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Cinque colpi. Non conosco quelli dell'ombra, dall'altra parte della stanza che è il nostro mondo. Respiri pesanti. Conosco le sue intenzioni. La ragione, il torto, il mostro, l'uomo, il poliziotto, il killer: nulla conta. C'è spazio solo per le Giustizie. La Mia, quella santa. La Sua: quella della Morte. Negli anni frammenti di indizi mi hanno permesso di andare avanti. Una cosa chiara, il momento dell'omicidio: i due solstizi.
Le vittime del mese caldo, anziani, nei punti più alti della città. Lo sguardo rivolto al sole, le mani congiunte in orazione.
Le prede del mese freddo, bambini, in buche così profonde da guardare nell'inferno. Gli occhi chiusi, sigillati.
Mi ha regalato il dolore dei suoi morti.
Un lampo nel buio; sparo. Quattro colpi. Un cono di luce ferma d'improvviso l'atmosfera: la Sua lunga ombra asciutta si staglia distinta sul muro. Vedo il suo viso anche nello scuro del riflesso, il riparo che mi fa da scudo non è altro che una leggera nuvola di zucchero filato. Premo il grilletto. Tre colpi. Lui è l'immobilità del destino: non un gemito di paura, nulla. Mi muovo: tutto succede in un attimo. La lama balena dal nulla, un dolore lancinante al fianco. Uno scatto di lato, due colpi. Il rosso si mischia alla polvere in una armonia che è piacevole agli occhi. Fiato corto, la vista si appanna, lo spirito libero si alza leggero. Posso vedere tutta la città, i suoi respiri e questa piccola casa diroccata. Ho cacciato, sono stato una preda, non sono sconfitto. Come in un Solstizio ho raggiunto il massimo della declinazione del mio sole. Questa ultima danza degli astri è stata bellissima. Non è mai facile, non aveva colpe. I Solstizi rappresentano i momenti più esaltanti del cosmo, un cambiamento che cerco da tempo. Trasformare le vite, arricchirle di uno stato superiore, consegnarle al cielo nel momento in cui lo stesso cambia la sua pelle, rinasce e la terra con lui. Il prossimo gioco del Sole sarà un'ascesa al suo culmine ed io sarò lì, ad osservare il mio stato di grazia, piangendo per il dolore del mondo.
Scritto da Gianluca Rossari
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