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…qui è una donna, là una statua; più in la, un cadavere Balzac

Creato il 05 maggio 2014 da Luigiderosa @Luigi2006
Lisario o il piacere infinito delle donne …qui è una donna, là una statua; più in la, un cadavere Balzac


di Antonella Cilento
Mondadori 300p., € 17,50
isbn 9788804634478

Avicente Iguelmano era un medico catalano di quelli che “Dio ce ne  scampi e liberi” così, lasciata la sua terra, aveva sperato di trovare nella “Colonia” rifugio e nuovo avvenire, mettendo miglia marine fra lui e i suoi fallimenti. A Napoli grazie alla protezione della Senora Eleonora Fernanda Antigua di Mezzala, nobildonna molto influente a Corte, aveva fatto la conoscenza di don Ilario Morales comandante della guarnigione del Castello di Baia, sposato con donna Dominga Morales, genitori della bellissima Belisaria, Lisario, bambina sfortunata che per un’incauta operazione chirurgica era diventata muta e per una malattia misteriosa narcolettica.
Al medico catalano don Ilario affidò la cura della “bella addormentata” convinto dalla Senora di Mezzala che nel giovane riponeva molta fiducia. Avicente, abituato a guarir malanni con inutili pilloline rosa, zuccherini e basta!, davanti a quella fanciulla addormentata non sapeva che fare. Passò giorni interi a studiarla, a guardarla dormire, ma dormiva davvero? Cominciò a scoprirla, lentamente e delicatamente. Prima un lenzuolo, poi gli indumenti finanche quelli intimi. Cominciò a scrutarne il corpo, infine a toccarla e poi…il sesso. Ecco la chiave, la chiave?
Alla fine Avicente, turbato, decide di rinunciare, fugge da quel castello e da quel corpo che l’attrae meledettamente. Ossessionato. Sesso…sesso…sesso. Quella donna gli è entrata dentro, così come il mistero del piacere, sì, il godimento erotico. Quella donna addormetata prova piacere o no ? Avverte o no la sua presenza ? Alla fine Lisario rinviene, i Morales, gridano al miracolo e don Ilario giunge a concedere la mano della figlia al suo “salvatore”. Lisario sa quello che faceva Avicente al suo corpo mentre lei era incosciente? Il dubbio è nella coscienza di Avicente, non  nella mente di Lisario che però non può raccontarlo questo segreto e allora? Lo scrive e a chi altri se non alla Madonna. Lisario è muta ma ha imparato a leggere e scrivere nonostante alle donne quest’arte non fosse insegnata. Invia  lettere alla sua Pregiatissima,Suavissima e Dolcissima Signora; le racconta di questo marito strano, che la spia e la osserva dentro, come fosse un animale e poi…
Si chiama Jacques Israel Colmar ,è un giovane pittore, conosciuto durante una cerimonia religiosa e  lei se ne è innamorata, rivela anche questo alla sua Dolcissima Signora. E’ molto diverso da suo marito, ne è attratta ed è pronta a lasciare tutto e tutti per lui. Quale sarà il destino di questi giovani amanti?
E’ magnifica la Napoli “dipinta” dalla penna della Cilento, quella seicentesca vivace e chiassosa, pezzente e indomabile “raccontata” dai pennelli di Juan Do e Jesepe de Ribera (lo Spagnoletto) quella cialtrona e ribelle di Masaniello, quella ruffiana e servile di Tonno d’Agnolo. Al centro della scena c’è lei, donna Lisario, che da oggetto diventa soggetto, l’eros infatti è quello gridato dalla Lisistrata di Aristofane, quell’energia misteriosa che non è e, non deve più essere piacere solo degli uomini.
La forza di Lisario conquista, lei e noi lettori scopriremo che il suo amare “non ha alcun limite eccetto il cielo*”

di Luigi De Rosa

*Miguel de Zerbantes

…qui è una donna, là una statua; più in la, un cadavere Balzac

Dino Valls ,Antifona (1994)


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