Quintino sella e la tassa sugli allocchi

Creato il 25 febbraio 2011 da Speradisole

Quintino Sella la chiamava “tassa sugli allocchi”: una tassa  su coloro che meno hanno, su coloro che meno sanno e su coloro a cui di solito la politica non spiega niente per evitare che la conoscenza provochi un sussulto di coscienza politica.

Per finanziare  le politiche sociali del Welfare, il ministro dell’Economia si è inventato la tassa sui giochi e le lotterie,  per un valore piuttosto modesto rispetto alle necessità.

Nessuno si ricorda più del piccolo Devid, morto in piazza Maggiore a Bologna. La società italiana è distratta ed i suoi governanti ancora di più. Devid non è morto di freddo, ma “di povertà”. A causa delle politiche sociali vuote, interrotte,  disarticolate.

Il Welfare all’italiana” è in caduta libera. E mette, ormai, in fila drammi, uno dopo l’altro. Siamo a dieci anni dalla legge 328 dell\’8/11/2000, conosciuta come  “Legge quadro per un sistema integrato di interventi e servizi sociali”, e di quella legge non c’è più traccia.

Fu approvata con i voti del Centrosinistra e senza l’opposizione del Centrodestra, ma in questi ultimi 10 anni è stata snaturata e disarticolata.  S’è fatto in modo che il suo spirito, la speranza che indicava,  sparisse dall’orizzonte del paese. I finanziamenti, si sono ridotti a un livello talmente basso da essere quasi inconsistenti.

Tre anni fa, (2008, prima del governo Berlusconi), il Fondo per le politiche della famiglia era dotato di 346 milioni di euro. Nel 2010 si è scesi a 52 milioni. Il Fondo per le politiche sociali passa da 929 milioni di euro a 75. Quello per l’affitto da 205 milioni a 33. Il Fondo inclusioni per gli immigrati da 100 milioni a 0 (zero). Stessa sorte per il Fondo servizi per l’infanzia da 100 a 0 (zero). In totale, negli ultimi tre anni, i Fondi statali di carattere sociale sono stati tagliati del 76 per cento.  E la previsione fino al 2013  è di un ulteriore taglio, pari al 21 per cento.

Si sono persi per strada 2 miliardi di euro per la spesa sociale. Ipocritamente si continuano a pubblicare Libri bianchi e Libri verdi sul Welfare. Si fotografa la realtà e si indicano prospettive future. Cosa abitudinaria del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, parlare di prospettive future senza consistenza  e senza un seguito positivo.

Le risorse  lasciate dal taglio drastico di Tremonti  o la loro mancanza totale spingono alla sussidiarietà. Ma non per convinzione politica e costituzionale, ma solo per nascondere un deficit sociale. Tanto poi c’è il volontariato, che supplisce a uno Stato che disarticola il welfare. Oppure, passa alle politiche del sussidio: bonus e social card, che non risolvono nulla.

Ma in parlamento si parla d’altro. Di processo breve. Di riforma della giustizia, Di magistratura comunista. Di separazione delle carriere dei giudici. Di legittimi impedimenti. Di Ruby. Di Minetti. Di Lele Mora e Fede. Di mettere bavagli alle intercettazioni. Di par condicio nell’informazione. Eccetera. Eccetera. Eccetera. Mentre la gente continua a morire di povertà.

(Fonte dati:  vari quotidiani)



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