Note di lettura
Capitolo 1. Una critica del marxismo tradizionale, pagine 15-71
Moishe Postone - Tempo, lavoro e dominio sociale. Una reinterpretazione della teoria critica di Marx -
La crisi del marxismo tradizionale
Per Postone, l'espressione "marxismo tradizionale" si riferisce a tutti gli approcci teorici che analizzano il capitalismo dal punto di vista del lavoro e che definiscono questa società principalmente in termini di rapporti di classe, strutturati per mezzo della proprietà privata dei mezzi di produzione e dell'economia regolata dal mercato.
Così, il marxismo tradizionale si basa su un quadro organizzato intorno ai seguenti punti:
1. Il lavoro viene inteso in termine di attività sociale trans-storica che media i rapporti fra l'uomo e la natura, creando dei prodotti destinati a soddisfare dei bisogni umani determinati.
2. Le relazioni di dominio sono intese essenzialmente in termini di dominio di classe e di sfruttamento.
3. La demistificazione del capitalismo si basa quindi su una doppia affermazione: il lavoro è la sola fonte di ricchezza sociale, ma, allo stesso tempo, la classe capitalista si appropria del plus-prodotto creato dal lavoro, e dev'essere liberato da questa appropriazione.
4. La critica del capitalismo, in questo modo porta essenzialmente sulla distribuzione, e non sulla produzione. Il capitalismo viene interpretato come un modo di distribuzione di una ricchezza sociale su cui il marxismo tradizionale non si interroga.
5. La contraddizione del capitalismo viene interpretata come una contraddizione fra la sfera della produzione e quella della circolazione: lo sviluppo delle forze produttive (assimilate alla produzione industriale) che vengono assunte come eterogenee al capitalismo, viene frenato dal carattere avido e incapace del rapporto sociale, che solo esso viene assunto come specificamente capitalista (e basato, secondo il marxismo tradizionale, sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sul mercato).
6. Secondo questo approccio, il socialismo superando i rapporti sociali capitalisti interpretati in termini di modo di distribuzione, permetterà il pieno sviluppo delle forze produttive (industria), sopprimerà la dominazione di classe, e la classe operaia collettivizzerà i mezzi di produzione e si approprierà del surplus realizzato da essa stessa, ed organizzerà un modo di distribuzione regolato dalla pianificazione.
A partire da questa griglia di lettura, è stata costruita tutta una varietà di approcci teorici, metodologici, e politici. Questi approcci teorici hanno mostrato i loro limiti:
- Alla luce degli sviluppi in corso nei paesi del socialismo realmente esistente, e del loro crollo; ma anche per quanto riguarda l'evoluzione dei paesi occidentali, con il passaggio dal capitalismo liberale del XIX secolo al capitalismo fordista centrato sullo Stato, del XX secolo, e poi al capitalismo neoliberista attuale.
- Per quel che concerne i movimenti sociali e le idee non fondate sulle classi.
- Il lavoro vivo non è più la fonte principale della ricchezza materiale; la scienza, la tecnologia, il sapere, hanno occupato un posto di rilievo preponderante in questo dominio.
- Infine, si è sviluppato un malcontento profondo nei confronti del lavoro e delle sue condizioni, e sembra sempre più difficile sviluppare una teoria critica del capitalismo, dal punto di vista del lavoro.
Pertanto, la reinterpretazione fatta da Postone della teoria critica di Marx vuole essere da una parte una risposta alle nuove configurazioni del capitalismo, e dall'altra parte alle debolezze del marxismo tradizionale. Postone si basa sui Grundrisse come punto di partenza della sua reinterpretazione. Questa analisi mette in discussione le interpretazioni che privilegiano in modo unilaterale il mercato, il dominio di classe e lo sfruttamento. Poiché Marx, in realtà, voleva andare più lontano e mostrare che le categorie di base (merce, valore, denaro, lavoro, capitale) sono specifiche al capitalismo e non hanno niente di trans-storico. Fondamentalmente, la teoria critica del Marx della maturità è, per Postone, in modo molto esplicito, una critica del lavoro sotto il capitalismo e non una critica del capitalismo dal punto di vista del lavoro; di conseguenza, le categorie della vita sociale sono le categorie del lavoro, del valore, del denaro, del capitale. "E' questo non va per niente da sé", avverte Postone, il quale ci invita ad un profondo riesame della teoria critica.
Il marxismo tradizionale pone al centro della sua critica il capitalismo che, obbedendo ad uno sviluppo tecnico, diventa incompatibile con il modo di produzione industriale, e dunque alle sue leggi fisiche, ed il valore, in tale prospettiva (nel suo doppio carattere di valore d'uso e di valore di scambio), appare come una semplice categoria di mercato. Però Marx, nelle sue opere della maturità, analizza lo scambio, non più a livello di mercato, ma a livello della produzione, "scambio di lavoro vivente contro lavoro oggettivato". Il valore è perciò inteso in primo luogo come una categoria della produzione. E' un punto molto importante. Conseguenza immediata: non c'è contraddizione (eppure questa è la contraddizione considerata fondamentale dal marxismo tradizionale) fra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti di produzione; sono completamente legate gli uni con le altre. Ma c'è una cosa ancora più importante: "condizione implicita della produzione, è e rimane (è Postone che sottolinea) la massa del tempo di lavoro impiegato, la quantità di lavoro impiegato come fattore decisivo della produzione della ricchezza". Qui, non bisogna fare confusione fra valore e ricchezza materiale, perché con la grande industria, la creazione di ricchezza materiale dipende meno dal tempo di lavoro impiegato che dal livello generale della scienza e dal progresso della tecnologia. Inoltre, c'è opposizione fra valore e ricchezza materiale, perché il valore è sempre meno adeguato, come misura di ricchezza materiale. C'è dunque uno scarto tra la realtà della produzione ed il potenziale, potenziale che mette le basi, per Postone, per una nuova forma di produzione. Le conseguenze sono importanti: per il superamento del capitalismo, non basta attenersi all'espropriazione della proprietà privata e ad una riappropriazione del surplus da parte dello Stato, semplicemente meglio redistribuito, in un modo più giusto o più efficace, cos' come lo rivendica il marxismo tradizionale (la sinistra ha sempre avuto in bocca la giustizia economica e sociale all'interno delle forme di base del capitalismo); riappropriarsi del lavoro immediato, questo va molto più lontano: vuol dire cambiare soprattutto il lavoro concreto.
I rapporti sociali non possono essere afferrati pienamente in termini di rapporto di classe, in termini di dominio dell'uomo sull'uomo. I rapporti sociali sono costituiti dal lavoro, che impone il suo dominio sociale. Marx ha colto questo processo di creazione delle strutture sociale astratte di dominio, a partire dalle categorie di merci e di capitale. E questo dominio astratto (che si può inserire nella categoria del feticismo) orienta non solo il fine della produzione ma anche le forme materiali della produzione. Questo processo di dominio va a generare una scissione fra gli individui "impoveriti e spremuti" e l'enorme potenziale di sapere umano sviluppato, ma sotto una forma alienata all'interno del capitalismo. Nel post-capitalismo, Marx parla di passaggio dal lavoratore all'individuo sociale. Quest'idea non si riferisce all'individuo che lavora insieme ad altri, ma piuttosto all'individuo che potrebbe beneficiare delle conoscenze acquisite dalla società, superando così la frammentazione del lavoro sotto il capitale.Siamo molto lontani dal concetto di alienazione del marxismo tradizionale, che vuol dire solamente riappropriazione di un'essenza di lavoro (che sarebbe naturale, o trans-storico e preesistente al capitalismo) e di plus-lavoro alienato dal capitale!
"Gli uomini devono poter essere in grado di svincolarsi dal processo di lavoro immediato cui hanno finora partecipato ... Lungi dal comportare la realizzazione del proletariato, il superamento del capitalismo comporta l'abolizione materiale del lavoro proletario" (Postone).
Postone torna sul vero nucleo della contraddizione del capitalismo nella produzione. La sola forma di ricchezza che costituisce il capitale, è quella fondata sulla spesa del tempo di lavoro; rimane centrale e indispensabile e non ci può essere una nuova forma di ricchezza nel capitalismo. M, allo stesso tempo, questa spesa del tempo di lavoro viene resa sempre più anacronistica dallo sviluppo del capitalismo , come abbiamo visto prima (lo sviluppo della tecnologia/scienza della produzione). Tuttavia, la forma di ricchezza fondata sulla spesa del tempo di lavoro, malgrado la sua crescente inadeguatezza, rimane la condizione strutturale della società capitalista, la dinamica interna del capitalismo si muove dentro questa prigione e non può in alcun momento auto-superarsi costituendo una nuova forma di ricchezza. "Il capitalismo crea la possibilità della sua propria negazione, ma non si trasforma automaticamente in qualcos'altro". Perciò, ad una dinamica interna che bisognerà precisare (è l'oggetto della terza parte del libro) si oppone l'impossibilità di un auto-superamento. Questo punto è importante, perché spesso alcuni lettori precipitosi della "critica del valore", immaginano che basta aspettare che il capitalismo crolli da solo, per veder apparire una società post-capitalista, e si pensa, sbagliando, che la critica del valore difenda una posizione quietista.
Questa contraddizione fondamentale in seno a quel che costituisce il nucleo del capitalismo, e questo punto è importante, non dev'essere identificata con i rapporti sociali del conflitto di clasee, o come una contraddizione fra lo sviluppo delle forze produttive ed i rapporti sociali di produzione, né come una contraddizione tra l'appropriazione privata e la produzione socializzata, ma come una contraddizione nel seno stesso della sfera della produzione. Questa "contraddizione sociale interna crescente", genera una tensione interna, una dinamica contraddittoria e genera la possibilità immanente di un nuovo ordine sociale. Marx ha cercato di cogliere il corso dello sviluppo capitalista come uno sviluppo a doppia faccia, sia arricchente che impoverente. Quest'analisi permette di respingere i punti di vista unilaterali, la fede positivista nel progresso scientifico e/o sociale, oppure una visione piena di distruzione. Così, questi cambiamenti nella conoscenza (progresso, scienza) possono condurre, secondo Postone, "alla frammentazione e alla vacuità del lavoro individuale e al controllo crescente dell'umanità attraverso i risultati della sua propria attività oggettivante", ma aumentano allo stesso tempo la possibilità che "l'umanità possa avere un maggior controllo del proprio destino". Perciò, "né affermazione acritica della produzione industriale, né rifiuto romantico del progresso tecnologico in sé", questa è almeno la posizione di Postone su tale questione.
Si sa, la base del capitale è, e rimane, il lavoro proletario; questo perciò non può essere la negazione della formazione sociale del capitale. Se si vuole perciò superare il capitalismo, bisogna perseguire l'abolizione del proletariato; quindi le rivendicazioni non devono limitarsi alla sfera del consumo o alla giustizia distributiva, ma in rottura con queste, al fine di rimettere in discussione il lavoro in quanto tale (Postone torna in un altro capitolo sulla doppia natura del lavoro, che qui non discutiamo). La teoria critica deve allora mettere all'opera un'analisi della costituzione dei bisogni sociali e delle forme di coscienza che permettano di comprendere i diversi movimenti sociali di oggi, e le trasformazioni storiche qualitative della soggettività, ma beninteso nel quadro dell'abolizione del proletariato. Questa teoria della costituzione della soggettività si oppone a due approcci. In primo luogo, ad un approccio troppo classico, secondo il quale solo una coscienza in accordo con l'ordine esistente si può formare socialmente. E si oppone ugualmente all'idea della creazione di una coscienza critica a partire da esperienze che si vorrebbero non-capitaliste. Senza negare l'importanza e l'interesse di certe esperienze, esse hanno il torto di considerare il capitalismo come una "totalità unitaria", mentre "l'analisi del capitalismo come società contraddittoria si propone di mostrare le possibilità di distanza critica ... dall'interno dello stesso capitalismo".
Alcune implicazioni aggiuntive:
- Il fatto che le dinamiche del capitalismo non dipendono essenzialmente dal modo di distribuzione mediato dal mercato, permette un'analisi che non si limita al suo periodo nel XIX secolo, ma integra le dinamiche della società moderna, con i suoi massivi interventi statali.
- Concentrandosi sulla critica della produzione, c'è una possibilità crescente che il ruolo storicamente specifico del lavoro sotto il capitalismo, venga superato da un'altra forma di mediazione sociale.
- Se si limita il post-capitalismo alla soppressione della proprietà privata dei mezzi di produzione e del mercato, diventa dubbia la messa in opera di qualsiasi democrazia politica, perché i vincoli imposti dalle categorie del valore e del lavoro sarebbero sempre operanti.
Pierre, novembre 2012