Raccontare il mondo attraverso il viaggio (4) – Intervista a Orfeo Pagnani (Exòrma)

Creato il 25 settembre 2014 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

di Emanuela D’Alessio

Nella seconda giornata del Festival della Letteratura di Viaggio, in corso a Roma a Villa Celimontana, ospitiamo Orfeo Pagnani, editore di Exòrma, sponsor ufficiale del Festival.

Sabato 27 settembre alle 10:00 l’appuntamento con il pubblico Robe dell’altro mondo, organizzato da Exòrma. Tutti sono invitati a salire sul palco con un oggetto riportato da un viaggio e raccontarlo. In premio libri di viaggio, ovviamente.

Il Festival della Letteratura di Viaggio è giunto alla settima edizione quest’anno, Exòrma è l’editore ufficiale dell’iniziativa. Vogliamo partire da qui per scoprire chi è Exòrma?
Il Festival propone la cultura del viaggio nelle varie forme della narrazione: i reportage e la fotografia, il cinema e la letteratura, la geografia del mondo. Exòrma accompagna con entusiasmo il Festival fin dai suoi primi passi condividendo le passioni, le idee e le fatiche di chi lavora per renderlo possibile. Lo scarso investimento delle istituzioni sulle imprese culturali e le scarse risorse a disposizione di iniziative come quella del nostro Festival trasformano tutto in un’avventura. Ma noi siamo contenti di essere della partita. Exòrma sponsorizza il Festival realizzando il FestBook e supportando le attività di comunicazione e promozione; siamo il partner naturale visto che il progetto editoriale dà ampio spazio alle tematiche del viaggio. Abbiamo una collana dedicata: Scritti Traversi.
Quest’anno abbiamo deciso di portare al Festival un nostro format: Robe dell’altro Mondo. A Villa Celimontana domani ci sarà un momento aperto al pubblico. Tutti possono partecipare. Poche e semplici le regole del gioco: basta presentarsi con un oggetto riportato da un viaggio e raccontarlo. Non contano i chilometri percorsi, l’importante è che l’oggetto sia capace di raccontare un luogo, un’esperienza, un’emozione. Al racconto e all’oggetto più originali andranno in premio i libri della nostra collana di viaggio. E alle 14.00 a salire sul palco per “Robe dell’altro mondo” ci saranno viaggiatori d’eccezione: Syusy Blady, Luciano Del Sette, Paolo Brovelli e Francesca Bellino.

Che cosa significa il nome Exòrma e perché questa scelta?
Avete notato che il nostro logo utilizza la lettera greca “epsilon” e la “ò” tagliata sotto che allude alla forma dell’“omega”? Il nome è una sorta di italianizzazione della radice di un verbo greco: mollare gli ormeggi. Il progetto Exòrma è legato fortemente alla dimensione del viaggio. Il viaggio come fonte di conoscenza, scatola delle meraviglie, libertà dell’esperienza, occasione di incontro, necessità della scoperta.

Il viaggio, dunque, è al centro della linea editoriale della casa editrice, ma non solo. Ci spieghi meglio quali libri hai deciso di pubblicare e perché?
Exòrma mette in circolo non soltanto il tema del viaggio. La collana di letteratura di viaggio si chiama Scritti Traversi proprio perché il viaggio è un elemento trasversale che chiama in causa antropologia, cultura del sociale, attualità, arte, fotografia. Ma il desiderio è però che la collana si metta “di traverso”, come anche gli altri nostri libri di narrativa, divulgazione, arte contemporanea, sbarrando il passo se possibile ai luoghi comuni, all’omologazione dei contenuti, alle strettoie dei generi. Scegliamo con autentica curiosità e attenzione autori e temi, privilegiando la qualità della scrittura. La nostra produzione è ordinata in collane con un loro preciso profilo. Per avere un’idea complessiva è meglio dare un’occhiata al sito. www.exormaedizioni.com

Diventare editore è stato un progetto di vita o una fortunata casualità?
Una necessità. Forse. Si può dire che non c’è stata premeditazione, ma è stata la freccia a trovare il bersaglio. C’era una volta uno studente in filosofia che mutò in grafico autodidatta e redattore. Lo studio di progettazione editoriale, che nasce nel 1985, lavora per molti anni per grandi e piccoli editori. Exòrma spunta da una costola dello studio. Da creativo indipendente con una grande propensione all’autosfruttamento a editore indipendente con un grande destino, di autosfruttamento.

Orfeo Pagnani

Che cosa vuol dire oggi essere un editore? In tempi di metamorfosi digitale per l’editoria, di self-publishing dilagante, di rivoluzione e crisi dell’intera filiera?
La specie non dovrebbe essere a rischio di estinzione. Continua a esserci ancora un solo modo di fare l’editore, credo, che è quello che conosco. È quello di mediare tra autore e lettore. Di rintracciare le scritture, i contenuti proponibili, di agitare il setaccio per trovare l’oro o almeno qualcosa che gli somigli, nell’oceano indifferenziato del popolo degli scriventi. Per “scriventi” intendo quelli che scrivono molto e leggono troppo poco; poi magari, diciamolo, si affidano al self-publishing perché non trovano un editore. Editore è chi si assume la responsabilità di provare onestamente a fare buoni libri fatti bene, libri che servano, e portarli il più lontano possibile. Non è la metamorfosi digitale a doverci preoccupare. Bisogna essere disposti a raccogliere le sfide tecnologiche e le innovazioni. È d’obbligo interrogarsi sull’evoluzione delle forme della creatività, dell’espressione e dei linguaggi, delle modalità di divulgazione e di fruizione. La forma libro può ibridarsi, mutare, nascondersi; la letteratura stessa può decomporsi del tutto. Quello, però, che ucciderà davvero l’editoria indipendente sarà la politica, che non crede di doverci considerare una risorsa. Sarà la politica commerciale dei grandi gruppi editoriali che, grazie alla posizione monopolista, si possono permettere di orientare, condizionare, gestire il mercato, almeno quello interno. Anche loro in ogni caso hanno il fiato sul collo di pesci più grossi come Amazon e cartelli più potenti e dovranno affrontare in fretta mutamenti su scala globale, giocare la scommessa della trasformazione.

Il dibattito è diventato quasi stucchevole, ma vorremmo conoscere la “ricetta” di un piccolo editore indipendente per continuare a resistere.
La “ricetta”? Puntare sulla qualità. E uscire dalle logiche della competizione per il profitto a tutti i costi; a coloro che avevano coltivato l’illusione vorrei raccomandare di abbandonare di corsa la nave che affonda. È una buona idea entrare in comunicazione con le altre case editrici indipendenti per confrontarsi e cercare soluzioni; noi di Exòrma lo stiamo facendo con i colleghi dell’associazione ODEI – Osservatorio degli Editori Indipendenti.

Quali sono le difficoltà che una casa editrice come la tua deve affrontare? E quali i vantaggi?
Il vantaggio più grande dal mio punto di vista è la reale indipendenza, la totale autonomia nelle scelte editoriali. La piccola dimensione, inoltre, consente una maggiore agilità della struttura produttiva. Ovviamente il prezzo è alto perché si affronta il mercato senza paracadute, con un investimento totale delle energie personali. Uno dei grossi problemi, che riguarda più in generale quello della bassissima redditività, è l’onere della distribuzione; il distributore nazionale incamera gran parte del prezzo di copertina e non lascia margini economici sufficienti all’editore, che deve fare tutto il lavoro vero di promozione. Un altro problema correlato è la scarsa o nulla visibilità nelle librerie e la conseguente non facile reperibilità. A questo si aggiungono i tempi scandalosamente brevi di permanenza del titolo negli scaffali del libraio, quella che si chiama “rotazione”. Le librerie indipendenti sono costrette dalle politiche commerciali dei distributori e dalla crisi finanziaria a rendere prima possibile i libri invenduti all’editore; quindi il catalogo della casa editrice difficilmente rimane a disposizione del lettore; e le librerie di catena puntano soltanto sulle novità, mentre i nostri libri si vendono sul medio-lungo periodo. È una grande fatica far quadrare i conti.

Come è organizzato il lavoro in casa editrice? Quante persone vi lavorano?
Il lavoro in casa editrice è molto articolato e si avvale di competenze specifiche. Da noi funziona così: arriva la proposta, una prima scrematura la fa proprio l’editore che valuta se l’opera è in linea con il progetto editoriale e, nel caso lo sia, lo affida a un collaboratore per una lettura integrale e la stesura di una scheda che torna all’editore o al direttore di Collana. A questo punto i manoscritti selezionati vengono letti anche dall’editore che deciderà se pubblicare. Se necessario, un editor affianca l’autore nella stesura finale. Poi si impagina, si studia la copertina, si correggono le bozze, e finalmente si stampa. Una persona si occuperà della comunicazione in rete, il sito e i social network, un’altra dell’ufficio stampa, un’altra ancora seguirà l’aspetto commerciale e i rapporti con il distributore. Insomma sei persone per fare un lavoro che il buon lettore non immagina; per portare un’opera dalle intenzioni dell’autore agli scaffali di una libreria.

Volendo spiegare Exòrma attraverso i titoli pubblicati, quali sceglieresti e perché?
È come chiedere a un genitore quali sono i figli che gli sono più vicini. Ci occupiamo di cose apparentemente anche assai diverse tra loro, l’arte contemporanea e la letteratura di viaggio, il saggio narrativo e la fotografia, l’antropologia e i temi sociali. In realtà sono parti di uno sguardo complessivo sulla contemporaneità. Vuole essere uno spazio aperto ma ordinato, ordinato in collane, dove accogliere riflessioni pertinenti e coerenti, esperienze e scritture non trascurabili anche di autori esordienti. Tra i nostri libri qualcuno sarà più indisciplinato di altri, qualcuno più in forma o più indipendente e viaggia da solo; qualcuno è estroverso e loquace, altri si fanno pregare. Ma se li guardi bene, in qualche modo si somigliano tutti e capisci che abitano la stessa casa. Exòrma è così, credo. I nostri libri sono un po’ così: il saggio si fa prestare la giacca buona dalla narrativa, la critica d’arte chiacchiera con il racconto, la letteratura di viaggio invita l’inchiesta a cena e tutti si divertono un sacco.

Ci puoi anticipare qualche novità?
Ve ne anticipo una da non perdere nella collana di narrativa. È uno strano romanzo scritto magistralmente: La strage dei congiuntivi di Massimo Roscia. Un intruglio magico e paradossale di erudizione e divertimento sulla deriva e in difesa della Lingua maltrattata e defraudata, nascosto appena dietro un sottile velo noir. L’altra news è che nei prossimi giorni avviamo una campagna di crowfunding per sostenere l’edizione del lavoro di una giovane studiosa italiana, Luce Lacquaniti. Un’interessante e attualissima finestra sul valore sociale, politico e artistico della street art tunisina, dalla Primavera araba ad agosto 2014. L’edizione cartacea sarà correlata a contenuti video che distribuiremo in rete; sarà aperto un blog e ci auguriamo di riuscire ad alimentare un fitto traffico e un utile scambio di contenuti.

Fiere del libro: sono un utile strumento per conoscere e farsi conoscere, un’onerosa perdita di tempo o semplicemente appuntamenti a cui non si può mancare?
Molti dei festival e delle fiere proposti durante tutto il corso dell’anno sono ottime occasioni per i libri e per gli editori. È sempre molto faticoso e oneroso partecipare; dobbiamo sempre valutare bene su quale situazione investire. Ma sono situazioni in cui si conquistano lettori: i libri vanno raccontati da chi li fa. Dal 25 al 28 settembre, oltre a supportare il nostro Festival della Letteratura di Viaggio a Roma, siamo presenti al BUK Catania e al SabirFest a Messina dove presentiamo il libro fresco di stampa Egitto. Democrazia militare di Giuseppe Acconcia.

Orfeo Pagnani e Marco Guerra di Pagina 348

Qual è la tua libreria ideale?
Una libreria con più libri e meno gadget. Un luogo dove sia possibile incontrare un libraio che conosce i libri che vende e che ha voglia di ascoltare, di consigliare il lettore, di suggerire un titolo. Ce ne sono sempre meno, ma ci sono: le librerie indipendenti hanno vita difficile. Vorrei una libreria senza lo sbarramento delle cataste di libri dei grandi editori scontati al 30%. Una libreria garante della bibliodiversità che promuova gli editori indipendenti di qualità e renda disponibili i libri che il lettore vorrebbe leggere. Non solo gli editori ma anche i librai devono fare uno sforzo di immaginazione per reinventarsi e rispondere al mutamento senza stravolgere il senso del proprio lavoro.

Che cosa c’è da leggere in questo momento sul tuo comodino?
Intendi oltre al metro cubo di inediti? Allora: La preistoria acustica della poesia di Brunella Antomarini (Aragno), Critica della vittima di Daniele Giglioli (Nottetempo), Er Ciuanghezzù di Paolo Morelli (Nottetempo), I film da vedere a vent’anni di Goffredo Fofi e Gianni Volpi (Edizioni dell’Asino).


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