Quote giovani? Sì, grazie!

Creato il 07 settembre 2011 da Cortese_m @cortese_m
Il giorno 23 agosto scorso su Avvenire, veniva pubblicato un articolo per la verità breve ma “efficiente”, veloce da leggere e chiaro nella sostanza.
Il tema era la mancanza o l’esiguità della componente giovanile all’interno dei circuiti nevralgici del nostro “sistema occidentale”, nell’impalcatura del nostro sistema politico-economico-sociale.
Le argomentazioni erano in verità rivolte all’occidente in generale, non solo al nostro Paese.
La definizione certamente azzeccata ritengo, “quote giovani”, rappresenta un tema di cui poco si discute, per la verità anche tra gli stessi giovani, quasi che gli stessi siano un po’ sottomessi, rassegnati, condannati e consapevoli di dover aspettare tempi lunghi, indefiniti ed indefinibili prima che i vecchi gli lascino un po’ di spazio per potersi creare una strada, anzi ancor di più che gli permettano di salire sul palcoscenico per essere attori principali, conduttori, leaders del loro tempo.
E’ un tema che ho a cuore, già qualche volta accennato, e che non manco mai di condividere nelle mie discussioni, dialoghi, battaglie…
Essendo in quei giorni in pieno svolgimento la visita di Benedetto XVI in Spagna, Avvenire aveva dato all’argomento un “taglio dedicato”, quasi obbligato, evidenziando quanto l’entusiasmo, il vigore, dei giovani – che attendevano-osannavano il Papa – possa essere una risorsa da sfruttare con l’introduzione di quelle che ha definito “quote giovani”.
Senz’altro acuta osservazione, anche se a mio modesto avviso suonava un po’ come la solita “lezioncina di verità assoluta” verso il mondo, in particolare quello della politica che la Chiesa è sempre pronta a bacchettare in pubblico ma col quale s’intrattiene quotidianamente nei Palazzi del Potere, consumando pasti prelibati alla stessa mensa e prendendo decisioni condivise. Entrando talvolta nel merito della politica del nostro Paese con atteggiamenti che definirei radicali su tematiche delicate e dolorose proprie della persona umana e della sua coscienza, pensiamo ad esempio al fine-vita o alle coppie di fatto, tanto per farne due rapidissimi.
Per il mio senso critico, le loro tirate d’orecchie ad altri (politici, economisti, ecc.), non mi stancherò mai di dirlo e scriverlo, dovrebbero fare il pari con il dare il buon esempio e ci sarebbe da chieder-loro, quali ed in quali ruoli strategici sono le quote-giovani all’interno della Chiesa?
Fatemi qualche esempio perché stento a ricordare prelati di primo piano che abbiano meno di 60 anni...
Sono d’accordo invece con il tema generale, sul principio che i giovani siano una risorsa enorme, e la storia dovrebbe insegnarci a credere nelle capacità degli stessi.
Fin dall’antichità, i giovani sono stati all’altezza di grandi imprese, pensiamo soltanto a Federico Barbarossa che è salito al trono a circa 25 anni, o a Raffaello Sanzio, morto a soli 37anni, che ha lasciato capolavori che il mondo invidia.
Ma senza voler andare troppo nel passato pensiamo alla tecnologia, giganti quali Apple o Microsoft creati dal nulla e portati al successo da uomini giovanissimi, oppure pensiamo alla musica, Bob Dylan-Kurt Cobain-Amy Winehouse che a poco più di vent’anni avevano già un curriculum strepitoso!
Tutti giovani o giovanissimi che hanno cambiato il mondo, ed alcuni di loro non sono nemmeno mai diventati vecchi altrimenti chissà cos’altro di grande avrebbero potuto fare.
Il “buon” Andreotti diceva: “a pensar male si fa’ peccato ma ci s’indovina”.
Non credo che il vuoto di giovani a trainare un Paese sia dovuto alla mancanza di capacità, o di fiducia nei loro confronti da parte di chi li ha preceduti, forse è soltanto il non voler lasciare loro la possibilità di dimostralo, il confronto potrebbe essere scomodo.
I giovani sono pronti ad accomodarsi a un tavolo per firmare con i loro padri un patto tra generazioni, utile senza’altro ad entrambi, ma al momento i padri sono ancora indecisi se accettare l’invito…
nanni

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