre di fare è descrivere la relazione fra gli esseri umani e la tecnologia, tra la metropoli e le persone che ci vivono. anche se la città ha delle caratteristiche di intimità che la fa assomigliare a una famiglia, la verità è che possiede un duplice sentimento, una doppia volontà, sia di protezione che di distruzione nei confronti degli esseri umani che la ospitano.»
Dark-horror: The Hole in 3D di JOE DANTE
Due fratelli inciampano casualmente in un misterioso buco nel seminterrato della loro abitazione. Il buco conduce a numerosi corridoi bui e nell’esplorarlo i due si accorgono che non è altro che il solco fisico del loro inconscio dove si annidano le paure e gli incubi più inconfessabili… Metafora orrorifica tra le più gettonate di sempre, il buco nero torna sul grande schermo nel nuovo film di JOE DANTE, mitico regista di Piraña e Gremlins, uscito dalla seconda generazione della scuola di ROGER CORMAN, in versione tridimensionale, una sorta di scenografia espressionista che altera e al tempo stesso esalta il senso delle proporzioni. E con il buco nero tornano il terrore nei confronti dell’ignoto, la paura dell’uomo nero che spunta nella cantina di casa, i pupazzi dispettosi che si animano improvvisamente, i fantasmi e gli altri mostri. Insomma un omaggio ai B-movie di un passato nemmeno troppo remoto. sullo sfondo anche le ossessioni americane contemporanee, come la crisi economica. Fra l’immaginario di un uomo interessato a esplorare anche il lato oscuro dell’infanzia e quello di un folle che legge ancora il cinema come un’esperienza comunitaria legata al coinvolgimento dello spettatore, il regista afferma che «la paura in The Hole è immateriale, non si basa su eventi concreti ma riguarda le zone dell’emozione. In quella voragine ci sono le cose che più temiamo, noi come esseri umani…»
SUGLI SCHERMI
THE WOLFMAN

di JOE JOHNSTON, con BENICIO DEL TORO, ANTHONY HOPKINS, EMILY BLUNT
Dal 19 febbraio (Universal)
LAWRENCE TALBOT viene spinto a tornare alla dimora di famiglia quando il fratello scompare. Qualcosa dotato di una forza bruta e di un’insaziabile sete di sangue sta uccidendo i paesani e scoprirà per se un destino terrificante.
DAYBREAKERS
di MICHAEL E PETER SPIERIG, con ETHAN HAWKE, WILLEM DAFOE, SAM NEILL
Dal 19 marzo (Mediafilm)
2019. Parte della popolazione mondiale è stata vampirizzata e si avvia all’estinzione, obbligando i vampiri a catturare qualsiasi essere umano e trovare qualcosa che sostituisca il sangue prima che sia troppo tardi.
ZOMBIELAND
di RUBEN FLEISCHER, con WOODY HARRELSON, AMBER HEARD, BILL MURRAY
Dal 7 maggio (Sony Pictures)
COLUMBUS ha preso l’abitudine di scappare quando si trova di fronte alle cose che lo spaventano. TALLAHASSEE invece non ha cose di cui aver paura. In un mondo invaso dagli zombi la storia di due sopravvissuti che si sono perfettamente evoluti.
SAW VI
di KEVIN GREUTERT, con TOBIN BELL, COSTAS MANDYLOR, TANEDRA HOWARD
A giugno (01 Distribution)
L’agente speciale STRAHM è morto e il detective HOFFMAN ne ha preso il posto nell’eredità di Jigsaw. Quando però l’FBI bracca HOFFMAN, l’uomo è costretto a modificare i suoi piani svelando finalmente lo schema di Jigsaw.
PARANORMAL ACTIVITY di OREN PELI
Dal 5 febbraio, distribuzione FILMAURO
Il film si apre sull’arrivo di una videocamera piuttosto che su quella di un demone. E termina quando un essere posseduto si rivolge all’obiettivo con un grugnito che non promette nulla di buono per la piccola Sony acquistata da una giovane coppia di San Diego. ennesima riflessione sulla tele-realtà e l’ubiquità delle videocamere? Racconto morale sui pericoli del voler circoscrivere l’invisibile e convertirlo in digitale? non proprio. Perché Paranormal Activity non solo esce dai sentieri battuti dell’horror rifiutando il gore e lo splatter, ma anche mettendo da par te il senso di colpa. Un uomo e una donna si riprendono 24 ore su 24 per scoprire i misteri che ossessionano le loro notti. i loro video sono testimoni di un epilogo tragico, ma non spiegheranno nulla. Bisogna credere ai fantasmi per farsi spaventare da Paranormal Activity, oppure essere turbati dalla banalità di questa coppia. se l’attività notturna della casa è paranormale, Katie e Micah sono quanto mai normali. In questo, il progetto di Oren Peli è portato a termine: senza musica, senza titoli di testa, senza l’ombra di un eroe o quantomeno di un personaggio avvincente, il film non vanifica mai l’illusione di un oggetto trovato quasi per caso. ma sapientemente trovato tanto da trasformarsi in fenomeno mediatico grazie a un inedito percorso produttivo, a un’originale distribuzione e a un’innovativa promozione. esplicitamente ispirato da The Blair Witch Project, questo film dal terrore falciante è stato girato in soggettiva per un pugno di dollari, se ne contano 15mila e ne ha già raccolti 100 milioni.
(di Fausto Furio Colombo da Kult
N.2 febbraio 2010)

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