Davvero splendido il drammatico Rabbit Hole di John Cameron Mitchell con una intensissima Nicole Kidman, che tra l’altro ha per la prima volta sfruttato il suo blog personale per lanciare il film.
Becca è Howie hanno perso un figlio e ricostruire la loro vita non è certo facile.
Ognuno dei due ci prova a suo modo, se Howie rimane attaccato ai ricordi del figlio, Becca cerca invece di cancellarlo il più possibile.
Nessuna delle due soluzioni funziona granchè, come non funziona il gruppo di ascolto, nè tanto meno le attenzioni della madre e della sorella di Becca.
Il rapporto tra i due si logora, ma entrambi provano a recuperare, cambiano idea, cercano nuove soluzioni, si allontanano e si riavvicinano.
Nulla sembra dare respiro ai loro animi distrutti, poi due incontri rischiano di far saltare il banco e rimettono ancora una volta tutto in gioco.
Il lavoro di Cameron Mitchell è stato enorme, sia quello sui personaggi, che quello sulla costruzione della storia.
Nulla infatti viene detto preventivamente allo spettatore. Ci troviamo a tragedia compiuta e scopriamo solo passo dopo passo cosa è successo, come, quali sono i problemi, chi è il responsabile…
Il lavoro sulla sceneggiatura è davvero splendido, la costruzione della storia è precisa e non riesco a trovare una pecca.
Ed è impossibile non restare affascinati dai personaggi.
Nicole Kidman su tutti, intensa, forte, passionale, incredibilmente reale, riesce a rendere l’idea della difficoltà, dei dubbi, delle difficoltà, dell’incapacità di venirne fuori.
E fa la sua parte anche Aaron Eckhart, capace di contrapporsi al gran nome che ha di fronte senza assolutamente sfigurare.
Ed il momento in cui i mesi di imbarazzo e di cose non dette tra i due si scioglie in una lite furiosa è davvero una delle sequenze più forti viste quest’anno, mette i brividi.
Una nota di merito anche per Dianne Wiest, che interpreta la madre di Becca e le da un tono di grande ambiguità risultando molto efficace.
In Rabbit hole ci sono un sacco di cose e si potrebbe parlrne per ore, vi segnalo ancora solo il simbolismo del contatto tra marito e moglie, segno delle difficoltà, della soluzione da trovare e finalmente liberatorio quando avviene con grande delicatezza.