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Racconti fantastici: Il mistero della rosa viola

Creato il 26 febbraio 2016 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria
rosa viola

dipinto di Mariella Cutrona

… Là dove il verde dell’erba si fondeva con l’azzurro di un cielo terso…

Ti Ho Scelto

Un’Entità che la emozionava, che all’occorrenza sapeva asciugare le sue lacrime. Un angelo che non aveva bisogno di cambiare, che non aveva bisogno di una seconda possibilità…un’entità che le porgeva la mano e che non fuggiva alle prime difficoltà, ma che aspettava anche le seconde per sfidarle. Un’entità che camminava insieme a chi aveva deciso di amare,  e nonostante il periodo nero vedeva sempre tutto a colori. Un’Entità che non cancellava una donna difficile e complicata come lei, ma esaltava gli aspetti più intimi, cercava di migliorare la vita anche quando la vita l’aveva peggiorata. Una vera entità che non chiedeva nulla in cambio, perché aveva deciso di donarsi, di regalare il suo cuore perché contava solo lei.

Camminava a lenti passi per i giardini del castello di Crathes a poche migliaia di distanza da Banchory . Un castello da fiaba, dove la magia  si respirava a pieni polmoni,  e la faceva abbandonare a dolci sensazioni, al profumo di migliaia di fiori. Passeggiava sui sentieri tra questi giardini, ammirava i fiori, le siepi irlandesi, potate in forme regolari con le tecniche di arte topiaria. Aveva già letto nei classici di Cicerone e Plinio il vecchio di alberi e siepi di Leccio, Cipresso, alloro, potati con la tecnica di plasmare la natura.

L’incanto di quei giardini la riportava indietro nel passato, all’improvviso,  un tuffo nell’epoca vittoriana e si abbandonava nello sciabordio dei ricordi alla ricerca spasmodica del significato di ogni singolo fiore.

Chiuse gli occhi. La sua anima cominciò a volare mentre adorava il profumo del gelsomino che acuiva e indicava la separazione, la distanza. Il profumo dei fiori penetrava nel suo essere femmina,  le rose bianche in quel momento imperiose, le ricordavano la solitudine, i cardi la misantropia.  Ad un tratto ebbe paura che i ricordi potessero rompere quell’incanto mentre  il cielo sopra di lei era diventato più grande di quanto già non fosse.

Solo in quel momento si rese conto di quanto tempo fosse trascorso.

L’azzurro aveva lasciato il posto ai colori del tramonto, l’aria  fresca la accarezzava, e i fiori sembravano tante farfalle poggiate sugli steli.

Quel luogo l’attirava, il profumo degli Iris le faceva ritrovare fiducia, desiderava solo lasciar cadere ogni peso dal cuore, di sottrarsi ai dubbi, alla tristezza e alle paure.

Continuava a guardare il cielo, la sua immensità, i suoi misteri, immaginava di contare le sue stelle, ma si rendeva conto che le stelle non si possono contare quando si è soli.

Si rendeva conto del suo limite nel mondo.

La luce stanca della sera la colse quando già aveva perso l’orientamento. Era come se stesse cercando qualcuno o qualcosa, impossibile lasciare quel luogo, doveva cercare il sentiero che le indicava il profumo degli Iris.

Percorrerlo  forse significava trovare la propria anima, forse l’Entità che le avrebbe regalato emozioni sfiorandole le labbra con il suo tocco magico.

La vita la metteva alla prova.

Anche il seme più acerbo, se arriva il suo raggio di sole a scaldarlo trova la forza di sbocciare.

Lei doveva trovare quello che cercava e l’attirava prepotentemente.

Aveva paura, non del buio, non della solitudine, non del silenzio, ma di quello che avrebbe trovato oltre le scale che all’improvviso si aprirono davanti a lei.

Cominciò a salire i gradini con occhi fissi davanti a lei.

Spalancò un portone, sull’uscio l’accoglieva un  pergolato, un intenso profumo che avvolgeva l’aria, il profumo netto e distinto delle rose.

Sentiva arrivare le emozioni, un’armonia di odori la inebriava.

Il profumo della rosa viola, ma soprattutto il suo profumo, avvertiva la sua presenza, il cuore le batteva forte, quasi a scoppiarle dentro, martellante,  la annullava.

-“Chi sei?”- Urlò nel buio.

Un guizzo luminoso sbucò fuori dalla rosa viola, i petali vellutati venivano illuminati da una luce dorata che creava l’Incanto.

-“Non avere paura Amorosa, io ti ho scelta”- diceva una voce magica dal tono suadente e imperiosa nello stesso tempo, una voce che faceva pensare a magie lontane, ma maledettamente vicine.

L’assalì una sensazione spiacevole al centro del petto che diveniva piano piano quasi rabbia. Come si permetteva quello là? Chi credeva di essere? Com’era possibile tutto ciò? Per un istante rimase paralizzata, ma la curiosità la spingeva a capire.

Sentiva la logica scivolare via, trasportata dalla fredda brezza notturna e si mosse nel buio per mettere a fuoco quella meravigliosa voce che diceva di averla scelta.

Si avvicinò lentamente alla rosa, accarezzava delicatamente i petali e un bacio lieve, magico, le sfiorò le labbra.

Non era un’illusione, non stava sognando, il tocco l’aveva avvertito eccome!

-“Perché mi hai scelta?”- Chiese all’improvviso.

-“ Ti ho scelta nel momento in cui sei entrata nel castello, nel momento in cui ho percepito che il tuo cuore era chiuso alla vita”- Rispose  l’Entità.

-“ Tutto questo non è razionale, non ha logica, sei distante da me, non sei terreno. Sento solo una voce, ed è un incanto.”-

-“Amorosa mia,  non puoi trovare una spiegazione per tutto.”- le disse categorico.

-“ Non si scelgono così le persone, no, non può accadere così, io sono troppo razionale per crederlo. Non so nemmeno se hai un nome-“

Sorrideva…

-“Chiamami come vuoi! Tu per me sei Amorosa.”-

Il cuore le batteva forte, le emozioni si mescolavano,  sollevò lo sguardo.

-“ Incanto, tu per me sei Incanto!”-

Improvvisamente una luce intensa  la prese per un braccio, i suoi occhi erano su di lei. C’era tutto nella sua mano…sogni, speranze, illusioni,  seduzione.

Sospirava e il suo profumo invadente avvicinava tutto il suo mondo a lui, tutta la sua vita si allungava davanti, si estendeva come un fiore conduceva Incanto alla terra.

Era già tutto deciso. Percepiva i suoi pensieri, il suo profumo, il suo volere.

-“Ciao Amorosa”-

Sollevò la testa, lui era là a pochi metri, la luce delle stelle si faceva più intensa…sentiva un tuffo al cuore e improvvisamente la sua mente si liberava.

-“ Finalmente ci vediamo alla luce!”- disse con un sorriso.

Con un movimento fluido si fece avanti e l’abbracciò.

Era forte, deciso e nello stesso tempo delicato.

Le comunicava e condivideva tutto se stesso in quell’abbraccio.

-“Hai paura Amorosa?” La guardava come se stesse valutando la sua risposta.

Si sentiva come un’adolescente alle prime armi.

-“Allora? Che ti succede?”- chiese l’Entità.

I suoi occhi dentro gli occhi di lui.

L’incredulità le scorreva nelle vene, mentre Incanto aveva smesso di analizzare la logicità delle sue azioni.

Era assurdo, le aveva indicato la strada per farle comprendere che la vita andava vissuta non sempre con raziocinio, ma cogliendo l’attimo senza interrogarsi su nulla. Cercava qualcosa su cui sedersi, le radici di un albero sembravano trasformarsi in un confortevole  giaciglio.

Incanto si sedette accanto a lei.

La sua mano le accarezzava piano i capelli.

-“Amorosa ci sono situazioni, cose che accadono, alle quali non ci si può sottrarre-“ diceva piano.

Il profumo della rosa viola aumentava….

Le scostava i capelli dal viso con molta attenzione, delicatamente.

Ad un tratto Incanto allargò le braccia d’istinto e l’avvolse nell’abbraccio che aveva desiderato darle per tutto il pomeriggio.

-“Avrai tempo per pensare Amorosa.”-

Le prime parole razionali che aveva pronunciato fino a quel momento.

Le stava strappando il cuore e al suo posto metteva una bellissima rosa viola.

Incanto baciava i suoi capelli, e lui sentiva il suo respiro caldo, al punto di poterle circondare il collo con le sue braccia.

Immergeva le dita nei suoi capelli morbidi, , la baciò come aveva tanto desiderato.

Era turbato da quel bacio, scuoteva la testa come a volerle schiarire le idee.

Lo odiava per averla annullata ma si sa, l’odio è un sentimento molto complesso.

Si odia ciò che non si comprende, quello che sembra troppo distante.

Odio e amore, sentimenti troppo vicini, non hanno confini chiari.

In quel momento Amorosa non avrebbe sentito il profumo del limone, niente razionalità, nessuna ragione, nessun limone a respingere il peso oscuro dell’anima.

Incanto leggeva il suo pensiero, la guardava con uno sguardo pieno di desiderio.

-“ Amorosa concentrati sulla cannella, sul suo profumo seducente, corposo e passionale.”- Lo disse con tono avvolgente. Le sue parole erano chiare, arrivate diritte al cuore, lo sapevo, era il profumo dell’Eros.

In quel preciso istante erano due individui, un maschio e una femmina che si desideravano.

Due sguardi infiammati, due bocche che si cercavano.

Un bacio lunghissimo scatenava sensazioni infinite, due corpi che si scambiavano emozioni con passione  e frenesia. Gli occhi si incontravano mentre  stavano per esprimere tutto il loro piacere avvinghiandosi l’uno all’altro.

Erano divenuti un unico corpo, un’unica Entità con la gioia nel cuore e con un calore infinito.

I primi raggi di sole ammiravano una nuova rosa viola, abbagliante, scintillante, luminosa, conteneva la liberazione della dimensione terrena.

La vita di Amorosa era cambiata in una notte, una notte inconsciamente attesa e desiderata, ma di cui solo adesso era riuscita ad assaporarne l’essenza fino in fondo, Si, Il suo  sogno grande come la libertà, come l’amore vero…quello magico, quello che può compiere i miracoli è diventato realtà.

Mariella Cutrona



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