Racconto di Natale!

Creato il 09 dicembre 2011 da Tazzina @tazzinadi

Con la velocità della luce, sta arrivando un nuovo Natale. E a Natale, in genere, se tutto va bene, si fanno sempre le stesse cose. E così ho pensato invece di cimentarmi in un'impresa (per me) diversa: un racconto di Natale! Di solito i racconti di Natale li leggo, mi piacciono, e allora ne ho scritto uno anche io, per voi. Consideratelo, se potete, con tenerezza festosa e prendetelo un po' per quello che è.
:)
Un ricordo di Natale.
Il solito rinfresco natalizio in ufficio, con il panettone e la Sprite. Alberto odia le bibite gassate. E trova assurdo che non ci sia mai nemmeno una bottiglia di vino, anche solo da tre euro del supermercato. Siamo adulti, pensa, non è che dopo un bicchiere non lavoriamo più.
Comunque: anche questa volta si ripete tutto uguale: la triste fatica di scartare i canditi e i pezzi di zucchero caramellato dal panettone scadente, il disappunto di aver dimenticato a casa spazzolino e dentifricio e perciò restare tutto il pomeriggio con quella sensazione melensa in bocca, l'eterno imbarazzo di quando ti fanno il regalo e tu non hai niente in cambio.
Come Cristina, la segretaria, eccola che arriva con qualcosa tra le mani. Oddio, Cristina. Alberto la trova, mah, non sa neanche lui. Sì, carina, ma noiosa. Più o meno un sentimento contrastato del genere. Troppo precisa, troppo silenziosa e poi però ogni tanto quegli exploit di simpatia non richiesta, poi arrossisce, poi torna nel suo angolino a picchiettare sulla tastiera. Boh. Avrebbe del potenziale, però troppo complicato.
Lei si avvicina con il regalo. No. Perché.
- ahhhh grazie. - prego, di nulla.
E Alberto inizia ad aprire con gelido timore. Vuoto. Ecco. La noia di quei regali grandi che poi scarti scarti e dentro c'è una cosa piccola. O, peggio, l'orrore: uno scherzetto da ufficio: in realtà non c'è niente. La noia. Cristina = la noia.
- che ridere: non c'è niente. Vabè dai, io torno di là. - guarda bene.- ...
Sì, in fondo alla stupida scatola di cartone: una cartolina. Non c'è mai fine, dunque, alla noia?
- ahhh una cartolina. Simpatico, grazie mille. Scusa ma io non ho avuto tempo di... - guarda bene Alberto.
Sì, sul retro della cartolina che arriva da un paesaggio noiosamente anonimo e cittadino, del tutto inutile, c'è una scritta. Due parole in pennarello.
- leggi.- un ricordo? - un ricordo.- e allora? (mioddio che noia, che noia!)- ti ho regalato un ricordo. - ahhhhh. Figo. Grazie Cri. Ora devo proprio...- farà effetto. - Eh? (adesso però se non la smette m'incazzo).- farà effetto in giornata.- sì ok. Ciao.
E finalmente con somma gioia Alberto se ne torna nel suo ufficio, al suo tavolo, gonfio di panettone, un candito molle appiccicato sul molare, sfuggito al setaccio, e molti, forse troppi decilitri di Sprite in circolo. Nella fretta di togliersi Cristina, si è dimenticato il caffè e la macchinetta è proprio in segreteria, dove lei picchietta tutto il giorno sui suoi tasti muti. Pazienza. Sopporterò la sonnolenza, pensa Alberto.
Ma poi subito, e lentamente, lo schermo si annacqua. Lo sfondo con le foto del suo mito, Fabio Caressa, in azione con le cuffie da stadio, si scompone in tanti pixel sempre più mobili, quasi un bagliore di luci che saltellano come quadratini impazziti di una scacchiera.
Alberto adesso è a scuola, alle elementari. La festa di Natale con lo scambio dei regali. I piccoli banchi e le sedie spostate contro le pareti, la cesta piena di pacchetti "a sorpresa" in mezzo all'aula. Alberto ha una felpa blu di Benetton 0-12. Lei invece, Cristina, un caschetto di capelli sottili biondo-cenere, un kilt rosso e verde, un maglioncino di lana con un orso stampato sopra intento ad acchiappare un'ape con le zampe e la scritta: Happy Bear.
Tutti pescano nella cesta ma non sai cosa ti può capitare.
Cristina affonda la piccolissima mano e ne estrae il suo regalo. La mia macchinina! Pensa Alberto, che aveva scelto, tra le sue di casa, proprio quella macchina-robot come dono da portare ai compagni di classe, e l'aveva anche impacchettata da solo. Poverina, pensa. Una femmina non potrà capire.
Cristina tiene il suo regalo sulle ginocchia, composta, in attesa del "via" della maestra ad aprire tutti insieme. Alla vista della macchinina-robot, ci è rimasta un po' male e l'ha infilata in cartella, schiacciata vicino al tegolino del Mulino Bianco, che si era scordata di mangiare all'intervallo. Poverina, continua a pensare Alberto. A lui è capitata invece una bella matita con un pupazzo di Babbo Natale come gommina. Un colpo di fortuna.
All'uscita Alberto allora ha tirato per la cartella Cristina, che camminava zitta verso il grande portone della scuola. Hei. Le ha detto. Non ti piace vero la macchinina? Lei ha alzato le spalle e mostrato un'espressione neutra del viso. Alberto, senza troppo pensarci, ha avvicinato allora le quattro nocche della mano destra sulla sua guancia, escluso il pollice, sollevato come una piccola ala di carta velina. Niente più di una semplice carezza.
Cristina ha ringraziato, dicendo che avrebbe prestato la macchina-robot a suo fratello. Il vero regalo, naturalmente, era la carezza.

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