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Quando sulla Terra cala l’inverno, una creatura magnifica e fatata si risveglia dal suo sonno estivo: l’Angelo della neve. Appena destatasi, l’Angelo si mise subito all’opera: riempì la sua ciotola di fiocchi di candida neve appena fabbricata, e particolare cura riservava alle sue ali di colore niveo.In seguito, l’Angelo partì, badando a non rovesciare il contenuto della ciotola. Arrivata alle soglie di un villaggio, si fermò a guardare il paese dormiente.Prese una manciata di neve e la lasciò cadere al suolo. Poi una seconda e una terza…In quel mentre, rannicchiata in un vicolo, una bambina avvolta in una coperta osservava, meravigliata, quella angelica creatura. La piccola, di nome Cleo, decise di alzarsi e seguire dalla terra il volo di quel candido Angelo. Camminò per ore e ore per le strade percorse da carrozze frettolose, tra annoiati damerini “impacchettati” dietro frivole signore giovani e attempate. Ma quell’Angelo dov’era? Perché era svanito? Stanca ed affranta per il lungo cammino, si diresse verso il solito cantuccio in un vicolo vicino: lì poteva un po’ dormire e magari rivedere almeno sogno quell’Angelo che le sembrava amico. Ma la fame le impediva il riposo e così, alla ricerca di quell’Angelo, si rimise di nuovo in cammino (in realtà si era anch’esso appisolato su di un tetto al calore di un camino) . Ma dopo pochi passi…mmmh..che dolce profumino! Biscotti colorati occhieggiavano tra confetti e gelatine nella piccola vetrina un po’ appannata di una pasticceria…e cialde e focaccine appena sfornate e che torta magnifica, sembrava Babbo Natale! E quanta gente dentro, signore eleganti con vestiti merlettati, nonne pazienti alle prese con pargoletti vivaci. E un continuo ordinare: “Pasticcini con il miele, sono ottimi col thé”, “A me quelli con le mandorle, a lui un bigné!”. “Solo un attimo, un po’ di cortesia!”, rispondeva una servetta affaccendata con cuffietta e grembiule, mentre un donnone infornava e sfornava senza posa col volto rabbuffato ancora sporco di farina. Quatta quatta, Cleo si intrufolò tra gonne e tavolini. Un topolino di pasta frolla sembrava guardarla con aria complice…una fatina di zucchero sorriderle, lieta delle sue piccole e argentate perline…<<No, non li mangerò, sono così carini! Ma sì, ecco il pasticcino che fa per me!>>. Era una stella di glassa e zuccherini, le ricordava tanto quell’Angelo con i suoi fiori di neve. <<No, stellina, non ti mangerò, prenderò soltanto un poco del tuo zucchero!>>. Tese la mano sul tavolino del vassoio, afferrò il dolcetto e corse fuori dal negozio. Il donnone si voltò al rumore del vassoio capovolto, mancava un biscotto, proprio quello che la bimba sull’uscio stringeva tra le mani appiccicose di zucchero: <<Dove vai, piccola ladra? Torna indietro!>>. Cleo correva a più non posso, inseguita dal donnone, che gridava “Al ladro, al ladro!”. Accorrevano gendarmi, aggirandosi impacciati, codazzi di pettegole pronte a far la morale.Ed eccola infine entrare in un bosco, correre tra i rovi che le laceravano il vestito, sul terreno coperto di neve e di foglie. Ma il donnone non demorde: con la gonna sollevata ed in mano un bastone, le sta alle calcagna, gridando minacciosa.Allarmata da quelle urla, l’Angelo si volse a guardare cosa mai avesse potuto scatenare quel putiferio infernale. Ed eccola scoppiare in una risata alla vista della truce e grottesca fornaia: aveva il volto paonazzo di rabbia mentre urlava contro una tremante figurina davanti a lei. Fu proprio questa ad attirare l’attenzione dell’Angelo: sembrava davvero disperata. <<Poverina – pensò - così piccina e indifesa… di cosa avrà mai colpa? Ha bisogno di aiuto, così fragile e indifesa!>>. E così, l’Angelo calò in picchiata, prese tra le braccia Cleo, lasciando la stregaccia con un palmo di naso. <<Chi sarà mai questa donna così bella? Forse una fata? Ma le fate non hanno le ali…Oh, sì…ma è l’Angelo che ho visto nel cielo!>>: col visino smunto, ancora rigato di lacrime, Cleo continuava a guardare, affascinata, quell’incantevole creatura.– Come mai quella donna ti stava inseguendo? – domandò l’Angelo. – Per questo – rispose la bambina, mostrando la stella - Però… - aggiunse rossa in viso - io non sono una ladra! L’Angelo la guardò piena di compassione e pensava a quanto il mondo fosse crudele, pronto a condannare un bambina che aveva preso quel dolcetto così carino, per fame certo o forse per avere, quasi fosse una bambolina, un po’ di affetto e una muta compagnia. - E dov’è la tua casa? Chi è la tua mamma? – le chiese, sollecito.- Mia mamma è su nel cielo, è morta per donarmi la vita. Così mi diceva il babbo. E ora anche lui è lassù. Io prego per loro e vivo di fortuna. E loro mi aiutano sempre, ne sono sicura!Ma tu, piuttosto – continuò, rassicurata dal suo sguardo materno- raccontami un po’ di te. Non ho mai visto una creatura così bella !L’Angelo si preparò a raccontare una storia che pochi avevano potuto sentire: - Io sono l’Angelo della Neve e il mio regno è il Celeste Giardino. Non sono l’unico, ci sono molti angeli simili a me: l’Angelo dei fiori, l’Angelo delle gemme, l’Angelo delle stelle, di coralli e di perle. Un tempo vivevamo a contatto con gli uomini, quando ancora non c’erano l’odio e il risentimento nei loro cuori. Ma con l’avvento di questi sentimenti, loro persero la capacità di sognare e di amare. Il loro mondo era triste per noi e così volammo via, sempre più in alto, oltre orizzonti lontani. Giungemmo oltre le nuvole e qui viviamo nella Città degli Angeli felici. Talvolta, certo, ci coglie un po’ di nostalgia per il giardino del mondo… C’è ancora amore lì ma è custodito solo nel cuore dei bambini. Ed è a loro che rivolgiamo il nostro volo. Ogni cristallo di neve diventerà una gemma e ogni gemma un fiore. Un fiore di gioia che donerà speranza, che darà luce e farà nascere un sorriso…Ed ora fammelo tu un bel sorriso, …ancora non mi hai detto qual è il tuo nome?– Cleo, rispose la bimbetta, succhiando la glassa del dolcetto, e tu come ti chiami? – Posso dirtelo solo se prometti di mantenerlo segreto – al cenno d’assenso della bambina, l’Angelo proseguì – Il nostro è un nome con proprietà magiche. Il mio è Abianel. Ma usalo solo se ne hai davvero bisogno, in altri casi io sono semplicemente Nel.-Bene, Nel, puoi aiutarmi? Non posso più tornare dopo quello che è successo e non so dove andare… - gli occhi le si riempirono di lacrime. – Non preoccuparti, ci ho già pensato. Ora ti prenderò in braccio e ti porterò in una casa con tanti angioletti piccoli e dolci proprio come te. Lì avrai amici, abiti, tante buone cose da mangiare e un lettino caldo. E pensa che bello sarà il Natale!La bimba sorrise, incredula… L’Angelo la sollevò delicatamente dal suolo e si librò sfiorando le nuvole. Cleo non osava guardarsi intorno, poi si fece coraggio, aprì gli occhi e… Che meraviglia! Come era piccolo il mondo da lassù! Sembrava una biglia colorata, come quelle che donava il nonno, che girava e girava. E i pianeti, la luna…volteggiavano nell’aria come i coriandoli di un folle Carnevale!L’Angelo, terminato il suo volo, calò su una soffice coltre di nuvole. - Dammi la manina, fa qualche passettino e chiudi gli occhi! Ecco, ora aprili!Una luce sempre più intensa colpì i suoi occhietti ancora stropicciati. La luce prese forma, rifulse di preziosi bagliori…Era una casa, sì; proprio in mezzo alle nuvole. Una casa di cristallo, con porticine d’argento, su di un prato tempestato di rubini e smeraldi. E quell’albero di luce con le sue tante perle? Sembravano fiori di cielo, petali di arcobaleno!- Vedi – le spiegò l’Angelo, carezzandole la testolina arruffata - in questo giardino per ogni lacrima di un bimbo innocente si accende una perla e la tua è la più bella. E quell’albero, che si illumina di oro ed argento, è eterno come sono eterni il dolore, la gioia, l’amore.Una lacrima, ma stavolta di gioia e commozione, rigò il volto della piccola, ancora incredula.
Tra i rami dell’Albero brillò una perla. La più grande e bella. La perla dell’amore.
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