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Racconto: "Il sangue dei Borgia" di Luca Filippi

Creato il 01 giugno 2013 da Letteratura Horror @RedazioneLH
  • Racconto: sangue Borgia
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Pubblicato Saturday, 01 June 2013 10:53
Scritto da Luca Filippi

Racconto: sangue BorgiaLetteratura Horror è fiera di poter ospitare sulle proprie pagine "Il sangue dei Borgia" un racconto inedito scritto da Luca Filippi, l'autore di romanzi thriller-storici di successo dedicati alla figura dello speziale Tiberio di Castro, come “I diavoli della Zisa”, “L’arcano della Papessa” e “Sangue giudeo” e, l'ultimo arrivato, “Il labirinto occulto” (tutti editi con Leone Editore) balzato già al primo posto nella top ten di IBS sezione “Gialli Storici”. Qui sotto potrete leggere un'anteprima de “Il sangue dei Borgia” che, poi, sarà possibile scaricare in formato ePub e pdf. Buona lettura!

IL SANGUE DEI BORGIA

- Avete molto peccato, Altezza – le ripeté la voce dal confessionale. Una voce roca, eppure con una sfumatura stranamente infantile.
La duchessa strizzò gli occhi, scrutando nella luce crepuscolare: padre Giovanni, il prete, era un vero enigma. Nessuno sapeva bene da dove venisse, ma certamente qualcuno doveva averlo accreditato presso la corte estense.
Si ripromise di indagare sul passato del giovane.
- Ego te absolvo in nomine Patris, Filii… - concluse il prelato, accompagnando le parole con il consueto gesto di benedizione.
- Ma come, padre, non mi assegnate una penitenza? – chiese Lucrezia, cercando di celare lo stupore e il disagio che la presenza di quell’uomo le procurava.
Giovanni scostò il tendaggio purpureo del confessionale, facendo sussultare la duchessa.
Il giovane le si parò dinanzi. Nella cappella, il sole morente filtrava attraverso i vetri colorati del rosone e si scomponeva in un vortice di colori, che, depositandosi sulla tonaca scura, trasfiguravano l’abito talare in un improbabile costume carnevalesco.
Il prete, gli occhi due globi scuri e lievemente sporgenti, le sussurrò: - Altezza, sapete bene che nessun mortale può permettersi di giudicare le colpe altrui – prese fiato, con un profondo sospiro. Poi aggiunse: - Voi sola sapete quale sia la giusta espiazione. Ora andate.
Don Giovanni si voltò, confondendosi nell’oscurità della navata.
Lucrezia arrancò per raggiungere le sue stanze, la figura appesantita dal ventre gravido.
Come osava quel giovane prete trattarla così? Eppure quegli occhi bruni le destavano un sotterraneo e oscuro turbamento. Si chiese dove avesse già visto quello sguardo.
Quando giunse davanti alla porta della sua stanza, finalmente, ricordò.
Un brivido le corse lungo la schiena e a stento trattenne un conato di vomito.
Nella camera la sua anziana dama di compagnia, Ermelinda, l’attendeva con impazienza.
- Altezza… cosa vi turba? Sembra abbiate visto un morto! – esclamò la vecchia.
Lucrezia non rispose, il volto di marmo, le labbra bianche. Andò diretta al grande armadio. Fece volare a terra le stoffe preziose, la seta damascata e il broccato, svuotando completamente un cassetto. Poi ne sollevò il fondo, rivelando un recesso occulto.
Prese una frusta e la porse alla dama.
Ermelinda trasecolò, mormorando: - Ma duchessa, nelle vostre condizioni! Siete impazzita!
Per tutta risposta, Lucrezia si voltò, scoprendo la schiena nuda.
Poi aggiunse, con voce innaturale: - Non abbiate riguardi.
La corda della frusta sibilò nell’aria. [continua a leggere scaricando il racconto in formato ePub o pdf]

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