Racconto di luglio – part. 1

Da Flavialtomonte

È veramente una ragazzina di dodici anni o poco più, sulla sdraio della sua terrazza, che legge un libro, china sulle ultime pagine, sull’inchiostro sgraziato di un libro del novecento. Porta un cerchietto in testa, e il resto di quei ricci capelli rossi fanno da guardia alla schiena ricurva e biancastra. Occhioni grandi dal colore di alberi fioriti di primavera, dalla forza di un canarino che svolazza, inciampa e cade.
Un vestitino a fiori fino al ginocchio, e poi di nuovo la carnagione biancastra, e graziosi sandali dai colori fluo e cromati. Mani morbide che accarezzano un’altra pagina di parole che a breve finirà di ascoltare, rientrando in casa, a piccoli passi, con piedi timidamente allacciati a un venticello fresco che le ondeggia il vestito.
Un richiamo. “Clara?” e poi di nuovo il silenzio, solo un soffio leggero da quella terrazza arredata a modo: divanetti di vimini e tavolo in legno rifinito a mano con mosaici che sorreggono il peso di una piantina sempre-verde. Attorno a questi, altre piante, altri germogli, altri libri, e una tenda che conduce in una “casa di mare”, perfetta nell’armonico ordine della mobilia.
L’ennesima pianta su una finestra che apre gli orizzonti ad una piccola cucina, composta da mobili in muratura, un tavolo e due sedie.
Il telefono squilla, e una donna sulla cinquantina si affretta a rispondere.
Pronto?” e qualcuno dall’altro capo la informa di qualcosa di terribile. La donna riattacca, si affretta verso un’altra stanza, e torna in cucina a prendere un mazzo di chiavi da un tavolinetto di fianco al telefono a muro. Si sistema gli abiti, chiude di fretta le serrande che danno sul terrazzino, e si ode solo lo sbattere di una porta e il motore di una macchina che parte, con la fretta di andare.


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