"No andare sul muro, eh!"
Il tono è lo stesso con cui mia madre mi diceva, anni fa, "telefona, eh!" ogni volta che prendevo il treno per tornare all'Università.
L'espressione non la vedo, lei è seduta dietro, ma posso immaginarla, quasi riesco ad immaginarla mentre mi punta contro il ditino, per essere ancora più incisiva.
"No andare sul muro, eh!"
Lo ripete una seconda volta. Questa volta il tono è un po' più preoccupato. L'espressione dev'essere la stessa con cui ieri mi ha abbracciato mentre facevo finta di piangere durante i giochi del bagnetto.
E' preoccupata Princi.
E io che pensavo che le preoccupazioni fossero solo mie. Che sciocca. Eppure dovrei saperlo che ai bimbi non sfugge niente.
"P'cchè hai a tosse, mamma?"
"Perchè ho preso freddo, amore"
"P'cchè hai peso freddo?"
"Perchè non mi sono coperta bene, amore"
Mi sono distratta. So che non dovrei mai farlo, soprattutto quando sono con lei. Per lei. Eppure è proprio per lei che mi sono distratta. E' stato un attimo.
Per fortuna è una strada di campagna, disheshtata, come dice lei, la velocità è quella consentita dalle buche e dalla prima e a riportarmi alla realtà è il rumore senza contraccolpo della macchina che urta un muro a secco alto quanto la torre di un castello. Se non fosse per il rumore Princi non se ne accorgerebbe nemmeno.
"P'cchè piange, mamma?"
"Perchè mamma si è spaventata, amore"
"P'cchè si è spaventata, mamma?"
"Perchè la macchina ha fatto rumore, amore"
Mi torna in mente A., il suo ricordo della madre che piangeva a nascondeva il pianto a lei bambina, nella speranza di non preoccuparla, di non spaventarla.
Che illusione.
A. vedeva le lacrime, sentiva la voce. Allora anche le mamme piangono, pensava, ma non capiva perchè farlo di nascosto e questo la spaventava ancora di più. Se piange di nascosto, allora, chissà quanto tempo passa a piangere quando io non ci sono, pensava. Questo pianto inizia e non finisce mai se deve nasconderlo.
"No piange, mamma"
"No amore, ora passa, non ti preoccupare, mamma si è spaventata, ma ora passa, come la bua"
"P'cchè si è spaventata?"
"P'cchè la macchina ha fatto rumore"
"P'cchè ha fatto rumore a macchina?"
"Perchè ha sbattuto contro il muro"
Un pianto esplicito è come quello dei bimbi. Inizia, ma poi passa. Finisce. Anche alle mamme succede. Anche le mamme si fanno la bua a volte. Come le bimbe. E quando le bimbe si fanno la bua le mamme le abbracciano e le consolano.
"Perchè ha sbattuto contro muro?"
"Perchè mi sono distratta, amore. Mamma è sbadata! eh!"
Mi abbraccia spesso Princi in questi giorni. Deve avere capito che questo impegno di dieci ore al giorni per dieci giorni di seguito pesa più a me che a lei. Deve avere capito che dormo a casa e vado avanti e indietro per dieci giorni solo per non abbandonare totalmente lei, anche se l'impegno era previsto come residenziale, ma io non me la sono sentita di lasciarla sola per dieci giorni stando ad appena 40 chilomentri da lei. Deve avere capito che anche se ho scelto di essere mamma anche in questa occasione, mi preoccupa l'idea di non riuscire a vivere quest'esperienza fino in fondo e mi preoccupa l'idea di tornare troppo coinvolta o preoccupata e di non riuscire ad essere lì con lei, con loro, come dovrei e vorrei.
Deve avere capito che ho bisogno di coccole quanto lei.
"No andare sul muro, eh!"
"Che sei shbadata, tu."
Piccola Princi mia. Piccola bimba che cresce.
p.s. Starò lontana dal blog per un po'. Questi dieci giorni di formazione fino alle 8 di sera mi lasceranno solo pochissimo tempo ed energie e spero di riuscire a spenderle tutte per la mia famiglia nelle poche ore che ho scelto di regalare a loro. Buon weekend!