Clooney con Matt Damon in ‘Monuments Men’
Grazie a Dio non sono qui alla Berlinale per star dietro alle star e mettermi in coda a chiedere uno straccio di intervista o per infilarmi in qualche round table. Io ai festival vengo perché mi piace il cinema e voglio vedermi i film, tanti, il più possibile, questo solo mi interessa, agli altri il red carpet, il fashion, il costume et similia. Poi ovviamente incontri colleghi (o ex colleghi) che conosci da una vita che invece le interviste se le devono portare a casa, ed è tutto un messaggiare, un telefonare, un emailare con chi è di dovere e chi è preposto. Grazie a Dio non sono tenuto, son fuori dalla mischia. Perché oggi l’incazzatura corre tra gli intervistori italiani della Berlinale. La causa scatenante è George Clooney, lui sempre così garbato e disponibile, e invece stavolta inaccessibile, che presenta qui in prima internazionale il suo Monuments Men, di cui è anche regista oltre che protagonista (con Matt Damon). Solo che non si concede a nessun giornalista italico, si farà intervistare pochi giorni dopo (o il giorno dopo, devo controllare le date) allorquando approderà a Milano a presenziare all’anteprima del film. Ma come, si lamenta giustamente una mia amica, mi sbatto per venire a Berlino e lui se la svigna e si dà alle colleghe che non alzano neanche il culo dalla sedia. Caduta di un mito. Non si deludono così le signore.