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Racconti in Causa: L’uomo che scambiò sua moglie per un Campiello

Creato il 08 luglio 2010 da Scrid

Ho chiesto a Carolina Cuotolo di Scrittori in Causa, di spendere qualche parola in più per i lettori di StoriaContinua e spiegarci più approfonditamente in cosa consiste l’iniziatva del gruppo di cui fa parte, con un occhio particolare ad una sezione del loro sito dal titolo “racconti in causa“.
Ecco cosa risponde con estrema gentilezza, Carolina:

Il nome si riferisce al sentirsi chiamati in causa invece che lavarsi le mani dalle questioni contrattuali dell’editoria che noi per esempio troviamo ingiuste pur essendo accettate acriticamente da sempre più o meno da tutto l’ambiente editoriale.

Ma “in causa” si riferisce anche al fatto che qualcuno di noi si è visto costretto a fare causa alla propria casa editrice per vedere affermati i propri diritti, e questo nostro malgrado, perché uno degli scopi del progetto è proprio di fornire, agli esordienti e a quanti siano interessati, gli strumenti per trattare su un contratto editoriale in modo da non dover arrivare a una causa legale una volta che scoprono che il contratto suddetto non li tutelava a sufficienza e ne stanno pagando le conseguenze.

Detto questo la sezione “racconti in causa” del nostro blog è dedicata a quanti desiderano, piuttosto che scrivere un articolo o raccontare la loro testimonianza diretta del rapporto (positivo o negativo) con gli editori, dare un contributo di tipo narrativo, dunque non direttamente connesso alla propria esperienza seppure chiaramente da questa ispirato.

Al momento i racconti sono solo due perché abbiamo aperto il blog poco meno di un mese fa, quindi speriamo che la sezione racconti sia ampliata di molto nei prossimi mesi.

Uno di questi due racconti, “L’uomo che scambiò sua moglie per un campiello”, porta proprio la firma di Carolina Cuotolo ed è estratto dal progetto “LET. IN. Antologia di letteratura inesistente”. Per non smentire la sua disponibilità, l’autrice ci ha permesso di pubblicarne un brano, nella speranza che se vi venisse in mente di scrivere un racconto breve a tematica editoriale, lo proponiate come Scrittori in Causa.

Questo romanzo racconta l’epopea di un gruppo di coraggiosi (Oboe, sua moglie Cloris, e i due colleghi pizzardoni di Oboe, Borghetti e Averna) che sfidano l’impero editoriale italiano per dare voce a un romanzo in cui credono più che in se stessi.

L’idea viene al Borghetti quando scopre che il presidente della giuria del Premio Campiello per l’anno successivo sarebbe stato Alberto Albertinis, un usuraio salito agli onori della cronaca per aver fondato una banca di lusso per correntisti vip ma soprattutto, elemento fondamentale in questa storia, concittadino.

Il piano è semplicissimo: seppellire di contravvenzioni l’Albertinis fino a ottenere la vittoria per l’ultimo romanzo di Oboe, un tomo di ottocento pagine dal titolo: Non solo fregnacce. Ma la via della gloria non può che essere lastricata di ostacoli che mettano alla prova il valore di chi osi tentare di ottenerla: l’Albertinis, essendo schifosamente ricco, naturalmente dispone di un box privato per la sua Ferrari giallo canarino.

Dopo momenti di indicibile scoramento in cui i protagonisti non risparmiano cazzotti al muro e bestemmie al cielo, Cloris, che fino a quel momento è rimasta in silenzio, ha un’idea. E così, nel cuore di quella stessa notte, travestita da prostituta per non dare nell’occhio, la signora Oboe si avvicina di soppiatto al box dell’Albertinis per sabotare cellule fotoelettriche in nome della letteratura. Ma proprio quando niente sembra perduto, sotto gli occhi di Oboe e dei colleghi appostati dietro un parchimetro, ecco accadere l’imprevedibile: la Ferrari, da 100 a zero in 3,27 secondi, si ferma davanti al palazzo, davanti al box, davanti a Cloris. L’Albertinis scende dalla macchina, s’incapriccia da zero a 100 in 2,23 secondi della donna, e se la porta in casa.

Ecco il testo dello struggente biglietto con il quale, alcune settimane dopo un lungo silenzio, Cloris comunica al marito il suo estremo dono d’amore:
Mi ama. Non lo amo. Il premio è tuo. Addio.

Oboe distrutto dal dolore maledice il premio, si ricorda di essere affetto da un male incurabile e muore. Il premio viene assegnato postumo. Non solo fregnacce vende un milione di copie in sei mesi. Il piccolo editore, al quale l’Oboe pochi mesi prima aveva versato 2.500 euro (di cui 2.000 al nero) per pubblicare il proprio manoscritto, diventa il maggior editore librario nato in Italia almeno nell’ultimo quarto di secolo.


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