Quota 13 TeV per LHC

Creato il 21 maggio 2015 da Media Inaf

Dentro il Large Hadron Collider con le immagini dell’esperimento CMS. Crediti: 27 maggio 2012, CMS / LHC / CERN.

Sono state effettuate oggi, per la prima volta, le collisioni a 13.000 miliardi di elettronvolt, 13 TeV, all’interno dell’acceleratore più grande del mondo. È ancora un test, ma i fisici di LHC lo definiscono una delle tappe fondamentali sulla strada verso la nuova fase di attività del progetto LHC, il cosiddetto RUN2. Non si tratta di una vera e propria presa dati. Non ancora. Secondo gli scienziati di LHC, di cui fanno parte circa 700 italiani coordinati dall’INFN, queste collisioni servono, principalmente, a preparare la macchina per il suo nuovo corso. Permetteranno, infatti, in questi giorni di verificare, ad esempio, la stabilità dei fasci, che sono più focalizzati rispetto al passato, e i sistemi di protezione degli stessi rivelatori.

«I primi test con i fasci a 6.5 TeV di energia sono andati benissimo», afferma  Anna Di Ciaccio, responsabile nazionale di ATLAS (A Toroidal LHC ApparatuS), che in queste ore è nella sala di controllo dell’esperimento a seguire le operazioni. «È veramente emozionante aver visto i fasci circolare a quest’energia record per ore nell’anello e assistere alle prime collisioni a 13 TeV. Tra una decina di giorni inizierà la presa dati stabile con i fasci a 6.5 TeV e si aprirà un capitolo nuovo e sicuramente affascinante nella storia della fisica delle particelle», conclude Di Ciaccio.

Per i ricercatori degli esperimenti Atlas, Alice, Cms e Lhc2  l’obiettivo era arrivare a una potenza di 13mila miliardi di ElettronVolt (TeV), il doppio della potenza raggiunta nella fase di lavoro conclusa due anni orsono. L’auspicio è che questi esperimenti permettano nuovi e importanti risultati in ambito di materia oscura, supersimmetria ed extradimensioni. Finora non abbiamo una ‘fotografia’ del mondo di particelle popolato da sneutrini, selettroni, squark e fotini (i cugini di neutrini, elettroni, quark e fotoni previsti teoricamente nell’ambito della teoria delle stringhe), di cui sentiamo parlare dagli anni Settanta.

Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf


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