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Quotidiani e direttori: quante donne?

Creato il 20 gennaio 2015 da Pedroelrey

Negli ultimi anni la que­stione di genere ha coin­volto anche il mondo dell’informazione in ter­mini di lin­guag­gio, rap­pre­sen­tanza e rap­pre­sen­ta­zione. Dalle parole vogliamo pas­sare ai dati. Così abbiamo pen­sato di cen­sire le diret­trici di quo­ti­diani, set­ti­ma­nali e men­sili degli organi di infor­ma­zione rile­vati da Audi­press. Que­sto nostro appro­fon­di­mento ini­zia dai quotidiani.

Dei 65 cen­siti da ADS sono sol­tanto quat­tro le donne al comando di una reda­zione e di que­ste una addi­rit­tura è a capo di quat­tro testate. Si tratta di Norma Ran­geri diret­trice del Mani­fe­sto, Pie­ran­gela Fio­rani per Il Mat­tino di Padova, La Nuova di Vene­zia e Mestre, La Tri­buna di Tre­viso e Cor­riere delle Alpi (4 quo­ti­diani del gruppo edi­to­riale L’Espresso), Lucia Serino per Il Quo­ti­diano della Basi­li­cata e Anna Mos­suto del Cor­riere Umbria.

Quo­ti­diani: quante diret­trici? |Create info­gra­phics

Ad ecce­zione di Norma Ran­geri, nes­suna altra donna dirige un quo­ti­diano a dif­fu­sione nazio­nale. Dob­biamo tor­nare indie­tro a Matilde Serao che nel 1892 fonda e dirige il Mat­tino e, in tempi più recenti, a Pia Luisa Bianco che nel 1994 sosti­tui­sce Fel­tri alla dire­zione del Giornale.

Allora, dove sono le giornaliste?

Secondo i dati 2010 del Glo­bal Media Moni­to­ring Pro­ject (moni­to­rag­gio inter­na­zio­nale che viene fatto ogni 5 anni e che coin­volge 180 paesi), in Ita­lia la tele­vi­sione mostra un migliore equi­li­brio tra le gior­na­li­ste ed i gior­na­li­sti rispetto a radio e stampa (52% delle gior­na­li­ste vs rispet­ti­va­mente, il 33 e 34%). La stampa, infatti, con­ti­nua ad essere il mezzo più “maschile” anche se l’aumento delle gior­na­li­ste, dal 26% del 2005 al 33% del 2010, in realtà è sta­ti­sti­ca­mente signi­fi­ca­tivo. Il report sot­to­li­nea un aspetto inte­res­sante. Le gior­na­li­ste pre­do­mi­nano in due soli argo­menti: scienza e salute (62%) e cele­brity, cul­tura e sport (73%). In tutti gli altri argo­menti, sono i col­le­ghi ad avere la meglio.

Intanto, in Inghil­terra pochi giorni fa la com­mis­sione Lord (qui l’articolo del Guar­dian e qui la rela­zione) ha esor­tato la BBC e gli altri broa­d­cast ad aumen­tare la pre­senza delle gior­na­li­ste con misure come, ad esem­pio, orari più fles­si­bili, ed ha riscon­trato forti pre­giu­dizi nei con­fronti delle gior­na­li­ste non più gio­vani. Secondo uno stu­dio uti­liz­zato dalla com­mis­sione, ci sono tre gior­na­li­sti nel tg di punta per ogni giornalista.

La que­stione non riguarda, dun­que, solo il nostro Paese ed è anche molto dibat­tuta (a tal pro­po­sito segnalo anche que­sto arti­colo uscito su Nie­man Lab e que­sto tra­dotto da LSDI). Va inqua­drata in una più ampia rifles­sione sulla que­stione di genere, come scri­vevo in aper­tura, ma è impor­tante anche che gli ope­ra­tori dell’informazione la affrontino.


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