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Voi credete che le cosiddette "quote rosa" siano davvero importanti e che possano contribuire a elevare la qualità dei politici? Personalmente non lo penso. Mi sembra discutibile prestabilire le quote di partecipazione secondo un criterio "esterno" alla politica, che non ha nulla a che vedere con la scelta della professionalità, della competenza, dell'onestà. Già, ma questo bel ragionamento può filare perfettamente per paesi come l'Islanda, la Finlandia, la Norvegia ecc. ecc., ma qui siamo in Italia, il paese di Cetto La Qualunque, dei politici scelti dal Cavalier B. sulla base della loro bovina fedeltà o delle loro doti di Azzeccagarbugli e di non poche donne per esclusivi meriti di letto. Quindi una formula come quella delle "quote rosa" può anche apparire insultante per molte donne ma è l'unica possibilità di apparire e dire la propria sulla politica nazionale e anche - perché no? - sulla condizione della donna. Ma facciamo un passo indietro. L'Italicum, la proposta di legge di Renzi & Berlusconi riesce ad avere più difetti persino del tanto vituperato Porcellum. Nato sulla base del terrore per l'avanzata del M5S, punta su un premio di maggioranza grottesco (il 18%) per chi raggiunge il 37% - sia pure dopo un turno di ballottaggio -, non permette la scelta di un candidato tra gli otto presentati in ciascuna lista, esclude le forze minori, anche se sostengono uno dei blocchi maggiori e a maggior ragione le esclude se si presentano sole solette e in sostanza limita le rappresentanze possibili a tre partiti, PD, FI e M5S. La scelta di eliminare le quote rosa - anche se il PD si è subito premurato di promettere che la presenza femminile nella sue liste sarà ricca e variata - significa semplicemente che i tre grandi blocchi non ammettono che esista un qualche genere di legge che imponga loro norme per la compilazione delle liste, ciò che B. voleva fin dall'inizio, che il PD non vuole ammettere di volere e che il M5S ritiene pericoloso, soprattutto tenendo conto delle fratture e dei continui litigi interni. In sostanza il fallimento delle quote rosa, che piacciano o meno, sancisce una volta di più che lo politica resta un "affare loro" e che le liste saranno né più né meno scritte dai consueti compilatori secondo gli ordini ricevuti. Un relativo maggior grado di libertà esisterà, si può forse supporre, nelle liste di PD o del M5S, anche se, in quest'ultimo caso, una scelta fatta on line sui server della Casaleggio & Associati dove è sufficiente cambiare browser o navigare in forma anonima per votare N volte (fonte: Jack's Blog) mi lascia, come dire, piuttosto perplesso. La sostanza è che le quote rose non sono passate favorendo così la volontà del Cavalier B. e senza creare veri problemi né al PD né al M5S. Da questa semplice convinzione, credo, avrebbe dovuto nascere la convinzione di sostenerle, anche senza essere perfettamente d'accordo con la cosa in sè. La realtà con la quale ci troveremo a che fare sarà una versione incattivita del porcellum, un vero orrore che mi lascia in partenza molto perplesso sull'utilità della mia partecipazione al sacramento del voto. Dovrei votare per contribuire a eleggere un altro piffero del PD capace, magari, di NON votare per l'elezione di Prodi... Ma questi sono problemi personali, non mi dilungo. La vera soluzione al problema elettorale è, presumibilmente, l'uninominale con ballottaggio, sul modello francese che ha, però, il grosso difetto di rottamare molti funzionari di partito e altri soggetti quantomeno molto discutibili sulla possibilità di rappresentare qualcuno che non siano le lobbies che li esprime. Il grosso, grossissimo problema è che questo genere di classe politica non può fare scelte che ne prevedano il suicidio. Da qui la scelta di eliminare le piccole formazioni e di mantenere ben stretta la scelta dei candidati preferibili per mantenere la propria posizione. Purtroppo le quote rosa sono andate a sbattere proprio contro una delle leggi non scritte che regolano la politica attuale: l'insindacabilità delle scelte operate al vertice. È un preavviso, aspettatevi di peggio.