"Un giorno nuovo le sfiorò delicatamente le palpebre. Alle finestre,il pizzo bianco delle tendine lambiva lentamente l'aria nella luce pallida. Pace e quiete erano parte dell'alba novella,lo sguardo vagò intorno smarrito per posarsi infine sul comodino alla sua sinistra. L'orologio segnava le sei meno venti. Era presto ma,l'inquietudine della notte passata,l'avevano destata prima che la sveglia trillasse. La notte le aveva mormorato noiose lamentele scordate da tempo,finché il sonno non era crollato come un vecchio muro,seppellendo ogni rumore. Un pensiero la destò del tutto «Sono stata felice!» Gemette .
Lo era stata e lo era ancora. Benché molto le fosse stato tolto e molto non le era stato dato,si,in fondo,era felice. Rimuginò tra le labbra quel pensiero...«Felice?» Si abbandonò a sedere sul bordo del letto,mentre le ronzavano nella testa gli echi di tragedie comuni:mariti gelosi,amanti colpevoli,madri impazzite,sangue,catastrofi...
Ma lei era diversa. Lei possedeva il "Dono"..."
(Appunti di nuove veglie)
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