Francesco fa il consulente free lance da diversi anni ormai e ama definirsi “il camionista della consulenza” poichè viaggia molto per lavoro anche se progressivamente negli anni con la diffusione della Rete è riuscito a ridurre sensibilmente gli spostamenti. È un bene che sia così, viaggiare è sempre più costoso e stressante e poi, anche se lo dice a denti stretti, ormai non è più giovanissimo e iniziano a pesargli le centinaia di chilometri in un giorno. D’altra parte, mi dice sorridendo, lui è si un camionista ma quando arriva non scarica ed ha finito, lui quando arriva inizia a lavorare.
Era diverso tempo che non ci vedevamo e così abbiamo deciso di prenderci un aperitivo insieme per Natale per raccontarcela un po’, come si suol dire, qualche giorno fa.
Dopo qualche battuta, inevitabilmente, si finisce per parlare di lavoro, d’altronde facciamo quasi lo stesso mestiere anche se lui ormai da anni lavora quasi esclusivamente nel settore automotive.
Abbassa gli occhi un po’ mesto mentre mi racconta che le condizioni di lavoro sono sempre più difficili, che con la crisi del settore automobilistico si lavora il doppio di dieci anni fa e si guadagna la metà. Se fai formazione ormai la progettazione non te la paga praticamente più nessuno ed anche le spese vive sono quasi sempre a tuo carico mi dice.
La consulenza va un po’ meglio, “sai io ormai sono anni che lavoro per loro [nome brand casa automobilistica] e alla fine è grazie a questo che riesco a vivere ancora decentemente”, dice, “anche se anche lì si rischia sempre più di girar soldi con gli sgravi fiscali ridotti ai minimi termini, pensa che in un trimestre ho speso tremila euro di carburante e 800 di autostrada scaricando un paio di centinaia di euro in tutto, io mica uso la macchina per andare a spasso” concludendo con un imprecazione. “E poi adesso ci si è messo anche questo testa di [beep!] del galletto di Firenze ad aumentarci i contributi Inps, io ho più di 50 anni ma lo sa quello lì che se perdo il lavoro, se mi ammalo, a me non mi paga nessuno, se non riesco a mettere via qualcosa come faccio?”
Gli do una pacca sulla spalla, lo guardo dritto negli occhi e gli dico “pensa che io lavoro quasi solo nell’editoria, forse è ancora peggio”. Sorride, mi guarda dritto negli occhi, alza il bicchiere di vetro spesso con la sua solita caipiroska e lo sbatte fragorosamente contro il mio. Brindiamo, trangugiamo il cocktail tutto d’un fiato e ci abbracciamo. È Natale. Signorina altri due, grazie.
Un abbraccio sincero a voi e ai vostri cari, con l’augurio di un buon Natale pieno d’amore. Davvero.
[*] Francesco, al quale per correttezza ho fatto leggere in anteprima questo racconto nonostante venga utilizzato uno pseudonimo, mi ricorda che è possibile fare acquisti o donazioni allo IEO, io l’ho fatto. Anche questo è Natale; auguri ancora.