Da oggi fino al 28 settembre è in programma a Roma la settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio.
Il nostro viaggio letterario prosegue. Dopo Africa e Cina, arriviamo in India con un breve estratto da L’odore dell’India (Guanda, 1990) che Pier Paolo Pasolini scrisse nel 1961 dopo il suo primo viaggio nel sub-continente indiano.
«Benares. Niente di nuovo: le vie del centro sono grandi vie di mercati, coi negozietti affastellati sotto le case sbilenche con le logge di legno, e la solita folla affamata, sporca e svestita. Naturalmente, le vacche. […] L’aria è fredda, come da noi nelle notti primaverili umide. Uno sgradevole senso di gelo si appiccica a tutto il corpo, e dà alle cose, già cupe, nuova cupezza: tutto si dilata e risuona con più disperato rigore.
Infiliamo una strada circondata da muretti, abitacoli, recinti, forse pareti di magazzini, che si fa sempre più stretta e scura.
È gremita di poveri essere seminudi, nella solita sordida danza dell’andare e venire: ne siamo circondati e pressati da tutte le
Intorno ai roghi vediamo accucciati molti indiani, coi loro soliti stracci. Nessuno piange, nessuno è triste, nessuno si dà da fare per attizzare il fuoco: tutti pare aspettino soltanto che il rogo finisca, senza impazienza, senza il minimo sentimento di dolore, o pena, o curiosità. Camminiamo tra loro, che, sempre così tranquilli, gentili e indifferenti, ci lasciano passare, fino accanto al rogo. Non si distingue nulla, solo del legname ben ordinato e legato, in mezzo a cui è stretto il morto: ma tutto è ardente, e le membra non si distinguono dai piccoli tronchi. Non c’è nessun odore, se non quello, delicato, del fuoco».