Pensavo oggi alla vignetta simpaticissima di Vauro in cui si invita i cacciatori a spararsi nei coglioni. Ora, a parte che Vauro è un genio della satira che mi fa sempre morire dalle risate e al contempo spinge a riflettere (sarcastico), c’è da domandarsi… Ma qual è il crimine commesso dai cacciatori, che li porta ad attirarsi contro antipatie come questa, niente affatto isolata? Dopotutto la maggior parte di quelli che attaccano la caccia (in realtà TUTTI, ma per ora mi attengo ai fatti più evidenti) causa col proprio agire la morte dello stesso numero di animali di un cacciatore. Anzi, spesso ne fa morire di più. La caccia allo stato attuale è una pratica molto più ecocompatibile dell’allevamento e, se è per questo, anche dell’agricoltura, e il mio gesto di comprare la bistecca è, in termini di vite animali, molto più significativo di quello del cacciatore che una volta alla settimana quando è stagione ammazza una lepre.
In realtà la mia domanda era retorica. Io non ho perso troppo tempo a domandarmi quale sia il crimine orribile dei cacciatori, la risposta la so già. Non è un crimine reale, non è un peccato d’opere, ma di pensiero. Il cacciatore ha un GUSTO “sbagliato”. Il problema non è che cacci animali, il problema è che la cosa gli piaccia. Uccidere animali nella società di oggi (e di sempre, in realtà) è in effetti eticamente irrilevante; ciò che è criminoso è divertirsi nel farlo. Non c’è nessuna effettiva “colpa” sociale o morale del cacciatore, questo lo sanno tutti, anche se è divertente vedere quante se ne inventa l’uomo della strada per sentirsi migliore di lui “eticamente”. L’unico problema del cacciatore è che ha dei gusti che molta gente non condivide. E se non condividi i gusti di qualcuno, così la pensa il volgo, è tuo diritto insultarlo, aggredirlo verbalmente e fisicamente, eventualmente metterlo al bando o rendergli la vita impossibile fino a costringerlo a nascondersi. Così, se non si raddrizza, almeno non siamo costretti a sapere che esiste. Chi ha certi gusti, insomma, abbia almeno la decenza di nascondersi come la schifezza di essere umano che è! Voglio dire, già ti concediamo di campare nonostante tu sia un orrido mostro e cancro della società, non pretenderai pure che ti si lasci godere la vita?
Vai, ora, nostro piccolo scherzo di natura. Non ti diremo “non peccare più”, anzi! Pecca quanto vuoi, l’importante è che ogni volta te ne vergogni per bene, ti confessi, e poi torni dal tuo indocile esilio volontario dal nostro affettuoso seno, pronto a nasconderti pavido e frustrato sotto la nostra ala protettrice. La società allora ti vorrà bene, allora sarai uno dei nostri.
Ma io a questo punto faccio una domanda, ancora una volta retorica: ma sono i cacciatori il problema, o il problema è chiunque non sia come te, o hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère?
Ossequi