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[Racconto] La biblioteca di notte

Creato il 24 aprile 2012 da Topolinamarta

Dopo parecchie settimane di fervente attesa, ieri è finalmente arrivato il risultato del concorso di scrittura a cui ho partecipato.
In poche parole, si trattava della seconda edizione di un concorso a premi bandito dalla mia scuola: i concorrenti dovevano inventare un racconto di max 10’000 battute che si riconoscesse nel tema “La biblioteca di notte”. L’idea, devo ammettere, mi sconfinferava non poco, perciò ho deciso di imbarcarmi in questa “impresa” per me del tutto nuova: sottoporre una mia storia a una commissione di professori che l’avrebbero letta e giudicata.
Con mia grande gioia e ancor più grande sorpresa, sono stata selezionata tra i 12 finalisti su circa altri 60 concorrenti… Mi piacerebbe anche potervi dire che ho sbaragliato tutti quanti e mi sono portata a casa la bellezza di 150€, ma purtroppo devo deludervi ;)
No, il mio racconto non è uscito vincitore… però volete mettere la soddisfazione di ricevere un attestato e soprattutto un libretto con stampato sopra un testo scritto da me?? È stato fantastico, credetemi, e in più mi ha dato la spinta per riprovarci l’anno prossimo. Sapete come si dice… “Ritenta e sarai più fortunato!” :)

[Racconto] La biblioteca di notte
Eccomi, dunque, a farvi leggere il racconto che mi ha portato in finale… ma vorrei che fosse chiaro fin dall’inizio che non ho deciso di pubblicare la mia storia online per sentirmi dire che sono bravissima, per vantarmi di aver superato gli altri concorrenti e via dicendo. Il fatto che il concorso sia terminato, infatti, non significa che lo sia anche la mia carriera di scrittrice (figurarsi… non è nemmeno cominciata, secondo me!), e dato che sono del parere che un testo possa essere sempre migliorato…
Be’, detto brevemente, scatenatevi pure; anzi, siate spietati, perché – come dimostra il fatto che sia arrivata in finale ma non prima o seconda – ogni vostra annotazione servirà ad affinare il mio stile… E chissà che l’anno prossimo non riesca a giungere più avanti?

Vi dirò che, rileggendolo a un mese abbondante di distanza dalla consegna, ho già un’idea di cosa vorrei migliorare all’interno del testo, ma desidero anche sentire il vostro parere: so per esperienza che è impossibile per un autore giudicare in modo oggettivo i propri scritti, perciò una serie di giudizi esterni mi saranno certamente d’aiuto.
In particolare, vi chiedo di darmi un parere sull’originalità della trama e dell’intreccio, sull’efficacia del finale (su cui mi sono arrivati pareri di tutti i tipi, spesso discordanti) e sullo stile in generale, e ricordate che accetto qualsiasi cosa: da “Sei un fenomeno, meritavi certamente di vincere” a “Smetti di scrivere e datti all’ippica, perché fai davvero pena!”
Detto questo, buona lettura… e mi raccomando, dateci dentro!

;)

*       *       *

~ La biblioteca di notte  ~

Cosa c’è di meglio di un’intera serata in compagnia dei libri?

Questo pensa Gaspare Marchetti mentre oltrepassa l’ingresso della biblioteca e raggiunge il banco dei prestiti con cinque voluminosi romanzi sotto braccio.

«Buona sera, signor Marchetti. È qui con noi anche oggi?», lo saluta la bibliotecaria, sorridendo. Lui ricambia senza proferire parola, e intanto le porge i libri. Una serie di bip acuti annuncia a entrambi che il lettore ottico ha fatto il suo dovere.

«Magari tutti fossero puntuali come lei!», recita la bibliotecaria con aria sognante.

Marchetti si allontana, ma non può fare a meno di notare che alla sua destra, proprio sullo scaffale dei best-seller, c’è lui, il suo tesoro, la sua creatura più preziosa. La biblioteca di notte: così si chiama il romanzo che ha tolto ore al suo sonno per oltre sette anni, che gli è costato innumerevoli sacrifici e fatiche… ma che alla fine ha visto la luce.

Per un attimo rivede se stesso mentre tiene in mano quella lettera: la lettera in cui il direttore di un’importante casa editrice gli faceva i complimenti e lo invitava in redazione per “discutere di affari e di rilevanti questioni editoriali”. Da quel momento era trascorso un altro anno, segnato dalle continue correzioni e revisioni, ma il grande giorno era finalmente arrivato, e l’enorme e unanime consenso di pubblico che aveva ricevuto di lì a poco era bastato per ripagare ogni suo sforzo.

«Un’opera degna di un maestro», l’avevano definita i giornali più in voga del momento. «Tutto nella Biblioteca di Marchetti, dall’assoluta genialità della trama alla descrizione minuziosa dei personaggi, proietta in un universo in cui nulla va dato per scontato». E adesso la sua creatura è davanti a lui, pronta a tenere compagnia a un nuovo lettore che – lo sente – arriverà molto presto.

A essere sinceri, non ha mai capito che gusto ci trovino i giornali a tessere lodi così esageratamente leccapiedi.

L’idea era quella di una biblioteca serale in cui, durante le notti di luna piena, uno sfortunato lettore veniva tramortito con un libro e terrorizzato da ombre misteriose e rumori sospetti; e dopo che un sinistro pendolo aveva battuto i dodici rintocchi della mezzanotte, veniva proiettato all’interno di un romanzo – con tutte le spiacevoli conseguenze che questo può comportare, specie se il libro in questione è un po’ movimentato. Insomma, la trama non è certo la più geniale che si possa immaginare. Se ai lettori piace, però, tanto basta, sorride tra sé. Fissa il suo tesoro con orgoglio… e quasi gli sembra che il libro stia facendo lo stesso, o perlomeno che stia ricambiando il suo sguardo.

«Ah, è incredibile», lo raggiunge la voce della bibliotecaria. «Ne abbiamo acquistate una dozzina di copie solo due giorni fa e già vanno a ruba… Quella l’hanno restituita da mezz’ora, ma prevedo che non rimarrà lì ancora per molto, se penso a che storia meravigliosa c’è dentro…»

«Ma come, è uscito solo da una settimana e lei lo ha già letto?», domanda Marchetti, meravigliato da tanto entusiasmo.

«Certo che sì, e pensi che lo sto rileggendo per la terza volta! Oh, hanno ragione i giornali: è geniale, a dir poco geniale… A chi altri poteva venire in mente una storia del genere?»

«Se lo dice lei…», sorride sotto i baffi, mentre si allontana. Stavolta gli pare che la lugubre luna piena che figura sulla copertina del libro, proprio di fianco al suo nome stampato, gli faccia l’occhiolino… e percorrendo il corridoio dove si trovano gli scaffali di narrativa, mentre oltrepassa una finestra aperta, si accorge di un dettaglio che prima non aveva notato.

Che buffo. Non mi ero accorto che ci fosse la luna piena… davvero buffo, è proprio come succede nel mio romanzo!

Una folata di vento di fine ottobre lo fa rabbrividire e le lampade al neon gettano bagliori sinistri sugli scaffali. Da adesso fino alle ventitré e trenta, quando la biblioteca chiuderà, non ci sarà niente e nessuno – nemmeno gli spifferi e l’atmosfera che ricorda vagamente un film horror – in grado di rovinare il momento che attende con trepidazione da un’intera settimana: tre stupende, magiche ore di lettura in compagnia dei libri, i suoi amici più fidati.

A quell’ora non sembra esserci nessuno in biblioteca, oltre a lui e alla bibliotecaria – e ai libri, naturalmente, anche se forse non sono molti all’infuori di lui a considerarli come persone vere e proprie.

Meglio, così non mi disturberà nessuno.

Il brivido di nervosismo che gli corre lungo la schiena da quando è uscito di casa, però, non vuole saperne di lasciarlo in pace. I muri dell’edificio nascondono qualcosa di losco o è solo un’insulsa paranoia da scrittore di thriller?

Niente che una magica serata in compagnia dei libri non possa curare, riflette Marchetti, e si dirige a passo spedito verso la saletta di lettura; prima però sosta tra due scaffali e sfila un romanzo da quello di sinistra. Lo fa quasi con trepidazione, come se temesse che anche solo disturbare un volume dal suo sonno lo possa ridurre in polvere davanti ai suoi occhi.

Paranoie, nient’altro che paranoie.

Gli è sempre piaciuta la sala di lettura della biblioteca: ogni volta che vi entra, si stupisce di quanto sia sempre accogliente. E poi quelle deliziose poltroncine di velluto rosso sono così comode…

Ne sceglie una non lontana dall’entrata, in modo che, se dovesse finire il libro prima del previsto, potrà metterci meno tempo ad andarne a prendere un altro. La poltrona lo accoglie con calore, e lui lascia che il nuovo romanzo che ha scelto lo trasporti lontano, in un mondo incantato, dove tutto il resto non esiste.

*

Un rumore improvviso, come di una pesante porta sbattuta con violenza, lo fa sussultare e lo costringe a interrompere la lettura.

Quanto tempo è passato da quando ha cominciato a leggere? Non ne ha proprio idea; sa soltanto che adesso si è interrotto, probabilmente per una cosa da nulla, e non sarà facile ritrovare quello stato di perfetta simbiosi con la storia contenuta tra le pagine del libro che ha in grembo.

«È lei, signora Marzi?». Nessuna risposta, nemmeno un sussurro.

Altri visitatori a quest’ora?, si domanda ora, piuttosto irritato da quella insignificante distrazione che lo ha distolto dalla sua lettura.

Allontana immediatamente dalla testa un pensiero poco meno che assurdo: anche nel suo romanzo uno dei personaggi si trova a leggere a notte inoltrata in una biblioteca, e anche lì a un tratto iniziano ad avvertirsi rumori sospetti.

E poi?

Poi – se lo ricorda bene – le stranezze sarebbero arrivate al culmine e la situazione sarebbe precipitata. Ma il bello dei libri è che si possono sempre chiudere, e che comunque non hanno mai ripercussioni sulla vita reale. Oppure no?

Prima ancora che riesca a formulare la fine di questo pensiero, sente qualcosa di duro e pesante – forse proprio un libro, a giudicare dalla conformazione – che lo colpisce dietro la testa, e l’intera stanza precipita insieme a lui in un vortice di tenebre.

*

Non è possibile.

Questo è il primo pensiero di Gaspare Marchetti quando, dopo un interminabile tempo trascorso a vagare nell’oblio, riesce a riprendere conoscenza. Si accorge di trovarsi a terra. Un diffuso dolore ai muscoli gli impedisce di alzarsi. Avverte un bruciore alla nuca da cui cola qualcosa di umido, e non riconosce il luogo in cui si trova. C’è solo una luce lontana, fioca, tremolante come una fiammella di candela, che sembra volersi spegnere da un momento all’altro e che a malapena gli fa distinguere cosa c’è a un palmo dal suo naso.

Da un punto alla sua destra, che non riesce a identificare, arriva lo schianto secco di un ingranaggio messo in moto, dopodichè un pendolo inizia a battere i suoi rintocchi. Facendo uno sforzo che gli strappa un gemito di dolore, mette a fuoco l’orologio, e quello che vede gli gela il sangue.

È mezzanotte. O meglio, lo sarà quando il pendolo smetterà di rintoccare per la dodicesima volta. E questo non può fare a meno di ricordargli quello che aveva tentato invano di scacciare dalla testa: La biblioteca di notte.

No, n-no… non è possibile… è un incubo, è soltanto un incubo…

Mezzanotte. Significa che la biblioteca è già chiusa almeno da mezz’ora, ma che lui, chissà come, ne è rimasto prigioniero. Significa che non c’è mondo di sfuggire a quell’incubo, di allontanare le fantasie che lo stanno perseguitando… quelle stesse fantasie che aveva riversato nelle sue storie, credendo ingenuamente che lì sarebbero state al sicuro.

Inizia a pregare, a scongiurare che tutto finisca – o che perlomeno finisca presto. Ma non è certo in grado di fermare il pendolo, che continua a scandire ritmicamente il suo tempo.

Quasi senza accorgersene, si mette a contare insieme a lui. Uno. Due. Quattro. Sette tocchi.

A questo punto la luce sembra volersi spegnere per sempre… e invece ritorna forte, in tempo per proiettare sulla parete di fronte a lui un’ombra minacciosa che scioglie definitivamente i suoi dubbi. Sa che si tratta di lui, della spaventosa creatura che lui stesso ha messo a guardia della sua Biblioteca.

Poi la luce trema un’ultima volta e capitola, portando via con sé anche l’ombra, ma non prima di avergli permesso di notare che ai suoi piedi, sporco di quello che ha tutta l’aria di essere sangue, c’è un libro… quel libro.

Mentre l’orologio batte l’ultimo tocco, quasi inconsapevolmente la sua mano sfiora la copertina… e da lì tutto svanisce, di nuovo, in un vortice infinito di oscurità.

*

Che strano!, pensa la signora Ornella Romani. L’ho letto pochi giorni fa… eppure non mi ricordavo che ne La biblioteca di notte ci fosse anche un personaggio che si chiama come l’autore. Ah, aveva ragione mio nipote: sto proprio invecchiando…

[Racconto] La biblioteca di notte

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PS: se avete del tempo da perdere e volete farmi davvero ma davvero felice, scaricate il file DOC, armatevi di ascia bipenne e affettate come vi pare e piace, aggiungendo commenti, note, sottolineature… poi rispeditemi il tutto via email. Per farla breve, più siete accurati nel segnalarmi quello che secondo voi non funziona, più mi sarete d’aiuto. Quindi ripeto: siano aperte le danze, e mi raccomando scatenatevi!

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EDIT: volevo segnalarvi la divertentissima e soprattutto utilissima (per me, s’intende ^^) recensione della Biblioteca che Amnell ha scritto per il suo blog, che trovate qui.


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