Stelle cadenti
Due di quelle enormi bocche rumorose mi stanno poco sotto i piedi, consumando le grandi foglie verdi che al sapore, e io le ho assaggiate, sono disgustosamente amare. Mi piace guardare tutto da quassù, più in alto persino di questi giovani mostri dal collo allungato, che masticano guardandomi per una volta dal basso. Si vedono bene le stelle e il mare, e le ultime sfumature viola e arancioni che il sole si lascia dietro mentre affoga nell'acqua. Sono sola, e mi piace. Arriva il buio.Quando scende la notte la seconda squadra inizia il lavoro, la prima invece torna a riposare. Ci vogliono gli occhi speciali per osservare nelle tenebre, e i giganti che dormono sono interessanti a vedersi così, perché ci si può meglio entrare per sbirciargli nei sogni. Mamma e gli altri lo dicono sempre ''Quel che noi siamo sta tutto lì, nelle pulsioni vere, nell'istinto puro che queste feroci bestie custodiscono nel dentro.'', ma io non sono poi tanto sicura delle loro parole, non le intendo ancora. Le stelle mi piacciono, mi ricordano che presto le vedrò più da vicino, che siamo prossimi alla partenza, la mia prima. Io che ancora sono giovane queste meravigliose luci infuocate non le ho mai colte in tutta la loro bellezza. Smarrendo sguardo e pensieri mi accorgo però di qualcosa di nuovo, di insolito nonostante sia qui ogni sera, ormai da una vita. Una scia rossa, e poi due, e altre quattro che si alzano da terra, lontane, puntando dritte oltre la luna pallida. Mai viste stelle cadenti comportarsi così, andare al contrario.Mamma crede che noi Uwak e solo noi, non i signori Bariiah, proveniamo da queste creature: squamosi pachidermi corazzati, violenti alcuni, pacifici altri. Ha visto i loro sogni, li ha studiati, e ne è convinta. Ma io sono ancora piccola e non mi è dato di sapere troppo, né di capire. Forse chissà, ha ragione lei. D'altro canto i colli lunghi e le code pesate, i tri-cornuti e i nuotatori del fiume hanno gli stessi nostri colori, la pelle grigia scura, le nostre rughe. Ma che vuol dire poi, che eravamo così?
Quando le ho detto delle stelle cadenti della notte scorsa non mi ha creduto, e si è arrabbiata.
Queste piccole lucertole verdi amano mangiare i miei rios. Ogni tanto li faccio felici lanciandogliene qualcuno, ma poi mi stufo, perché piacciono di più a me, i rios, li voglio tutti per me. Ritraggo la mano infastidita e loro fuggono. Cos'è, li ho spaventati? No, non posso essere stata io, ora ho capito. E' quella stella, penso. Non mi piace, la sento strana. Forse è perché è giorno. Quando mai si è vista una stella risplendere così fortemente nel mezzo del giorno, e competere col sole?
Mi sento sola. Sono sola. Non sono stelle, ma vanno loro incontro. Stupida io e tutti gli altri a non aver capito prima. Se ne tornano a casa i signori Bariaah, abbandonandomi qui. Se ne tornano con la risposta più ambita ben ficcata tra le loro traslucide orbite nere, nei loro crani sgraziati. La mostreranno ai miei poveri Uwak, lassù, a tutti quelli che non ho mai conosciuto. Anche loro conosceranno la morte...A un tratto è di nuovo giorno. Questa sì, è una stella che cade. La più grande e bella che abbia mai visto. C'è silenzio. La terra trema. I giganti ruggiscono inquieti. Il mare si avvicina, rapido, terribile. Ora la stella è caduta. Chiudo gli occhi, terrorizzata.
Nemmeno la concepivo la morte, prima. Mamma, sto per riabbracciarti.