RACCOLTA DIFFERENZIATA BIS - "Puntidivista"

Creato il 23 aprile 2013 da Zioscriba

PUNTIDIVISTA
Entità numero uno
Cioè vogliodire cioè a un certo punto ho dovuto dircelo, a quello stronzo. Cioè voglio dire io sono una moglie fortunata mio marito non beve una goccia fuma poco non sporca non va a scopare in giro perché sa che altrimenti lo ammazzo mi aiuta in casa l’ho abituato ad aiutare in casa e soprattutto sono riuscita a farlo stare ai patti che partite di calcio del cazzo ne vede due all’anno, eh sì caro mio, scegli tu ci ho detto, scegli tu quelle che cavolo vuoi, finale dei mondiali, semifinale di cempions lì, juvemilan o che cavolo vuoi, due all’anno altrimenti spacco tutti i piatti poi scappo via col primo fico venuto e non mi vedi più voglio dire ci ho detto. Ma quell’altro stronzo lì in sala d’attesa al reparto maternità bisognava proprio che qualcuno ci dicesse qualcosa. Cioè, voglio dire, avresti dovuto vederlo. Io sono una moglie fortunata lo sai da quando sono incinta mio marito mi chiede le voglie asseconda le voglie va a cercarmi la papaya di notte parla con la mia pancia che voglio dire cioè sono attenzioni importanti, voglio dire mi scopa alla pecorina stando attento, ciè, oglioìre, sono cose importanti, ma quello stronzo lì, avresti dovuto vederlo: un cristone di due metri con pizzetto e orecchino, che già lì, voglio dire, o ti togli quel cazzo di orecchino o chiedo il divorzio in men che non si dica e mi prendo la casa e mi passi gli alimenti, stronzo, comunque, dicevo, ‘glioìre, ti arriva questo stronzone con la moglie incinta e la madre o la suocera ma credo la madre cocco di mamma del cazzo arriva in sala d’aspetto del reparto maternità che poi è un corridoio, e non ti si mette, lo stronzo, seduto dalla parte della madre invece che vicino a sua moglie, non ti si mette lo stronzo a leggere la Gazzetta dello Sport con aria seccata e annoiata, come se non fossero anche affari suoi, come se lui non c’entrasse un cazzo, che so, voglio dire, magari mamma sua mica ce l’ha spiegato come rimaniamo incinte noi donne, non ti si mette lì col muso lungo invece di stare lo stronzo vicino a sua moglie, lo stronzo, di accarezzarci lo stronzo 'ioìre la pancia, di parlarci dolcemente, lo stronzo, di chiederci ogliodire brutto stronzo se voleva una brioscina o un caffè dalla macchinetta automatica? Be’ voglio dire, alla fine ho proprio dovuto dircelo, sai? Naturalmente con eleganza e gentilezza – lo sforzo che non ho dovuto fare, guarda, per non essere più acida e insultarlo di brutto o prenderlo a sberle, lo stronzo, che io voglio dire a vedere certe cose… Semplicemente ci ho detto: «Vedrà che poi sarà contento, quando nasce» ci ho detto. Tiè! Voglio dire, se ha capito ha capito, ciè voglio dire.
Entità numero due
Oggi cazzo lì in sala d’aspetto alla maternità c’era uno che mi piaceva proprio, cazzo. Uno con le palle, cazzo, uno che non si fa tenere per i coglioni da quella stronza della moglie come da troppo tempo sto facendo io. Che devo registrarmi le partite e alzarmi a guardarle alle tre di notte quando la cagacazzo finalmente ronfa. Che devo star lì a tenerle la panza e quasi chiederle scusa se metà feto non posso alloggiarmelo nella panza io, e sguinzagliarmi a mezzanotte a cercarle la papaya del cazzo che tanto poi gli porto sempre il mango (la mia amica Gloria ne ha una scorta e così intanto ne approfitto e me la inculo – cioè Gloria m’inculo, non la scorta) e poi lei dice Che buona amore questa papaya perché l’ha visto in tv ma non sa nemmeno come cazzo è fatta, la papaya del cazzo. Insomma c’era in sala d’aspetto questo tipo giusto, con le palle, cazzo, che accompagna la moglie ma poi la piazza lì sulla sua sedia del cazzo e zitta, e lui poi zitto si dissocia e si fa i cazzi suoi e si legge la Gazza come fanno i veri uomini, zitto, che volevo tanto chiedergli se poi me la prestava ma se osavo chiederlo la mantide chissà che scenata mi faceva, mi squartava, cazzo, e allora porca troia potevo solo sbirciar da lontano ma non riuscivo a leggere un cazzo e quando stavo per afferrare una cosa quello mi voltava la pagina (nel tuo pieno diritto, amico, nel tuo pieno diritto) e mi è venuto il mal di testa e il torcicollo. La moglie con la panza piena come la mia, e lui, come i veri uomini di una volta, lì come niente fosse, come se non fosse stata opera sua, come se non l’avesse riempita lui, seduto lontano a leggersi la Gazza col pizzetto e l’orecchino. Be’, ti dirò che anche se io me lo sogno, di poter fare così, è stato consolante vedere che ci sono ancora in giro uomini veri, rari maschi in via d’estinzione non sottomessi non schiavi della figa come il sottoscritto. Eh ma un giorno o l’altro, un giorno o l’altro giuro mi decido e mi ribello, cazzo. Si cambia registro. Quel tipo giusto lì è stato un bell’esempio, una bella fonte d’ispirazione. E la stronza cagacazzo di mia moglie, invece di farsi i cazzi suoi, non se ne viene fuori a dirgli, tutta ironica e acidula: “Vedrà che poi sarà contento, quando nasce?” Ma vaffanculo, scema, fatti i cazzi tuoi. 
Entità numero tre
Stamattina ospedale Varese per fare da autista alla mamma e alla Cristina per l’ecografia di controllo. Non capisco perché abbia scelto di partorire a Varese. Il reparto maternità è roba da quarto mondo, la sala d’aspetto è un corridoio con otto cadreghe scomodissime, e le infermiere hanno certe facce… Sempre meglio delle facce di talune coppiette che stavano lì. Parevano condannati a morte. C’era una tizia, in particolare, con una gran aria da stronza rancida, che mi fissava malissimo, come se le avessi fatto qualcosa, come se mi volesse fulminare, mentre quello che doveva essere il marito – un’espressione pietosa da can bastonato – sembrava quasi guardarmi storto per il fatto che mi leggevo la Gazzetta e non Il Sole Ventiquattrore. Nessuno dice niente, finché a un certo punto, dopo una buona mezz’ora (le solite attese interminabili da quinto mondo) quella con l’aria da stronza salta su e mi dice: Vedrà che poi sarà contento, quando nasce.Bella scoperta. Magari non lo do a vedere, ma sono strafelicissimo all’idea di diventare zio. E magari non lo davo a vedere, ma oggi l’ho fatta più che volentieri, questa gentilezza di accompagnare mia cognata Cristina a Varese per l’ecografia di controllo.

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