Ci sono persone a cui il destino ha affidato il compito di attraversare gli impenetrabili abissi del caos, e riportare l’ordine. Succede ad esempio alla protagonista della storia che vi stiamo per raccontare. Seguiamola: ci porterà in un luogo ai confini della realtà.
Al principio era il Caos, casualità indifferenziata, abisso, disordine, confusione.
Sì, d’accordo.
Ma nessun dio cosmogonico, nessun fisico, nessun filosofo può sapere che cosa sia veramente il Caos, se non ha mai vissuto un’esperienza ai confini della realtà, come accadde a me, quando, giovane ed inesperta supplente, fui catapultata da improvvise correnti spazio-temporali alla terza ora di lezione della IV D.
Guidata da generiche istruzioni (“è al primo piano”) mi avventurai nel corridoio: dal fondo arrivava un mugghiare sordo e cupo, crescente di intensità e venato di strilli acuti e suoni animaleschi. Varcata la porta della quarta dimensione, mi si palesò uno scenario apocalittico e terribile, foriero di profonda angoscia e di cosmico smarrimento.
Pronunciai il Verbo: “Buongiorno!”, ma l’indifferenza siderale che aveva accolto il mio ingresso non parve scalfita da quella parola, lasciata a risuonare nel vuoto.
Osservai meglio: un aggregato di tre esseri primitivi (Fanti, Vinardi, e Barozzi) percorreva rotte di collisione con altri più fragili individui. Albi Lucia, forse scambiando il cosmo con la cosmesi, si passava il mascara sulle lunghe ciglia, ascoltando i pettegolezzi di una compagna. Sul fondo, Pelosi Franco (detto “Pilo”) orbitava intorno alla Gazzetta dello Sport. La separazione degli elementi all’atto della creazione sarà stato certo un evento grandioso, ma nulla rispetto alla necessità che mi si prospettava di separare Gerbi Luca da Britti Anna, una biondina con gli occhi sgranati e il maglione troppo stretto.
Io osservavo impotente e smarrita, ormai rassegnata ad essere sopraffatta dal Caos, quando ebbi un’intuizione.
L’ordine e il mondo nascono dalla violenza e dal dolore, ci racconta un mito antico.
Così aprii il registro e scandii a voce alta: “Interroghiamo…”
E l’ordine fu.
Da allora, come un demiurgo che ormai aspira solo alla pensione, continuo nella mia strenua lotta contro le tenebre (dell’ignoranza) e la distruzione (dei neuroni).
Forse senza grandi risultati. Ma non è che a Dio con la sua creazione sia poi andata tanto meglio.
Le tenebre ricoprivano l’abisso
di Maura Rodi
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