“Puntare sul digitale” è il mantra della maggior parte degli editori italiani, che mettono la sviluppo dell’online e dei prodotti digitali al centro dei loro piani di crescita. Poi, molto spesso, le cose vano diversamente come di recente è accaduto a Rcs con i risultati reali ben distanti dagli obiettivi posti dal proprio documento di sviluppo. Le maggiori testate italiane pubblicano i dati sulla readership online immancabilmente con toni trionfalistici, tutti primi, tutti in crescita (noi su questo ci siamo permessi di scherzarci un po’ su).
Bene, ma se poi andiamo a vedere il numeri delle copie digitali vendute e degli abbonati (cioè quelli che concretamente pagano) le cose sono un po’ diverse. Il dato che emerge è preoccupante: negli ultimi sei mesi del 2015 – per la stragrande parte dei maggiori quotidiani italiani – siamo di fronte a una vera e propria decrescita. No, non stiamo parlando di crescita contenuta o in frenata (dato che comunque sarebbe preoccupante viste le praterie che ancora devono essere conquistate in questa prospettiva) ma di vera e propria diminuzione del numero delle persone disposte a pagare contenuti dei maggiori quotidiani italiani. Vediamo nel dettaglio.
Vendita “digital edition”: i dati Ads
Se guardiamo la parabola disegnata dai dati di vendita complessivi (sia quelli di tutte le testate monitorate da Ads sia quelli delle “Top 15” le quindici maggiori testate italiane per vendite) vediamo come la crescita sia molto decisa da gennaio 2013 (488 mila copie complessive e 432 mila per le top15) fino a maggio 2014, poi la crescita pur in frenata giunge al suo picco massimo a febbraio di quest’anno con oltre 522 mila copie complessive e 469 mila per le “top15”. Da qui, per la prima volta, le digital edition diminuiscono e la parabola comincia inesorabilmente a scendere toccando il minimo ad agosto 2015.Fin qui i dati aggregati, ma anche guardando le singole testate – il periodo preso in considerazione va da gennaio 2014 ad agosto 2015 e le testate sono Corsera, Gazzetta dello Sport, Repubblica e La Stampa – la tendenza è la medesima con numero delle digital edition in calo da febbraio di quest’anno. Unica eccezione il Sole24Ore i cui dati sono rispetto agli altri totalmente “fuori scala” (per questo abbiamo fatto un grafico a se) e che meriterebbe un’analisi ad hoc più approfondita.
Abbonati digitali: i dati dei bilanci
Anche i dati sugli abbonati digitali forniti dagli editori (solitamente nei documenti di bilancio di fine anno e nella semestrale) segnano una decrescita. Aggregando i dati forniti dal gruppo Espresso vediamo come sia il numero degli abbonati medi di Repubblica (Repubblica+ e Repubblica Mobile) sia quelli complessivi di tutto il gruppo si evidenzia una flessione a giugno 2015 (l’ultimo dato disponibile è nella semestrale di quest’anno) con una variazione percentuale semestre su semestre in rapida discesa. [update 21/10/15 oggi il gruppo Espresso ha diffuso nota con prime cifre trimestrale di settembre: i dati confermano la flessione visto che per il gruppo gli abbonati medi scendono dai 100 mila di giugno ai 93 mila di settembre]Lo stesso vale per Rcs che indica nei suoi documenti di bilancio il numero degli abbonati digitali aggregato per Corsera e Gazzetta dello Sport: il dato di giugno (145 mila abbonati) segna una flessione del 19% rispetto allo scorso dicembre e del 10,5% rispetto a giugno 2014.
[grazie a Giacomo Fusina per avermi fornito il dataset con dati aggregati Ads]
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