Questo non è un articolo sulla pipa

Da Peppiniello @peppiniello

Fumare la pipa? Ci sono tanti buoni motivi per non farlo, forse più che non farlo, specie in un’epoca in cui l’avversione verso il fumo (ed i fumatori) è maggioritaria; non bastasse, la pipa è, nell’immaginario comune, collegata, bene che vada ad una persona stramba, che voglia mettersi in mostra senza disporre d’altri modi per farlo; ancora peggio, evoca il collegamento con il vecchio (ed in un tempo in cui ciò che giovane è in, il vecchio, a meno che non sia vintage, è dannatamente out).

Non posso (né tantomeno voglio) dirvi per quale motivo voi dobbiate fumare. Posso però dirvi come io ho iniziato, e persistito in questo piacevole vizio, che da qualche anno coltivo con soddisfazione.

clark gable

Non la farò più melodrammatica di quanto non sia, ma io non fumo per caso: sono stato chiamato alla pipa, ed al fumo di questa. Non credo nell’occulto o in cose del genere, ma non mi spiego in altro modo che con una chiamata il mio inizio con la pipa.

Un pomeriggio d’estate di qualche anno fa, passeggiavo lungo la via principale della mia città piuttosto infastidito, ricordo bene la sensazione, dall’afa tipica di quel periodo dell’anno;

guardavo pigramente le vetrine dei negozi quando fui attratto da un oggetto: la cosa apparirà, non dubito, bizzarra, tanto più che non dispongo d’una vista particolarmente efficiente; l’oggetto non era in primo piano, era sito su uno scaffale piuttosto lontano, anche se visibile dalla mia posizione: era come se un fluido fosse uscito da quel libro, sulla cui copertina troneggiava una pipa; fui così chiamato, e lo dico perché fino a quel momento non avevo mai, e sottolineo mai pensato d’aver voglia di fumare ne, tanto meno, la voglia di cimentarmi col fumo di pipa; non avevo parenti o persone a me vicine che lo facessero e, a dirla tutta, ricordo quand’ero infastidito, anni prima, dalla vicinanza d’un signore amico di mio padre, sempre immerso, quasi fosse la sua seconda pelle, nell’odore di pipa.

Entrai in libreria, e stetti per venti minuti buoni col libro in mano, domandando tra me e me: “ma cosa minchia lo compro a fare un libro sulla pipa, io che manco ho mai fumato?” sorprendentemente (ma forse neanche troppo per uno che, tra fare una cosa bizzarra e non farla, preferisce la prima) acquistai il libro,ed una volta a casa sprofondai in esso. Per 3 mesi lo lessi da cima a fondo con avidità; divenni rapidamente un esperto, sapevo tutto di pipe, forme, fogge, materiali, tabacchi, oltre naturalmente di come si sarebbe dovuto fumare secondo le più varie scuole di pensiero in materia: Maigret mi faceva una pippa (o almeno credevo), senza ch’io avessi non dico fumato (sarebbe chiedere troppo xD), ma senza che avessi anche solo visto o preso in mano una pipa. Nel natale di quell’anno mi risolsi all’acquisto: non aveva senso continuare a vagheggiare: dovevo provare, e vedere cosa succedeva. Andai dal tabaccaio di riferimento in città, Elio, il quale mi impartì una lezione teorica d’un’ora e mezzo (come se avessi ancora bisogno di teoria…), al termine della quale uscii con due pipe in più (una curva, una dritta), e 100 euro in meno; un bel rischio lo ammetto, ma la curiosità l’ebbe vinta sul timore di buttare via dei soldi. L’approccio non fu dei più semplici: all’inizio non riuscivo neanche ad accenderla; non avevo di fatto mai fumato, se non qualche tiro distratto di sigaretta alle medie; capito come accenderla, avevo difficoltà nel mantenerla accesa; in ansia per l’imminente spegnimento, aspiravo come un disperato; una volta andai in iper-ossigenazione: tiravo con boccate così forti e ravvicinate che, dopo quaranta minuti di quest’insana pratica, alla fine mi sentii la testa leggerissima, e mi venne da vomitare.

A ripensarci mi viene da ridere D:; ma per qualche motivo ero fermo nella convinzione di diventare un fumatore di pipa; pian piano capii come fare, ed iniziai a prenderci sempre più gusto. Divenni un fumatore di pipa (e non solo di quella a dire la verità, ma questo è un altro discorso; allo stato dei fatti assumo tabacco in ogni forma, senza curarmi di chi, in modo stolto, pretenda d’assegnare patenti di nobiltà ai vari tipi di fumo; cazzate, si fuma cosa e quando ci va, si fuma lento e si fuma veloce; esiste un fumo adatto ad ogni momento e stato d’animo: di certo non ha senso mettersi a fumare la pipa se si hanno miseri 5 minuti; in quel tempo a stento carichiamo e diamo due boccate…)

Dopo tanto sfacciato autobiografismo, torniamo a noi: la pipa. Non vorrei tediarvi con dettagli tecnici che, in genere, eccitano solo gli aficionados; ma qualcosa è necessario che ve la dica. Innanzitutto: come è fatta una pipa? Una pipa si compone di tre parti: il fornello, il cannello, ed il bocchino. Il fornello, come dice il nome, è il luogo ove materialmente inserite il tabacco, e che funge da camera di combustione una volta che date fuoco; l’interno del fornello, lo svaso, è importante non solo per la forma: è essenziale che sia liscio, senza fenditure. Il diametro dello svaso è in genere di 2/3 cm, l’altezza varia dai 3 ai 6 cm. Lo spessore è anch’esso variabile, e va da un minimo di pochi millimetri, fino al mezzo centimetro. Quando acquistate una pipa, l’interno del fornello si presenta liscio e privo di incrostazioni; col tempo, fumandola, i residui di tabacco si accumuleranno, dando luogo a quella che viene definita crosta: questa è necessaria, da sapore alla fumata: solo allora diventa realmente la vostra pipa! Anche se lo spessore va tenuto sotto controllo, per evitare che cresca fino a ridurre sempre più lo spazio per il tabacco.

Il cannello è la prosecuzione del fornello; può essere lungo o corto, a prescindere dalla lunghezza totale della pipa; quanto più la pipa è lunga, tanto più il fumo arriva fresco in bocca. Il cannello in genere finisce con il legno tagliato in perfetta aderenza con il bocchino che, come potete immaginare, è la parte finale della pipa, quella che si stringe tra le labbra e da cui si aspira il fumo.

I bocchini hanno anch’essi varie forme e dimensioni; un tempo erano offerti anche in molteplici materiali; oggi la maggior parte dei bocchini sono in ebanite (mentre, cosa che non abbiamo ancora detto, il corpo della pipa è in genere fatto con la radica). Le linee più diffuse di bocchino sono quella dritta e quella a sella; considerato che il bocchino è la parte più soggetta all’usura, dovrete col tempo capire che effetto produce il vostro morso su di esso: chi abbia un morso robusto si dovrà orientare su bocchini con la sezione più arrotondata, o almeno dall’imboccatura più spessa (in modo che non vi ritroviate in poco tempo col bocchino distrutto)

Esistono vari modelli di pipa; la distinzione che salta più facilmente agli occhi anche dei profani è la distinzione tra pipa dritta e pipa curva (quella di Sherlock Holmes insomma). La dritta è la pipa tipicamente moderna, buona per tutti gli usi, più facile nel trasporto e nella manutenzione. Si inumidisce meno, si asciuga prima, sopporta di essere fumata con una maggior frequenza rispetto alla curva. Assolutamente più “giovane” della curva, anche se parecchi giovani trovano che la curva si sposi alla perfezione con la barba (fa molto intellettuale francese dei tempi andati xD)

La curva pesa meno sui denti (in genere perché il peso è meglio bilanciato), manda un fumo più fresco e dolce. Gradevole (anche se non forse per tutti) che la vicinanza del fornello faccia si che si possa aspirare un po’ del fumo direttamente con il naso. Ma, a parte tutto, l’inconveniente maggiore è che cattura maggiore umidità, e necessità di maggiore cura, di una attenzione maggiore alla pulizia, e di più riposo.

Una cosa che finora non abbiamo ancora citato: le pipe vanno pulite a fine fumata, SEMPRE. Si utilizzano dei bastoncini che si chiamano scovolini (si vendono in tutte le tabaccherie); sono dei fili di metallo attorcigliato, rivestito di cotone o ciniglia; si infilano nel cannello, nel fornello, anche ripiegandoli a metà, e pulendo per bene tutta la lunghezza della pipa, oltre che del bocchino; se e quando vi troverete a pulire una curva, toccherete con mano quanto sia più difficile pulirla bene rispetto alla dritta, specie se il cannello dovesse essere di dimensioni generose. Tre o quattro sfregatine, su e giù: la parte che andrete ad infilare nel fondo del focolaio risulterà molto più sporca di quella che si tiene in mano (ovviamente), che invece resterà pulita. Spesso si usano gli scovolini anche durante la fumata, per assorbire umidità in eccesso, e per sgombrare il cannello da residui che dovessero ostacolare un corretto tiraggio della pipa.

Esistono molti altri criteri per distinguere le varie forme di pipa: lunga/corta ad esempio; la lunghezza in genere va dai 10 ai 20 cm; esistono anche casi estremi: la Churchwarden, arriva anche a 40 cm di lunghezza. Le pipe molto lunghe sono complicate, anche da pulire, e c’è anche il rischio che girandovi andiate a farla sbattere contro mobili, oggetti, o persone D:; sono riservate agli esperti, voi orientatevi su modelli medi, tra i 12 e 16 cm andrà più che bene. Altre criteri sono bassa/alta, piccola /grossa, liscia/rugosa; inutile che vi descriva ogni tipo di distinzione, per capirle sul serio dovrete iniziare a vederle, rivederle, toccarle, fumarle, e vederle ancora; lette su carta rimangono solo parole, mi fermo quindi alle distinzioni elementari.

Piccola nota sul caricare la pipa di tabacco: secondo un vecchio detto inglese, la pipa si riempe prima con mano di bimbo, poi di donna, ed infine di uomo; che significa questo detto? Significa che il tabacco si mette prima a piccole dosi nel fornello, e senza premere; a mano a mano che si riempe, utilizzeremo pizzichi sempre più grandi, iniziando ad aumentare la pressione che utilizziamo per premere dentro il tabacco; quando la pipa sarà quasi piena, potremo esercitare una certa forza nel premere (per questo mano di bimbo, di donna e di uomo); mi raccomando: sopratutto per chi non è abituato a quest’operazione, fate attenzione al tiraggio; dopo che avete messo un po’ di tabacco controllate che, aspirando, dal bocchino passi aria; a seconda di come caricherete la pipa, in modo più o meno serrato, passerà un quantitativo diverso di aria, e diversa risulterà la fumata.

Ultima cosa, la più importante; voi tutti vi starete chiedendo: si ok, ma come si fuma? A mio modesto avviso, per quante speculazioni si possano fare, ognuno alla fin fine fuma un po’ come diavolo gli pare; a fumare si impara solo facendolo, e serve tanta pratica (vi ricorda qualcosa? D:); ognuno poi, nel corso del tempo, sviluppa uno stile in linea con la propria personalità. Ma, dovessi proprio dare un consiglio, seguirei quel che dice il Bozzini: “la pipa si fuma a boccate lente, ritmate, impercettibili, che producano non più d’un filo di fumo” Tutto il contrario delle sigarette. Più rapidamente si fuma, con boccate intense e ravvicinate, tanto più il fumo vi arriverà caldo in bocca (la pipa stessa si riscalderà molto); un trucchetto per i novizi consiste nello smettere di tirare quando il fornello divenga troppo caldo: se non riuscite a tenerlo in mano per il troppo calore, lasciate per un po’ a riposo la pipa. In effetti sono due approcci al fumo diversi (per quanto non si escludano l’un l’altro): la pipa richiede più impegno, più concentrazione; richiede un’attenzione vigile all’oggetto pipa, di quanto non richieda una semplice sigaretta. Ha una complessità diversa: chiede di più, ma da in cambio anche di più. Azzardando un paragone, la sigaretta sta alla pipa come un bicchiere di aranciata sta al vino; c’è dietro un passato, una cultura, una storia.

Termino con un consiglio: a chi voglia avvicinarsi al mondo della pipa, suggerisco di non comprarne solo una, iniziate con due; magari una curva e una media; forme medie, prezzi medi, lunghezze medie; all’inizio la semplicità paga. Per quanto riguarda i tabacchi: a me piacciono molto le miscele inglesi, e detesto i tabacchi aromatizzati; ma è una mia opinione; in questo campo dovrete sperimentare, e capire cosa vi garba di più. Per l’accensione: potrebbe essere utile, per chi non sia fosse già esperto, usare accendini che dirigano lateralmente la fiamma, in modo da non rischiare di bruciarvi le dita; ma non sono indispensabili; l’unica cosa da escludere sono gli accendini a benzina: mai, e dico mai, accendere la pipa (o un sigaro) con un accendino a benzina: sentireste in maniera irreversibile quel saporaccio durante la fumata; solo accendini a gas; e se volete fare proprio gli sboroni provate i fiammiferi; ma preparatevi a sprecarne in quantità industriale…

cary grant

Non abbiate timori: fumare la pipa non è una cosa da élite, ci può riuscire chiunque; basta sapere le regole base, un minimo di impegno all’inizio, e lei vi regalerà grosse soddisfazioni; per me è diventata una compagna inseparabile, che allieta le mie giornate: mi tiene compagnia mentre leggo, o ascolto musica, ma anche mentre converso con gli altri; provate, e non ve ne pentirete !



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