La seconda puntata dei miei avvincenti racconti! Buona lettura a chi ne avrà il coraggio!
Era una delle solite serate al Duel, fortuna che non c’era tanta gente.
Matteo lavorava lì come barman per arrotondare in attesa di tempi migliori e spesso Engi, Fabrizio detto il Gatto e qualcun altro della cricca andavano a trovarlo per fargli compagnia e farsi passare qualche drink gratis sottobanco. I soldi per bere, purtroppo, erano sempre troppo pochi mentre i mali la cui unica cura è l’alcol erano, purtroppo, sempre troppi.
Engi era seduta su uno sgabello, coi piedi poggiati sul bordo inferiore del bancone. Aveva dei tronchetti coi tacchi altissimi ed un vestito talmente corto da coprirle a stento il sedere. Quando si combinava da figone da combattimento era perché era depressa e voleva sentirsi bella e desiderata. Ma quella sera era triste comunque ed era già alla ventesima sigaretta.
Questa storia è un revival/ e tu sei un dejavù/ ma stanotte quel disco non gira più.
“Ragazzi, hanno messo Immanuel!” disse Fabrizio, cercando di scuotere gli animi. Tutti erano dei grandi fans del Casto Divo ma stasera non erano in vena. Quindi il povero Gatto mise da parte la sua voglia danzereccia e si mise a sedere sullo sgabello di fianco ad Engi. E dire che s’era anche messo le scarpe comode.
“Allora? Volete bere qualcosa?” chiese finalmente Matteo, facendo capolino dietro al bancone. “Però aspettate, prendo i miei bicchieri”. Era uno dei pochi barman al mondo (o almeno, nella città dove le avventure dei ragazzi della cricca sono ambientate) a possedere dei bicchieri personali.
“Fammi ubriacare, ti prego!” esclamò immancabilmente Engi, la quale era depressa per uno dei suoi amorazzi da strapazzo. Infatti, il Gatto ridacchiò sotto i baffi: “Perché ti rodi il fegato? O meglio, perché te lo sconquassi bevendo tutta quella roba? E’ stato brutto, l’altro giorno, quando ti ho dovuta tenere sveglia punzecchiandoti con la penna durante il consiglio comunale. E dire che ti piaceva tanto il sindaco…”
“Bevo perché soffro! Soffro, soffro per l’uomo che non ho!” Sbuffo lei, inviperita. S’era truccata che pareva Courtney Love, consumando diversi kilogrammi di ombretto nero.
“Per l’uomo che non te lo da, al massimo” intervenne Matteo, ridacchiando. “Però dai, ammetterai che è una vergogna. Voglio dire, quello c’ha il doppio della tua età, oltre a non cagarti. Che poi, dev’essere matto, voglio dire… sono contrario ai matrimoni, percarità, però poteva sempre offrirti la minestra dell’amore…”
“…così la faceva ingozzare. No, vi prego ragazzi, non me lo dite nemmeno. Engi sei matta ma ti sembra che ti prendi una scuffia per uno che può essere tuo padre? Non è normale la cosa…” Il Gatto scosse il capo, continuando a ridacchiare. Michele mise mano a un gin tonic potenziato. Il gin tonic era il cocktail preferito di Engi: molti pensavano che fosse perché era una fan degli Oasis ma in realtà era una delle poche donne al mondo a non amare i dolci, quindi beveva solo cose secche come un vecchio barbone.
“Ragazzi ma all’amore non si comanda, eh! E non mi fate parlare per frasi fatte…” sbuffò lei, accendendosi la sigaretta numero 21. “E che palle. Matte, mettici su quella roba che fa salire la gradazione alcolica” disse soltanto, prima di ripiombare nel suo silenzio stampa. La roba a cui alludeva Engi non aveva un nome, era una sorta di “trucco del mestiere” di Matteo. Con gran probabilità si trattava di varecchina, o forse era semplicemente acqua fresca, fatto sta che lui non rivelava mai l’entità del suddetto liquore, che però aveva il potere di far sentire più brilla e dunque felice la clientela.
“Sei un’ubriacona pazza. Finirai a lavorare nel sottoscala dell’Eco di Pisciano se continui così” la canzonò il Gatto, iniziando intanto a trincare il cocktail portogli da Matteo.
“Bevo” replicò impettita Engi, ravviandosi i boccoli biondi con gesto da consumata attrice di b-movie da rete privata “Perché sono depressa. E non so proprio cosa fare.” Quindi guardò Matteo e canticchiò “Aiutami a confondere la sera e la mattina, perché non ho più voglia di tornare come prima…”
Matteo le porse il bicchiere e le sorrise “Tutti i ventenni figli di papà e annoiati credono di essere degli alcolizzati. Specie se vivono in provincia e questo non è neanche il tuo caso, quindi non esagerare.”
“Ma io non esagero!” protestò lei. Era l’unica ragazza al momento e adorava quella situazione, che la faceva sentire una vera prima donna, detta anche Drama Queen.
“Si che esageri, ti sei fissata. Come quel periodo in cui non facevi altro che bere caffè zero tipo tossica. La gente normale si fa le canne e tu invece ti imbottivi di quella sbobazza che non era neanche economica tra l’altro!”
“Posso sapere chi è il soggetto della discussione?” domandò entrando Luca. Salutò rapidamente tutti e si sfilò il suo cappello genere Village People, che riteneva un elemento di stile irrinunciabile.
“Engi che s’è innamorata di uno che ha il doppio della sua età” risposte annoiato il Gatto, facendo spazio per Luca al bancone.
“Ah e lui non te lo da? Beh è pazzo. Una come te, dai. Bella, giovane… promettente, quando ci si impegna…” replicò ironicamente il ragazzo, ridacchiando. “Scherzi a parte, lui non ti vuole?”
“No, è chiaro. O almeno, così pensa lei” intervenne Matteo, iniziando già a preparare un amaro per Luca.
“Prendere un amaro fa ragioniere alla prima uscità in società.” Chiosò Engi, non molto felice dell’intervento dell’amico. Anche Luca, insomma, era uno della cricca.
“Beh, che problemi ti fai? Perché non ti proponi? Hai un sacco di cartucce da sparare, non mi dire che ti sarai inibita come una delle medie? Beh. Un po’ ti capisco. Quando tu facevi le medie, quello andava a bere al bar!” le diede un pizzicotto sulla guancia, che fece imbestialire Engi, la quale saltò giù dallo sgabello e corse via sbuffando che lì “Non prendeva il 3g” e che lei “doveva controllare la posta”.
Ma i ragazzi non ebbero molta tranquillità a disposizione.
L’inconfondibile ticchettìo che accompagnava Engi quando sfoggiava i suoi tacconi tornò a infastidire le loro orecchie.
“ODDIO ODDIO!” era tutta eccitata e saltellava felice come una Pasqua, sebbene anche il Natale fosse lontano.
“Cosa?” sbuffò Matteo.
“Ti ha chiamato…quello?” incredulo il Gatto.
“NOOOO!! Ve lo ricordate QUELLA PERSONA a cui avevo scritto?! Quello che mi piace tanto e a cui vorrei tanto fare d’assistente?”
“Ma sopra o sotto la scrivania?” intervenne subito il Gatto, che raramente si lasciava sfuggire certi assist.
“Scemo! Comunque, mi ha risposto!”