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Su invito dell'amico Fabrizio Filippi, presidente provinciale della Coldiretti, questa mattina ho partecipato, come relatore, al loro convegno, organizzato presso la camera di Commercio di Pisa, che aveva per titolo: Sviluppo, sostenibilità e tutela del territorio. Se la sfida è produrre cibo con metodi sostenibili tutelando il territorio. Questa sfida la si può cogliere, perché lo si può fare. Si può produrre reddito, occupazione e qualità della vita, evitando di “compromettere” l’ambiente e lo spazio che ci ospita.
Partendo dall'enunciazione presente sulla presentazione del convegno, che l’agricoltura, nella sua visione moderna ed innovativa, quella della multifunzionalità e della produttività sostenibile, rappresentata dalle piccole produzioni locali e di qualità, della filiera corta e delle agro-energie, nel mio intervento, ho "raccontato" che questa visione ha radici molto antiche.
Presentato come fotografo e scrittore di campagna, il mio intervento è stato il primo della tavola rotonda, e, di fatto, ho dato spunto ed incanalato la discussione sui temi che ho affrontato e sulle considerazioni che ho espresso, anche perché in perfetta sintonia con gli auspici degli organizzatori, e degli altri relatori.
Il mio intervento non è stato altro che un racconto per impressioni ed immagini di un piccolo viaggio fatto quest'agosto, con lo scooter elettrico e macchina fotografica, nei luoghi descritti da Giuseppe Toscanelli, nel suo libro del 1861: "L'Economia Rurale descritta nella provincia di Pisa".
Giuseppe Toscanelli (1828-91) fu uno dei personaggi pisani più in vista del secondo Ottocento. Fervente patriota, simpatizzante garibaldino, ininterrottamente deputato al parlamento italiano dal 1861 al 1891 per il collegio di Pontedera, personaggio eccentrico ma anche un proprietario fondiario illuminato, che riuscì a trasformare la sua fattoria della Cava, presso Pontedera, in un grande centro produttivo di vino selezionato.
Ho cercato, nell'esposizione, e nella successione delle slide, di ricreare la sensazione di sfogliare un libro, come sfogliare un vecchio album di immagini, e ripercorrere la storia di quei ricordi viaggiando nei luoghi raccontati, come da compiere, attraverso il viaggio lo sfoglio di quelle pagine, l'aggiornamento di esse.
Il tema centrale su cui mi sono focalizzato, e la scelta fatta dalla generazione che ha ricostruito il paese dopo la seconda guerra mondiale, di sostituire il modello agricolo con il modello industriale.
Ed è spostandosi da un luogo all’altro, da una pagina all’altra dell’album, ecco che affiora, anche tra il riverbero della calura estiva, un territorio profondamente trasformato da quella scelta. Dove sono evidenti, e nette, le sedimentazioni.
Con i resti del passato abbandonati a se stessi, ma anche un presente fatto di case e capannoni vuoti.
Ci si rende conto che il modello utilizzato per la sostituzione netta del vecchio modello, si sta esaurendo.
Come se seguisse le sorti della generazione che lo ha scelto e sviluppato.
Riporto qui di seguito, la prima rassegna stampa, che parla del convegno, che trovo sul web.
(...)
L’agricoltura cerca nel suo passato la risposta per un futuro in sintonia con il territorio e l’ambiente. Non è nostalgia rovistare nel passato, nei fasti di una Fattoria, oggi abbandonata, e di una Fattoria, oggi trasformata in lussuosa multiproprietà. Due destini completamente diversi per due realtà che, nell’economia rurale della Provincia di Pisa, hanno rappresentano la vitalità dell’agricoltura e delle campagne pronte a rispondere alle necessità alimentari (e non solo) della comunità. Fattoria allora era sinonimo di vita e di autosufficienza. L’aia il suo cuore. I suoi lavoratori, i mezzadri, gente fortunata*.
(*nota del redattore, perché io non l'ho detto, anzi, ho cercato di marcare il senso molto più realistico se non contrario)
Questo per raccontare come in 150 anni l’economia rurale sia profondamente cambiata e con lei il suo significato per effetto della meccanizzazione e del progressivo abbandono delle campagne. Parte da qui, mettendo a confronto la Pisa agricola del 1861 e la Pisa agricola del 2012, raccontata in un viaggio fotografico da Aurelio Cupelli la tavola rotonda di Coldiretti, che non ha avuto nessun timore di guardare in faccia la realtà e a farla vedere alla numerosa platea.
(...)
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